Dalle primarie in poi divisi, ma uniti su Renzi

Davide Gariglio, 47 anni, ex presidente del Consiglio regionale, dal 16 febbraio scorso è alla guida del Pd piemontese. Alle primarie, dove si era presentato come esponente dei renziani, ha infatti prevalso con una certa nettezza su Gianna Pentenero (sinistra interna-Cuperlo) e Daniele Viotti (area Civati). Primo appuntamento del neo segretario, che ha sostituito Gianfranco Morgando, le regionali del 25 maggio. A un mese dalle primarie che lo hanno incoronato, lo abbiamo intervistato per capire come si sta muovendo e dove sta andando il Partito democratico.

Segretario, un mese alla guida del Pd piemontese. Quale è la sua sensazione?

E' una responsabilità molto grande perchè il Pd è il principale partito italiano e delle nostra Regione. Una forza che esprime ben tre membri del governo, tra cui il viceministro dell'Economia, trentatré parlamentari, dodici consiglieri regionali e una miriade di sindaci e amministratori locali. Una formazione politicamente molto articolata, che somiglia ad una grande orchestra fatta di tante, ottime individualità. Si tratta di farle suonare insieme: un impegno difficile ma anche molto esaltante. 

Soddisfatto di come sono andate le primarie?

Queste primarie regionali non risentivano del richiamo di quelle nazionali e infatti i media hanno dato assai meno rilievo alla nostra consultazione. In ogni caso, avere ottenuto il 53 per cento dei voti al primo turno, contro due candidati credibili, è per me un grande risultato.

Il Pd pare frantumato in troppe  correnti…

Alle ultime primarie nazionali, ma anche in quelle regionali di un mese fa, nel partito si sono misurate tre proposte politiche attorno a tre diverse leadership: Renzi, Cuperlo e Civati. Attraverso questa contesa democratica, una di queste proposte ha vinto, sia a livello nazionale che in Piemonte, e adesso tutti siamo chiamati a lavorare compatti attorno a questo progetto vincente: quello messo in campo da Renzi. Attorno a queste tre diverse proposte, che corrispondono a differenti e legittime sensibilità politiche, le persone si sono schierate in modo assolutamente slegato rispetto ai vecchi partiti di provenienza. Molti ex Ds stanno con Renzi, tanti ex popolari hanno appoggiato Cuperlo  e via dicendo. In pratica, ci siamo confrontati sul progetto che abbiamo per il futuro e non sulle identità e le radici da cui proveniamo. L'amalgama del Pd è forse riuscito meglio di quanto abitualmente si pensi.

Chiamparino candidato regionale di tutto il centro-sinistra. Quale è il senso di questa candidatura?

Qualcuno ha evidenziato che non sia un nome nuovo. E' vero, ma credo che Chiamparino, nella mente dei piemontesi, venga associato all'immagine di un uomo dinamico e innovativo, un amministratore pubblico che è stato capace di cambiare la sua città e di essere indipendente rispetto alle forze politiche del suo campo. Una persona in grado di confrontarsi anche con chi aveva idee politiche diverse dalle sue, fino ad arrivare a conquistarne la fiducia. Siamo cioè di fronte ad un candidato di indiscussa caratura. Quando ho proposto alla direzione del Pd di sostenere la sua candidatura alla presidenza della Regione, ho sottolineato che il mandato che noi gli affidavamo era quello di un totale cambio di passo della politica regionale, chiedendogli uno sforzo di straordinaria innovazione, perchè è quanto serve al Piemonte in questa fase di profonda emergenza sociale ed economica.  

Quale alleanza di centro-sinistra per la Regione?

Un centro-sinistra classico, basato sullo storico asse Pd-Moderati-Sel, arricchito da Scelta civica, Italia dei valori e altre forze minori politicamente affini.  

E l'Udc?

Mi pare che l'Udc stia vivendo una fase di riflessione su programmi e alleanze. Il mio auspicio è che voglia concorrere con noi alla guida della Regione. Tra l'altro Chiamparino è un candidato che si addice perfettamente alla loro cultura moderata e con il quale vi è sempre stata una buona intesa politica. Del resto l'Udc governa con noi in provincia di Torino e in molti comuni, tra cui Asti.

Ci sono dei paletti per arrivi dal centro-destra?

Noi abbiamo fatto opposizione al centro-destra per l'intera legislatura. Non mi pare dunque credibile allearci ora con gli assessori che hanno governato con Cota. Il centro-destra farà la sua campagna e noi la nostra, e chi vince governerà la Regione. Se possibile, credo piuttosto che sarebbe utile fare subito un accordo di semplice buon senso.

Quale?

Sottoscrivere congiuntamente un'intesa con cui, sin da ora, tutti quanti ci impegniamo a modificare il regolamento del Consiglio regionale per consentire a chi vince le elezioni di governare senza soggiacere ai ricatti di singoli consiglieri. Il testo c'è già ed è quello predisposto dall'attuale presidente del Consiglio regionale, Cattaneo. Per noi va bene, e allora impegniamoci ad approvarlo senza sapere sin da ora chi ne sarà il beneficiario. 

In sostanza, di cosa si tratta?

Mi riferisco al regolamento che disciplina il funzionamento del Consiglio regionale. Oggi un singolo consigliere può bloccare l'intera attività legislativa. Dobbiamo evitare che ciò possa succedere e per questo è necessaria questa modifica, a vantaggio di tutti e soprattutto delle istituzioni.

Quali le priorità programmatiche per la nostra Regione?

Al primo punto una riorganizzazione della sanità e del welfare che tagli gli sprechi ma non i servizi, che semmai sono da accrescere. In particolare quelli per l'infanzia e per il sostegno alle famiglie. Secondo punto, il rilancio dell'economia piemontese, in raccordo con il governo, anche attraverso un vasto intervento sul territorio sull’edilizia scolastica, per rimettere a posto le nostre troppe scuole fatiscenti. Infine è necessario un salto di qualità da parte della pubblica amministrazione per semplificare la vita ai cittadini e ridurre il peso burocratico sulle imprese.

Renzi pareva contro la Tav. Adesso che è a Palazzo Chigi, avrà cambiato idea?

L’opera è avviata, si sono sottoscritti precisi impegni che dunque saranno onorati. Il governo segue con attenzione l’intera vicenda, per cui non mi sembra si registrino mutamenti in corso. 

Da Letta a Renzi: come valuta questa nuova fase della politica nazionale?

Renzi dà ogni giorno l’idea della indifferibile urgenza di cambiare le cose; è salito a Palazzo Chigi per avviare un cambiamento radicale mettendo in gioco la propria faccia. Questo mi pare il tratto distintivo tra i due.

Un'ultima domanda: come segretario Pd ha molti più impegni  rispetto a prima; come conciliarli con la vita familiare?

Ho scelto di non candidarmi in Parlamento e di impegnarmi nel governo della regione per due motivi. Il primo è che la mia famiglia è qui e mi piace poter tornare a casa la sera e vedere le mie figlie, anche se magari dormono già. Il secondo è perché sono innamorato della mia Torino e mi piace lavorare a fianco dei nostri amministratori e della nostra comunità. 

Aldo Novellini



SIR | Avvenire.it | FISC

PRELUM Srl - P.I. 08056990016