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SpettacoliSorrentino, talento e coraggioQuanto e come può essere utile, al cinema italiano, la consegna dell’Oscar per il miglior film straniero a «La grande bellezza»? E’ questa, subito dopo la vittoria della pellicola di Paolo Sorrentino alla 86ª edizione degli Academy Awards di Los Angeles, domenica scorsa, la domanda che tutto il cinema italiano si pone, con molte speranze e qualche timore.
Sanremo, prima gli ospiti, poi le canzoniSquadra che vince non si cambia. È quello che si devono essere detti, mesi fa, i dirigenti della Rai sull'onda degli ottimi dati Auditel ottenuti l'anno scorso dal Festival di Sanremo. C'è da capirli. Il benestare del pubblico è una delle poche cose che importa loro, insieme alla raccolta pubblicitaria. Quasi logico, quindi, richiamare chi aveva fatto tanto bene nel 2013: Fabio Fazio e Luciana Littizzetto.
San Remo nel solco della tradizioneMartedì 18 febbraio si aprono i battenti e si schiude il sipario del Teatro Ariston di Sanremo. Comincia, infatti, il 64° Festival della canzone, manifestazione a cui gli italiani sono legati per orgoglio, passione, tradizione e perché fa un tutt’uno con la Rai, che sta celebrando i sessant’anni dalla nascita della televisione (celebrati con una grandiosa udienza di papa Francesco nell’Aula Paolo VI), nonché la ritrovata vitalità della radio, che sulle sue onde sonore per prima ha diffuso i gorgheggi melodici di Claudio Villa e Nilla Pizza, l’urlo magnetico di Modugno, il vocino lieve di Gigliola Cinquetti.
Abbado, una vita per la musicaFu nella metropolitana di Londra, un tardo pomeriggio di primavera. Capitammo nella stessa vettura, discretamente affollata, per una decina di fermate. Lo riconobbi dal profilo e dai capelli morbidi e setosi che gli assicuravano un’allure da “sempre giovane”. Recava sottobraccio una partitura, era Mahler, mi accorsi che era solo, mi dissi che quella era un’occasione da non perdere e mi avvicinai. Sorridendo, mi riconobbe; ero uno dei tanti che, durante i suoi memorabili anni scaligeri, facevano una capatina in camerino al termine dell’opera o del concerto, per salutarlo e dirgli: «Grazie maestro».
Porto sul palcoscenico le fragilità dell'uomo«Sono nato attore sul palcoscenico. Prima che arrivassero le prime proposte per il cinema e per la televisione ho fatto sette anni di teatro, poi è venuta “La meglio gioventù” e tutto il resto. Qualcuno è portato a pensare che un attore oggi possa scegliere di fare teatro perché sente di provare forti emozioni e di ricevere applausi dal vivo ogni sera, cosa necessaria al narcisismo della nostra professione…
Virzì, buona la primaDoveva essere un festival “pop”, cioè una rassegna popolare, contaminata, trasversale, aperta a tutti, E così è stato. Con la piena approvazione del pubblico. La 31ª edizione del Torino Film Festival, la prima diretta dal regista di «Ovosodo» e «Tutta la vita davanti», Paolo Virzì, ha radunato infatti sotto la Mole, dal 22 al 30 novembre, 92 mila spettatori (contro le 75 mila presenze del 2012), facendo registrare un aumento degli incassi del 31 per cento rispetto all’anno scorso (267 mila euro contro 205 mila).
Uno sguardo aperto su storia e societàNegli ultimi tempi lo avevo sentito spesso. Gli avevo chiesto la prefazione per un libro sul cinema del Littorio che sto terminando e lui aveva subito acconsentito. Lo avevo trovato disponibile, come sempre, ma soprattutto sereno, con quell'inconfondibile garbo signorile e quel fare pacato che contraddistinguevano la sua personalità. Per questo il suo gesto estremo mi ha, più che sorpreso, lasciato sgomento.
Un Leone carico di calda umanità«Non mi sarei mai aspettato questo successo, per me era già una vittoria poter essere in concorso a Venezia con un mio documentario. Non bisogna avere paura di questa parola, il documentario è cinema a tutti gli effetti, e credo che questo premio lo confermi una volta di più. In ogni caso, dedico questo riconoscimento a tutte quelle persone che mi hanno permesso di entrare nelle loro vite con generosità. Alcune di loro, probabilmente, non sanno nemmeno di essere protagoniste del mio film…».
Venezia, il peso del passato
Inaugurata dalle splendide immagini di «Gravity» di Alfonso Cuaròn, con George Clooney e Sandra Bullock a vagare nello spazio nel disperato tentativo di sopravvivere e trovare una soluzione per tornare sulla Terra, la 70ª Mostra del cinema di Venezia, al momento in cui questo giornale va in stampa, ha proposto a critica e pubblico poco più della metà del suo cartellone. Variopinta e articolata, la selezione operata dal direttore della rassegna lagunare, Alberto Barbera, ha offerto parecchi spunti interessanti, con qualche passaggio a vuoto ma con una sostanziale tenuta qualitativa. Quel che segue è una valutazione dei titoli più significativi transitati, per ora, sugli schermi del Lido.
Ildegarda di Bingen, misticismo e santitàIldegarda di Bingen è una mistica tedesca nata il 16 settembre del 1098, morta il 17 settembre 1179 e fatta santa da Benedetto XVI il 7 ottobre 2012. Sono dovuti passare più di otto secoli prima che la Chiesa riconoscesse le molteplici virtù di questa donna, che fu femminista ante litteram.
Kechiche, una palma dovuta?Adèle ha 15 anni, va a scuola, partecipa con interesse alle lezioni di francese, legge tutto d’un fiato «La vie de Marianne» di Marivaux, avverte su di sé le inquietudini di un’età confusa e le pulsioni di una sessualità contraddittoria, cercando un proprio spazio affettivo. Non lo trova con uno studente più grande di lei di qualche anno. Lo vive, invece, in una pienezza totale e destabilizzante, con una giovane pittrice dai capelli blu.
Cannes: i bambini ci guardanoLa parola d’ordine, almeno nelle intenzioni degli organizzatori, è «passione». Una passione (cinefila, ovviamente) riassunta dal manifesto della 66ª edizione del Festival di Cannes, con Paul Newman e la moglie Joanne Woodward protagonisti di un romantico bacio.
La libertà di essere se stessiÈ stato Kafka a dire che un libro è poeticamente irresistibile quando colpisce come un pugno, scuotendo il lettore dal suo letargo di convenzioni.
Come Ezio Bosso ha riscoperto la luceIn una fredda mattinata di fine anno, poco prima delle nove, la città ancora addormentata, ho incontrato il maestro Ezio Bosso nel raccoglimento ovattato di uno dei caffè storici torinesi.
Melato, talento e umanitàL’avevamo ammirata l’ultima volta sul palco nel 2007, nel suo coraggioso one-woman show «Sola me ne vo…», ritraendola così : «Una carriera magnifica nel teatro e nel cinema. Una voce e un temperamento unici. Una bellezza intramontabile. Mariangela Melato è un’icona del teatro italiano, l’ineguagliata interprete di personaggi complessi, femminilità inquiete, grandi eroine tragiche».
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