Via Crucis dell'oggi

Quest’anno le meditazioni della Via crucis del Venerdì santo, presieduta da papa Francesco, il 18 aprile al Colosseo e trasmessa in mondovisione, saranno scritte da monsignor GianCarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, che i lettori de «il nostro tempo» conoscono bene perché ha commentato ogni settimana le Sacre scritture su queste colonne dal febbraio al luglio del 2013.

Il vescovo trentino, dopo l’esperienza giovanile nelle fabbriche di Marghera, prima di guidare per tredici anni l’arcidiocesi di Locri Gerace vive una parte della sua esperienza di sacerdote in Puglia, ma è in Calabria, precisamente a Crotone, dove è ordinato sacerdote da monsignor Agostino, che avverte con maggiore forza la vocazione e l’obbedienza di religioso stimmatino, che è «obbedienza alla vita stessa».  Il Sud, da quel momento, diventa il crogiuolo di un’esperienza profonda e decisiva, in cui la sequela di Cristo trova la sua incarnazione evangelica più piena, nel servizio ai poveri, nella testimonianza per la giustizia e la pace, dove, in maniera inaspettata e insperata «la vocazione di Nazaret si incontra e si completa con quella di Emmaus». 

Si fa amare dalla sua gente per la semplicità e la trasparenza dei modi, la forza vibrante dei suoi tanti scritti, la vicinanza agli ultimi e la voce profetica levata contro la ‘ndrangheta. Viene nominato da Benedetto XVI nel 2007 alla guida della diocesi di Campobasso-Boiano, presidente della Commissione Cei per i Problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Questa la cifra del sacerdote venuto da Denno, in Val di Non, per tanti aspetti in grande sintonia e affinità con lo stile di papa Bergoglio, soprattutto per le scelte verso gli ultimi, per le modalità pastorali, la comunicazione inedita e immediata che non potevano passare inosservate al Vaticano. Su tutte, la scelta della povertà, definita in uno dei suoi ultimi libri, «Sette lampade tra le pietre e le stelle», ed. dalla Città del Sole, «la lampada della povertà, come cifra di Vangelo, come tesoro da custodire, solo da un cuore semplice e povero può generare la poesia. Perché sgorga dalla verità e dal dolore condiviso della vita. La gratuità è la nota che regge la povertà. E’ lo stile, dice padre GianCarlo, che si fa gratitudine con relazioni serene, fraterne, amabili, specie in un mondo di infelicità quale quello che oggi stiamo costruendo, forse perché stiamo puntando troppo sui beni materiali». 

Monsignor Bregantini, come ha vissuto la notizia dell’incarico per la Via crucis e quali gli echi di questa importante esperienza?

Innanzitutto come una chiamata del Signore che ho vissuto con profonda gratitudine nei confronti della persona di papa Francesco, ed anche perchè è stata onorata in modo indiretto la mia diocesi di Campobasso Bojano. Inoltre, ho avvertito nello scrivere intensamente viva la forza della Via crucis. Mai come in questa circostanza ho sentito vera, nella preghiera e nella riflessione, la passione di Gesù intrecciata alla passione dell’uomo.

Lungo questa Quaresima, per lei due avvenimenti importanti si intrecciano: appena pochi giorni fa, ci siamo sentiti in occasione della morte di monsignor Agostino, che lo aveva ordinato diacono, sacerdote e vescovo e nei cui confronti ha espresso una commossa e profondissima gratitudine; la notizia della Via crucis è stata subito dopo…

Attribuisco a lui il mio «sì»... è vero, la notizia è giunta il giorno dopo la sua morte. E’ un dono del cielo del vescovo emerito di Cosenza-Bisignano monsignor Giuseppe Agostino. Il mio pensiero va a lui ed anche ad altre due figure importanti, il fondatore del mio ordine degli Stimmatini, san Gaspare Bertone, e a fra’ Immacolato Brienza, carmelitano scalzo, che guidano la mia esperienza spirituale e di pastore.

Qual è il titolo della Via crucis di quest’anno?

Il tema che dal Vaticano mi è stato suggerito con saggezza ha per titolo «Il volto di Cristo, il volto dell’uomo». Contemplando il volto dell’uomo che soffre, si intravvede sempre il volto di Gesù. Più si è attenti a quello dell’uomo, più scopriamo che dietro c’è bisogno del suo volto. Più contempli il volto di Gesù, più senti che s’incarna oggi nelle mille sofferenze del nostro tempo, che Lui è già presente in ogni lacrima versata. Non la lascia però senza risposta. Il suo sguardo ci osserva e ci sostiene, asciuga il pianto, come ha fatto con il triplice rinnegamento di Pietro.

La riflessione della Via crucis avrà, come dice papa Francesco, un’attenzione particolare per la carne sofferente del povero?

La Via crucis è un omaggio alla Evangelii gaudium. In alcuni passi è citata espressamente, in altre parti è richiamata in tutta la sua bellezza di contenuti. Nella mia vita è divenuta una parola lucidissima, che ci aiuta proprio a comprendere in profondità i drammi di oggi, facendoci aiutare dal volto luminoso e misericordioso di Gesù. Perché: «Senza Gesù, come afferma papa Francesco in apertura, noi non avremmo né luce, ma con Lui vinceremo le paure, le tenebre, il vuoto e l’isolamento».
Qualche anticipazione sui temi che verranno trattati…

Lo schema seguito è quello classico con le quattordici stazioni. Ogni stazione tratta una tematica che tocca il volto dell’uomo sofferente, così come ogni giorno incontriamo i mille volti sofferenti, così saranno delineati i volti degli immigrati, dei carcerati, delle madri che piangono i figli morti di tumore nella valle dei fuochi, il mondo della disoccupazione e della precarietà, la violenza contro la donna, la solitudine, il mistero della morte. Il volto di Gesù è il volto delle sofferenze dentro il dramma di oggi. È la passione di Gesù che porta conforto all'uomo.

Il riferimento alla Parola è certamente il fondamento di questa preghiera che tutti i cristiani potranno meditare nel giorno della Passione di Cristo.

Le tante realtà di sofferenza senza speranza delineate, sono segnate anche da tanta forza, questa nasce proprio dalla Parola di Dio. I versetti di ogni stazione scelti in relazione al tema e alla riflessione, si concludono con una preghiera. Mi sono ispirato e lasciato guidare da due figure importanti, a cui ho fatto cenno, il fondatore dell’ordine degli Stimmatini, san Gaspare Bertone e fra’ Immacolato, vissuto a Campobasso, fino a 25 anni fa, uomo di grande fede, carmelitano, che è stato 50 anni a letto e che ha scritto anche lui una Via Crucis essenziale, alla quale io mi sono ispirato in alcuni particolari momenti.

Quale, in sintesi, il messaggio profondo ed essenziale che la Via crucis vuole dare alla gente, in particolare a coloro che sono più fragili e smarriti, come i giovani?

Vuole trasmettere l’importanza e la forza vitale che la Passione ha sul mondo di oggi. Questa forza vitale, la via della Croce la possiede anche sui giovani. Essi sentono di essere rappresentati perché non sono per nulla insensibili al dolore, anzi proprio per questo la Via crucis andrebbe rilanciata. La Passione di Gesù è consapevolezza che con la sofferenza non si gioca, non si bara, quando Lui è schiacciato dal peso del legno non scappa, quando è appeso ai chiodi, resta sulla croce. E’ dall’intreccio dei due volti, quello dell’uomo e quello di Gesù, che nasce la capacità di costruire un nuovo cammino di speranza.

 Ida Nucera



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