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La teoria del genderL’onorevole Anna Paola Concia lo ha raccontato in tv. Era lesbica, ma voleva vivere una vita eterosessuale e si è sposata; ma il suo orientamento omosessuale ha prevalso. Ha lasciato il marito e si è unita a Francoforte con la signora Ricarda Trautmann. La stessa cosa è stata raccontata da persone omosessuali che credevano di poter modificare il loro orientamento sposandosi e hanno dovuto constatare che la loro volontà non riusciva a prevalere sul loro orientamento. Potevano solo decidere come viverlo, ma non potevano modificarlo. Sono la dimostrazione vivente della insostenibilità della teoria del gender, che parla di una sessualità inizialmente neutra che assume quelle forme e quei contenuti che sono scelti liberamente dalla persona. Perché si è inventata la teoria del gender? Si possono dare molte risposte, ma ritengo che col gender si sia voluto dare una spiegazione e una soluzione al disagio che alcune persone vivono con la propria sessualità. Si ritiene di tranquillizzarle sostenendo che la sessualità non è un dato della natura, ma una scelta della persona. Non si nasce uomo o donna, ma si nasce indifferenziati ed è la persona che decide cosa ''essere'' nella vita: una tesi che non è in alcun modo suffragata dall’esperienza, ed è anzi contraddetta dalla concretezza della vita di quelli stessi che la sostengono. Per dimostrarlo procediamo con ordine. Cercheremo di evidenziare l’inconsistenza dopo aver cercato di capire come è nata questa teoria. Pensiamo che sia nata partendo da problemi di ruolo, di orientamento, di sdoppiamento e di struttura sessuale. Problemi di ruolo. Fino a qualche tempo fa si era certi che l’umanità fosse divisa in uomini e donne. Dalla nascita. Oggi c’è chi sostiene che uomini e donne non si nasce, ma si diventa. Si nasce sessualmente indifferenziati, e poi ognuno decide cosa sessualmente vuole essere. In una parola: la sessualità non è un dato naturale, ma culturale. Hanno incominciato le donne, le quali si trovavano strette in un ruolo che sentivano non corrispondere alla loro natura e che gli uomini avevano loro incollato addosso. Private di diritti e di sbocchi di vita, e costrette ad un modo di vivere limitato alla cura della casa, dei figli, degli affetti. I movimenti femministi hanno reagito e dopo anni di lotta sono riuscite a spezzare il cerchio ristretto in cui erano state confinate, all’insegna del principio/convinzione che «donne non si nasce, si diventa». Un principio che, compreso nella sua verità, è liberatorio, ma che, estremizzato, finisce col tradire le stesse donne, perché nega nella sostanza quello che Giovanni Paolo II aveva definito il «genio femminile», cioè quel modo di essere, di vivere, di atteggiarsi che non è frutto di una costruzione mentale, ma è l’elaborazione di una realtà che nasce dalla natura dell’essere donna, e sapendo molto bene che altro è la femminilità, altro è il ruolo in cui la società ha costretto la donna. Gli estremismi finiscono sempre col far dimenticare la differenza tra la sostanza e il modo di incarnarla, e dimenticano che una vera evoluzione non nega la sostanza, ma ne corregge l'espressione. Problemi di orientamento. Un altro problema è stato posto dal fatto che un numero imprecisato di persone cerca di risolvere il problema della solitudine radicale («non è bene che l’uomo sia solo… facciamogli un aiuto che sia a lui simile») orientandosi verso persone dello stesso sesso. Il problema è sempre esistito, ma è emerso in modo esplosivo solo da qualche decennio, nelle forme aperte dei gay pride e di molteplici forme espressive (arte, letteratura, mass media, ecc), per far uscire dalla clandestinità e dalla diffidenza un modo diverso di vivere la sessualità. Ma si è andato oltre e si è voluto dimostrare che i due diversi orientamenti, quello omosessuale e quello eterosessuale, non solo avevano entrambi diritto di cittadinanza, ma erano due forme di vita sessuale equivalenti. Per evitare l'estremo della condanna e della emarginazione si è giunti alla negazione sostanziale della diversità. Problemi di dissociazione. Non esistono solo donne costrette in un ruolo che loro non appartiene, come non esistono solo persone orientate sessualmente con persone dello stesso sesso. Esistono anche persone che patiscono in sé uno sdoppiamento: fisicamente appartengono ad un genere sessuale, e psichicamente ad un altro. Persone fisicamente maschili che si sentono donne, o persone che si sentono uomini in un corpo femminile. Cercano di risolvere questa sdoppiamento conformando la propria fisicità alla propria psichicità. Ricorrono all’intervento chirurgico per trasformare il corpo maschile in un corpo femminile o viceversa, con l’intento di eliminare la sofferenza della disarmonia tra fisico e psichico. Ma si è andati oltre e si è voluto dimostrare che non si tratta di dissociazione, ma di un momento evolutivo della propria sessualità: dall’indeterminazione sessuale alla scelta della sessualità che si vuole vivere. Problemi di struttura. La sessualità in rari casi può creare problemi ancor più radicali che toccano non solo il ruolo, l’orientamento, lo sdoppiamento, ma arrivano a toccare la stessa struttura corporea, come avviene per esempio nell’ermafroditismo, cioè nella persona che fisicamente ha contemporaneamente caratteri sessuali maschili e femminili, e psichicamente può avere orientamenti appartenenti ai due sessi. Quale prova migliore per dimostrare che nella persona esiste una indeterminatezza sessuale che viene risolta dalla persona stessa? Dietro la teoria del gender troviamo in vario modo la presenza delle problematiche che nascono dal rapporto tra persona e sessualità, e che si tenta di risolvere radicalmente affermando che non si nasce uomini o donne, ma lo si diventa, partendo da una indeterminatezza offerta dalla stessa natura. Non si è uomini e donne per natura, ma per scelta. E ogni scelta ha diritto di essere riconosciuta, rispettata e accolta, perché derivante da un essere pensante e responsabile che ha nelle sue mani il suo destino. Il gender, una teoria che contraddice se stessa. Nulla conferma questa teoria, anzi tutto conferma la sua inconsistenza. Nell’essere umano non esiste l’indeterminato. Anche in campo sessuale. Il punto di partenza non è mai qualcosa di neutro, ma una realtà ben definita. Può essere un corpo maschile o femminile al quale corrisponde normalmente un “sentirsi” uomo o donna che genera l’eterosessualità; può essere un uomo o una donna che avvertono in sé un orientamento verso persone dello stesso sesso; un uomo o una donna che si sentono sdoppiati perché fisicamente sono di un sesso e psichicamente sono di un altro sesso. Sono coscienti di non partire da una fase indifferenziata che permette loro di scegliere cosa essere, ma da qualcosa che trovano scritto nella loro natura che è immodificabile. La persona omosessuale sa molto bene di avere una tendenza sessuale verso una persona dello stesso sesso, e sa molto bene anche che questa sua tendenza non è modificabile; tanto è vero che rifiuta l’idea stessa di una terapia che lo orienti diversamente, anche se lo vuole con tutto il suo essere. Essere omosessuale non è una sua scelta, ma è un dato di fatto, e la sua libertà non consiste nel poter essere omosessuale o eterosessuale, ma nell’accettare la sua omosessualità. La stessa cosa vale per la persona trans gender. Si sente sdoppiata e per uscire in qualche modo da questa sofferenza non ha che una sola via, quella di adeguare il suo fisico al suo orientamento psichico. Per lei c’è solo questa possibilità, e non ne esistono altre, perché sa di non poter adeguare l’orientamento psichico al suo fisico. Sa molto bene che per la sua libertà non c’è possibilità di scelta, ma solo una strada obbligata, anche se sa che questa strada obbligata non risolve in modo perfetto il suo problema, perché adeguando il fisico all’orientamento psichico non potrà acquisire alcune capacità essenziali della sessualità nella quale vuole vivere: sarà donna, ma senza procreare, sarà maschio, ma senza effondere il seme della vita. Conclusione. Non si è mai sentito che una persona omosessuale abbia detto che ha scelto di essere omosessuale pur avendo la possibilità di essere eterosessuale, o l’inverso. Si è invece sentito dire che una persona omosessuale che voleva vivere da eterosessuale ha dovuto desistere da questa sua decisione e ritornare alla vita omosessuale. Come pure non si è mai sentito dire che un trans gender abbia affermato di aver scelto questo stato di vita. Perché? Per il semplice fatto che ogni persona nasce con caratteristiche ben definite con cui deve fare i conti con la sua consapevolezza e libertà. Partendo dal fatto di essere donna, la persona decide come vivere la propria femminilità. Partendo dal fatto di essere omosessuale, la persona decide e sceglie come vivere questo suo orientamento. Tutto è in potere dell’uomo, ma partendo da quello che l’uomo è, e non da una indifferenziazione che sembra esistere solo nella mente di chi ha elaborato la teoria del gender, e che finisce col qualificare come ingenuo e semplicista chi è convinto di vivere come uomo o donna perché tale fin dalla nascita. Giordano Muraro o.p.
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