Cultura

Cortazar diario di viaggio

 

Si può fare un viaggio in autostrada di ottocento chilometri mettendoci più di un mese e trascorrendo quasi tutto il tempo nelle aree di sosta?

L'esilio calabrese di Morselli

Fu lieta sorpresa quando lessi vent’anni fa il «Diario» di Guido Morselli, trovandovi da subito un’ideale corrispondenza con «Il mestiere di vivere» di Cesare Pavese, che fu confinato a Brancaleone dall’agosto 1935 al marzo 1936. Molte delle pagine diaristiche, e non solo, di Morselli, sono scritte in Calabria e coprono il periodo del suo soggiorno in qualità di ufficiale sulle alture di Timpone Mannella prima e Catanzaro poi.

Da Messori tutte le verità su Lourdes

 

Vittorio Messori ha compiuto il 16 aprile scorso settantuno anni, metà dei quali impiegati a scrivere libri. Dal primo, il famosissimo e tradottissimo «Ipotesi su Gesù», del 1976, a quello in libreria da qualche giorno, intitolato «Bernadette non ci ha ingannati» (edito da Mondatori, pp. 291, 18,50 euro) sono ormai più di venti (ed esattamente venti, con quest’ultimo, sono quelli che ospita la biblioteca casalinga di chi scrive: un record, più di qualsiasi Hemingway o Salgari). E non basta: in più luoghi di quest’ultima opera Messori promette che, a Dio piacendo, ce ne sarà un’altra puntata, sul medesimo argomento: Lourdes.

Delitto e castigo a Kabul

Di Atiq Rahimi, nato a Kabul nel 1962, in esilio politico a Parigi avevamo letto e ammirato «Pietra di pazienza» (Einaudi), vincitore del prestigioso Goncourt nel 2008, intensa meditazione sulla condizione femminile nel mondo afghano e islamico in generale.

Quei grandi rifiuti

  

Pubblicare un libro è sempre più facile, da quando Internet è diventato un canale di comunicazione mondiale e per i milioni di scriventi si sono moltiplicate le occasioni e le possibilità di apparire. In Italia diminuiscono ogni anno i lettori e soprattutto i libri acquistati, sia per la crisi economica sia per la crescita degli e-book, dei libri elettronici, mentre è possibile scaricare on line tutte le storie che ciascuno ha in mente.

La Grande Guerra in diciannove vite

 

Libri sulla Grande Guerra ne sono stati scritti e pubblicati migliaia e migliaia, in tutte le  lingue. In cinque anni di battaglie in tre Continenti (Europa, Asia, Africa) sono morti venti milioni di uomini, altrettanti sono rimasti feriti. Molti fra i sopravvissuti hanno raccontato in vari modi la loro esperienza; gli archivi storici sono pieni di diari, di lettere ai famigliari, di memorie rievocate anni dopo la fine di quel conflitto.

Un'odissea che andava raccontata

 

Eccolo lì, sul palco eretto nella piazza centrale di Pieve Santo Stefano, domenica 16 settembre, il vincitore della ventottesima edizione del Premio indetto dall’Archivio diaristico nazionale.

Elsa Morante segreta

 «Nacqui nell’ora amara / del meriggio nel segno del Leone, / un giorno di festa cristiana». Era domenica, infatti, quel 18 agosto del 1912 che vide la nascita di Elsa Morante, la più creativa titolare, nonostante i suoi non moltissimi libri, della moderna categoria della metamorfosi.

Una vita senza squilli

 

Il Man Booker Prize è un premio che va sempre tenuto d’occhio per capire che cosa sta succedendo nella letteratura in lingua inglese. L’edizione del 2011 è stata vinta dall’inglese Julian Barnes, 66 anni, con «Il senso di una fine», pubblicato in Italia da Einaudi. E ancora una volta dobbiamo riconoscere che i giurati del prestigioso riconoscimento hanno valutato con molta attenzione. L’opera di Julian Barnes è infatti un potente romanzo filosofico, una sorta di raffinatissimo giallo esistenziale, capace di appassionare toccando i grandi temi della vita.

Il vero, il bene e il bello: la chiave è nell'amore

 

Le edizioni Città Nuova hanno pubblicato un piccolo libro del domenicano Marie Dominique Philippe (1912-2006), fondatore della Comunità san Giovanni, che può essere un piacevole compagno di vacanza, perché in questo mondo dominato dalla tecnologia di un’informazione sempre più frammentaria e caotica, preoccupato solo del benessere materiale nel quale la competizione e l’efficienza sono regole assolute, ci propone l’amore della verità, l’amicizia fraterna, la contemplazione dell’Assoluto come radici profonde della vita culturale, sociale, ecclesiale.

L'Italia Stato incompiuto

Un libro che si rivolge a tutti quegli italiani che, consapevoli dello stato di degrado etico, politico e culturale in cui si trova il Paese, vogliono comprenderne perché e, soprattutto, per colpa di chi l’Italia è arrivata sull’orlo del baratro. «La colpa. Come e perché siamo arrivati alla notte della Repubblica» (Dalai editore, pp. 239, € 16,50), è un libro-intervista di Nicola Tranfaglia e Anna Petrozzi.

Una vita inventata di notte

Dopo quasi settant’anni, esce in Italia un romanzo cult di Pierre Mac Orlan, «Il porto delle nebbie» (Adelphi, traduzione di Cristina Födes, pp. 143, euro 16,00), arricchito da un saggio di Guido Ceronetti e una postfazione di Francis Lacassin, entrambi da non perdere. La prima traduzione italiana, piuttosto bella, di Liliana Scalero, ma sconosciuta a Ceronetti, che considera come prima edizione italiana questa di Adelphi, risale ai tempi della guerra e apparve presso un piccolo e coraggioso editore, Jandi Sapi, nel 1944.

Un'etica a cielo aperto

Si respira nell’aria un grande bisogno di etica, di trovare indicazioni per il nostro vivere individuale e sociale. Certamente la crisi in cui siamo sprofondati, che solo una maliziosa miopia può considerare di natura esclusivamente economica, ha reso ancora più urgenti le domande che da sempre sollecitano l’essere umano. Inoltre il prevalere, a tratti ostentato e trionfante, di modelli negativi ha spinto a cercare nuove risposte e nuove modalità di “sopravvivenza”.

Chiara Lubich ancora tutta da scoprire

 

Incontrando Armando Torno, editorialista del «Corriere della Sera», autore della prima biografia di Chiara Lubich (1920-2008) scritta dopo la sua scomparsa, dal titolo «Portarti il mondo tra le braccia» (Città Nuova Editrice), gli abbiamo posto alcune domande.

Buzzati reporter dell'ignoto

 

È un pregiudizio diffuso che il mestiere del giornalista e l’esercizio della scrittura letteraria percorrano strade diverse, destinate a non incontrarsi. Esso ha messo radici anche nella critica, diffidente verso lo scrittore giornalista, come se i prodotti della sua officina portassero un marchio di inautenticità.

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