Paolo Vi beato dopo tanti dolori

Il 2014 anno dei tre papi. Dopo san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II, domenica 19 ottobre avremo il beato Paolo VI, a conclusione del Sinodo straordinario sulla famiglia che suggellerà il legame inscindibile tra famiglia e vita. L’11 ottobre, anniversario dell’apertura del Concilio, sarà la festa di san Giovanni XXIII; il 19 la beatificazione di Paolo VI; il 22, anniversario dell’inizio del pontificato wojtyliano, la festa di san Giovanni Paolo II.

Il 9 maggio papa Francesco ha autorizzato la Congregazione dei santi a promulgare il decreto sul miracolo di papa Montini, l’inspiegabile guarigione di un bambino non ancora nato negli anni Novanta in California. Nella gravidanza i medici avevano riscontrato un grave problema nel feto, avevano avvertito la giovane mamma che la creatura sarebbe nata con gravissime menomazioni cerebrali e avevano suggerito, come unico rimedio, l’aborto. La donna si era fieramente opposta e aveva portato a termine la maternità affidandosi al Papa. I medici avevano previsto che il figlio sarebbe nato handicappato nel fisico e nel cervello. Invece la creatura nacque perfettamente sana. Per prudenza si attese l’adolescenza del ragazzo per constatare la perfetta guarigione.

Il postulatore padre Antonio Marrazzo parla di «evento veramente straordinario e sovrannaturale in linea con il magistero di Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae, un miracolo collegato alla difesa della vita e della famiglia sostenuta dall’enciclica che parla di amore coniugale e di vita nascente».

Giovanni Battista Montini è eletto per continuare e concludere il Con­cilio (1962-1965). Il suo pontificato dura quindici anni, dal 21 giugno 1963 al 6 agosto 1978. Deve confrontarsi con i conservatori che rallentano e lo attaccano con virulenza, con la curia che rappresenta la reazione, con i progressisti che hanno sempre più fretta. Nonostante la drammatica solitudine, guida il Concilio (che promulga sedici documenti) e la Chiesa con mano ferma, con autorità e perseveranza su temi molto spinosi: ecumenismo, libertà religiosa, religioni non cristiane, ateismo, rapporto con il mondo.

Pubblica sette encicliche, dall’Ecclesiam suam (1964) all’Humanae vitae (1968) e alla Populorum progres­sio (1967), eco del celebre appello rivolto all’assemblea delle Nazioni Unite: «Mai più la guerra» (1965); riforma la Curia romana (1967); chiama a Roma vescovi e cardinali di diverse Na­zioni e nel 1969 nomina segre­tario di Stato il francese Jean Villot; sancisce in 120 il numero dei cardinali che entrano in Conclave; fissa a 80 e 75 anni i limiti di età per cardinali, vescovi, parroci, una decisione che suscita le più inviperite contestazioni. Inaugura i viaggi nei cinque continenti, da quello storico e travolgente in Terra santa (1964) all’Estremo oriente (1970) quando spera di entrare in Cina, ma deve fer­marsi sulla porta, a Hong-Kong. Indice l’Anno della fede (1966-1967) con il famoso «Credo del popolo di Dio» e l’Anno santo (1974-1975).

Il 1968 segna uno dei mo­menti più amari e surriscaldati del pontificato. Do­po lunga riflessione, il 25 luglio Paolo VI pubblica la Humanae vitae in cui ricorda che, sulla base della legge naturale, fini del matrimonio sono l’amore tra i coniugi e la procreazione e in cui condanna l’uso dei contraccettivi e dei metodi artificiali, la «pillola», per il controllo delle nascite. L’intervento era necessario perché nel Concilio mancava la teologia morale, anche se la discussione sulla costituzione pastorale «La Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes» (7 dicembre 1965) aveva affrontato temi spinosi come il matrimo­nio, i divorziati risposati, il celibato dei preti, i matrimoni misti. Dal 1966 era al lavoro una commissione di biblisti, teolo­gi, moralisti ed esperti di medicina e psicologia, le cui conclusioni postulavano la libertà della donna a usare la pillola e suggerivano a Montini di non prendere posizioni troppo rigide.

Nell’anno della contestazione giovanile, l’Humanae vitae segna il punto di rottu­ra del pontificato, acuisce la solitudine e l’impo­polarità di Paolo VI. Imbevuti di cultura laicista o marxista i giornali e gli uomini di cultura attaccano pesantemente l’artefice del Concilio e l’autore di coraggiose riforme; lo accusano di essere diventato reazionario, oscurantista, amletico e mesto; parlano apertamente di «crisi della Chiesa». Ma Montini procede sulla via delle riforme: nel 1968 abolisce la corte pontificia e in agosto va in Colombia a inaugurare la II Conferenza dell’episcopato latinoamericano a Medellìn, dalla quale sboccerà la «teologia della liberazione».

La minaccia di uno scisma della destra più reazionaria diven­ta reale quando nel 1976 il Papa sospende a divinis il vescovo Marcel Lefebvre, che ha sempre goduto di forti appoggi dall’ala più retriva della Curia e che verrà scomunicato da Giovanni Paolo II nel 1988. Papa Montini affronta corag­giosamente anche questa dolorosissima vicenda e mantiene aperto il dialogo fino alla mor­te.

Nel 1978, l’anno più incredibile della storia d’Italia del secondo dopoguerra, i tentativi di colpo di Stato, la legge dell’aborto, le dimissioni forzate del Presidente della Repubblica e soprattutto il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro mettono il Papa bresciano di fronte al Male assoluto. Con una lettera nobilissima si offre alle Brigate rosse per la liberazione dello statista: tutto inutile. Alla messa funebre in San Giovanni in Laterano, il Papa attraversa Roma in auto scoperta mentre i politici arrivano in elicottero.

Il Papa del Concilio non è né troppo prudente né trop­po liberale, né con­servatore né moderno, ma è uomo pensoso, guida illuminata, «ponte» tra la fede e l’ateismo, tra le confessioni e le religioni, vittima di un fatto totalmente nuovo: l’opinione pubblica. Papa combattuto fra tradizione e modernità, prende sulle spalle la crisi della Chiesa, affronta con coraggio le proprie fragilità, predica la gioia: suo l’unico documento papale sulla gioia cristiana, l’esortazione Gaudete in domino del 1975. Contrariamente al predecessore Giovanni XXIII e ai successori Giovanni Paolo I e Giovanni Pao­lo II, Montini non gode di popolarità, è sempre più solo, è oggetto di feroci cri­tiche, di clamorose e ingiuste conte­stazioni, di aperte derisioni. Ma non arretra di un millimetro e giuda una Chiesa sempre più «assediata».



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