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Un mondo di schiaviStop alla tratta degli esseri umani, la nuova forma di schiavitù di cui sono vittime ogni anno più di due milioni e mezzo di persone. Lo gridano, con papa Francesco, i leader delle grandi confessioni religiose. Il Papa, dopo aver denunciato più volte il turpe fenomeno, ha ispirato azioni specifiche e una Conferenza internazionale in Vaticano, alla quale ha preso parte egli stesso. «Un delitto contro l’umanità, dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo», ha detto a conclusione dei lavori. «È un abominio commerciare in donne, bambini, uomini. Ferite sulla “carne di Cristo”». L’incontro di due giorni (9-10 aprile) è stato «anche un gesto: un gesto della Chiesa e delle persone di buona volontà che vuol gridare “Basta!”». Francesco ha ringraziato i vescovi di Inghilterra e Galles per aver promosso la Conferenza. Si è seduto accanto al cardinale Nichols, l’arcivescovo di Westmister, nell’aula magna della Casina Pio IV. Di fronte e ai lati le autorità di polizia che combattono questo ignobile traffico. Una sinergia tra il «rigore della legge», e quello degli operatori umanitari, chiamati a esprimere soprattutto «accoglienza, calore umano» e offrire una «possibilità di riscatto» per le vittime: «Due approcci che possono e devono andare insieme». Papa Francesco voleva intervenire personalmente sul problema della tratta delle persone. Lo aveva anticipato il prelato Marcelo Sanchez Sorondo, suo connazionale, e cancelliere delle pontificie accademie delle Scienze e delle Scienze sociali. «È stato lui, papa Francesco, a suggerire questo seminario, al quale sono intervenute due persone che per diversi motivi da molti anni lavoravano con lui quando era arcivescovo di Buenos Aires», ha specificato Sorondo. Nella brochure di presentazione del convegno era stampato un biglietto autografo del Papa indirizzato a Sorondo: «Marcelo, creo que seria bueno… “Marcello, credo che sarebbe bene occuparsi di tratta delle persone e schiavitù moderna. La tratta degli organi può essere trattata in connessione con la tratta delle persone. Molte grazie”». Firmato: «Francesco». «Il Papa ha una sensibilità speciale perché conosce direttamente il problema», ha detto il monsignore argentino. «Quando l'ho visto la mattina a colazione, a Santa Marta dove abita, c'era anche la maggior parte dei relatori, mi ha detto: “Ci tengo molto a questo tema, io vorrei fare qualcosa con questo materiale”». Per Sorondo quel «qualcosa», che il Papa si propone di fare, potrà segna «un cambio radicale su questo grave problema». In Vaticano, il portavoce della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, gesuita come il Pontefice, ha sottolineato che il traffico degli esseri umani è per il Papa «uno dei segnali più evidenti di disfunzione di un sistema in cui la dignità della persona non viene rispettata». Una questione sulla quale Bergoglio «è tornato spesso», considerandolo una tematica «non slegata dalle altre che il Papa mette in rilievo quando critica il sistema economico che non rispetta la persona umana, anche quando ha trattato di immigrazioni, ad esempio, a Lampedusa». Fatti, ha detto Lombardi, «in cui entra in larghissima parte anche il traffico delle persone umane» e per questo «sarà molto interessante vedere se ci saranno altre iniziative specifiche sul traffico delle persone o degli organi». «Traffico di persone umane: moderna schiavitù» è stato il tema del convegno, per il quale un gruppo di lavoro ha preparato i materiali per esaminare il traffico di esseri umani e la schiavitù moderna e stabilire quale sia la reale situazione e tracciare un piano d'azione per combattere questi drammatici fenomeni. Oggi, ad esempio, si legge ancora nella brochure, «le scienze naturali possono fornire nuovi strumenti da impiegare contro questa nuova forma di schiavitù, quali un registro digitale per confrontare il Dna dei bambini scomparsi non identificati (inclusi i casi di adozione illegale) con quello dei loro familiari che ne hanno denunciato la scomparsa». Tra i molti partecipanti, autorevoli osservatori e molte suore, come la nota Eugenia Bonetti, coordinatrice della Rete Tratta dell’Unione superiore maggiori d'Italia. Ci sono altri passi concreti. Il 17 marzo, nella Sala Stampa vaticana, è stato siglato un documento che impegna la Chiesa cattolica, la Chiesa anglicana e l’Islam sunnita a fare il possibile per «sradicare la schiavitù moderna dalla tratta di esseri umani entro il 2020». Lo hanno firmato il vescovo Sánchez Sorondo, l’anglicano David John Moxon in rappresentanza di Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, il dottor Mahmoud Azab di al-Azhar, rappresentante del grande imam Ahmed al-Tayyeb e dell’Università sunnita al-Azhar del Cairo. Il «Global freedom network» è in collaborazione con la «Walk free foundation», istituita dal magnate australiano John Andrew Henry Forrest, che è nella lista di «Forbes» tra gli uomini più ricchi del globo. L’iniziativa di Forrest è nata dopo che la figlia aveva scoperto la tratta dei bambini dal Nepal. Il suo è un raro caso in cui una parte dell’immensa ricchezza è usata anche a fin di bene e a un nobile scopo. Forrest chiede una convinta adesione e un forte impegno anche agli esponenti di altre religioni (in primo luogo a ebraismo, islam sciita, induismo, buddismo) e di altre confessioni cristiane, gli ortodossi e le varie sigle protestanti e pentecostali. «Nonostante gli sforzi di moltissime persone in tantissimi Paesi», sottolinea la dichiarazione, «la schiavitù moderna e la tratta di esseri umani continuano a crescere. Le vittime sono tenute nascoste in luoghi di prostituzione e stabilimenti, campagne e pescherecci, strutture illegali e case private dietro porte chiuse, in città e villaggi delle Nazioni ricche e di quelle povere. Tollerando questa situazione violiamo la nostra umanità e offendiamo le coscienze dei popoli. Attraverso la fede e i valori umani si può tentare di sradicare queste schiavitù». Lo sfruttamento fisico, economico e sessuale di donne, bambini e uomini condanna al degrado milioni di persone nel mondo. Le istituzioni religiose mettono in primo piano gli strumenti spirituali: fede, preghiera, digiuno, carità e «una giornata di preghiera per le vittime». Ma anche strumenti operativi: «Piani per invitare tutte le confessioni a vigilare affinché le loro catene di approvvigionamento e investimenti escludano forme di schiavitù; ad adottare misure correttive, se necessario; a mobilitare le rispettive sezioni giovanili». Famiglie, scuole, università, congregazioni e istituzioni sono invitate a far conoscere la natura di queste schiavitù, «a denunciarla, a segnalare atteggiamenti sociali, pregiudizi e sistemi connessi alla tratta». Un ruolo fondamentale giocano la politica e le multinazionali. La politica vigili «affinché le catene di approvvigionamento escludano la schiavitù»; le grandi multinazionali (le prime al mondo a sfruttare il lavoro dei bambini e delle donne) devono cambiare strategia: gli amministratori delegati devono garantire che «le loro catene di approvvigionamento escludano forme di schiavitù». Forrest chiede al prossimo G20 «di proporre lo sradicamento della schiavitù come unico moltiplicatore economico: non c’è modo migliore di far crescere l'economia». Accordo rivoluzionario per il «Walk free foundation», mentre i musulmani ricordano ancora che «l’islam, il Corano vietano al cento per cento il traffico di persone e la schiavitù. Soprattutto la schiavitù moderna è proibita tassativamente in qualsiasi parte del mondo». Gabriella Sassone
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