Il Papa in ginocchio: convertitevi

«Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi è denaro insanguinato, è potere insanguinato e non potrete portarlo all'altra vita». Parole dure quelle di papa Francesco contro la mafia durante la Veglia di preghiera nella Chiesa dedicata a Gregorio VII, il pontefice della riforma che ne porta il nome («gregoriana») e che fece inginocchiare l’imperatore Enrico IV a Canossa per concedergli il perdono.

Linguaggio e forza dei Papi. Forza della Fede. Lo stesso anatema di Giovanni Paolo II lanciato dalla Valle del Belice. Lo stesso appello. La stessa preghiera. Perfino l’implorazione. Vengono letti i nomi di 842 vittime delle cosche, fra cui 80 bambini: famiglie distrutte, figli, mogli, fratelli. Il Papa, che è entrato nella Chiesa mano nella mano con don luigi Ciotti, il Fondatore di «Libera», e indossa la stola di don Peppe Diana, il prete ucciso a Casal di Principe come don Pino Puglisi in Sicilia, ascolta in silenzio questo doloroso elenco, una litania, pregando, a capo chino. Ripete: «Convertitevi. Ancora c'è tempo per non finire nell'inferno». «Cambiate vita, fermatevi di fare il male». Sentiranno i mafiosi?  E’ l’auspicio che Francesco condivide con le vittime afflitte, con il popolo, con i fedeli: «Il desiderio che voglio condividere è che il senso di responsabilità piano piano vinca sulla corruzione». Ma non si stanca di implorare. «Ai mafiosi dico: convertitevi! Ve lo chiedo in ginocchio, fermatevi di fronte al male».

Mancano poche ore al grande raduno di Latina per celebrare la «Giornata della memoria e dell’impegno». Nel centro pontino migliaia di cittadini solidarizzano, manifestano e pregano sull’eco delle parole di papa Francesco. «Noi preghiamo per voi: convertitevi. E’ per il vostro bene». Tocca altre corde il Papa. «La vita che fate non vi darà felicità. Voi avete avuto un papà ed una mamma. Pensate a loro. Piangete un po’ e convertitevi». Ma la mafia continua a spargere sangue innocente. E’ stato ucciso il bambino Domenico un mese fa a Cassano allo Jonio e poche ore prima un altro bimbo nell'agguato di Palagiano-Taranto. Francesco sparge olio sul dolore delle ferite. «Grazie per la vostra testimonianza, perché non vi siete chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti, per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, specialmente per i giovani».

Molte le testimonianze. La prima di Stefania Grasso, figlia di Vincenzo, commerciante ucciso a Locri nel 1994. «Ci guardi Santo Padre, guardi i segni della loro assenza e del loro coraggio,  guardi e legga nel nostro cuore la speranza di coloro che sono certi che le cose possono cambiare. Per questo continuano a combattere». Don Ciotti rileva che il 70 per cento delle famiglie non conosce la verità sulle stragi.  Chiede verità e giustizia. Ci sono anche le vittime per caso, quelle che si sono trovate in mezzo a sparatorie e attentati. E chi ha subito sulla propria pelle gli affari sporchi della criminalità. I colpiti dai tumori a causa dei rifiuti tossici, chi ha usato le droghe dei mercanti di morte, gli immigrati morti in mare e nel deserto, le donne vittime della tratta. Tutte da ricordare per amore di giustizia e di verità, perché chi perde la vita per la giustizia e la verità «È lui stesso vita».  Ma anche i «morti vivi», coloro ai quali «le mafie hanno tolto la dignità e la libertà, persone ricattate, impaurite, svuotate. Le mafie – la corruzione, l’illegalità – assassinano la speranza».

Ma nella Chiesa non è mancata la luce. Ha denunciato «l’incompatibilità tra mafie e Vangelo». Ci sono testimoni, non solo sacerdoti, ma anche giornalisti, magistrati, amministratori, semplici, cittadini. Oggi, conclude Luigi Ciotti, «serve uno scatto da parte di tutti, in particolare della politica. Bisogna rafforzare la confisca delle proprietà delle mafie, incentivare i percorsi coraggiosi dei testimoni di giustizia».

Un altro flagello è la pedofilia e la violenza sui minori. Papa Francesco ha istituito la Pontificia commissione per la Tutela dei minori, annunciata il 5 dicembre. Ha chiamato a farvi parte otto membri, quattro uomini e quattro donne, elencato in ordine alfabetico: Catherine Bonnet francese, Marie Collins, irlandese, la britannica Sheila Hollins, il card. arcivescovo di Boston Seán Patrick O'Malley, l’italiano Claudio Papale, l’ex premier polacco e ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede Hanna Suchocka, il padre gesuita argentino Humberto Miguel Yáñez e il padre gesuita tedesco Hans Zollner.

Il compito? Preparare gli Statuti della Commissione, definirne le competenze e le funzioni. Sarà integrata con membri delle varie aree geografiche del mondo. Papa Francesco mette in chiaro - ha commentato il portavoce Federico Lombardi - che la Chiesa deve tenere la protezione dei minori fra le sue priorità più alte. I commissari sono personalità altamente qualificate. Dovranno lavorare speditamente, adottando un approccio molteplice per promuovere la protezione dei minori, che comprenderà l’educazione per prevenire lo sfruttamento dei bambini, le procedure penali contro le offese ai minori, doveri e responsabilità civili e canoniche, lo sviluppo delle «migliori pratiche» che si sono individuate e sviluppate nella società nel suo insieme.

Gli otto esperti trattano di educazione, di morale, di psicologia, di socialità. Tra loro Maria Collins che subì violenze all’età di 14 anni, per cui ha sofferto fino all’età adulta, fino a quando è riuscita a confidare la sua pena, a conquistare una professione e a riferire due anni fa a un convegno alla pontificia università gregoriana. Il cardinale O’Malley, francescano, è ben noto anche per il suo impegno in questo campo, avendo purificato la sua diocesi, allontanato i preti pedofili, risarcito le vittime.

Fedeli e pellegrini sono ansiosi di vedere Francesco e di sentire la sua parola. In 40 mila, nonostante la pioggia, affollano domenica scorsa piazza San Pietro all’Angelus. «La misericordia è più grande del pregiudizio». Riassume in questa massima l’incontro di Gesù con la Samaritana alla quale chiede da bere. E lei: come mai tu che sei giudeo chiede a me da bere? Ecco – dice Gesù – dovrebbe essere il contrario. Sono io che ho per te l’acqua della vita. Io ti conosco, donna e se ti chiedo da bere è per «superare le barriere di ostilità che esistevano tra giudei e samaritani”. Così Gesù «rompe gli schemi del pregiudizio nei confronti delle donne».

«La semplice richiesta di Gesù», spiega Francesco, «è l'inizio di un dialogo schietto, mediante il quale Lui, con grande delicatezza, entra nel mondo interiore di una persona alla quale, secondo gli schemi sociali, non avrebbe dovuto nemmeno rivolgere la parola». Ma Gesù lo fa. Non ha nessuna paura: ama tutti, non si ferma mai davanti a una persona per pregiudizi. Gesù, ha proseguito, «la pone davanti alla sua situazione, non giudicandola ma facendola sentire considerata, riconosciuta, e suscitando così in lei il desiderio di andare oltre la routine quotidiana». Ogni incontro con Gesù, ha concluso il Papa, ci cambia la vita.

E ai comunicatori che lavorano nelle emittenti radio-televisive cattoliche ha raccomandato di cercare la verità, la bontà e la bellezza. «Attento a non diventare un intellettuale senza intelligenza», ha ammonito. «Attento a non diventare un eticista senza bontà. Attento a non fare quello che si fa spesso, ‘truccare’ la bellezza, cercare i cosmetici per fare una bellezza artificiale che non esiste. La verità, la bontà e la bellezza come vengono da Dio e sono nell’uomo. E questo è il lavoro dei media, il vostro». Anche i media di ispirazione cristiana, «che siano più grandi o più piccoli» rispondono alla «vocazione di servizio nella Chiesa». Tanti ancora sono gli atti, i gesti e i passi di Francesco. Fa un «pressante appello» a porre fine alle violenze in Sud Sudan, assicurare gli aiuti umanitari e promuovere la pace. Esprime cordoglio per la morte del patriarca siro-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente Ignazio Zakka Iwas, che definisce «un leader spirituale». A tutti dà appuntamento per il week-end per la Giornata penitenziale «24 ore per il Signore” che è «una festa del perdono», e molte chiese resteranno aperte di notte.

I grandi problemi del mondo torneranno in primo piano giovedì 27 quando in Vaticano arriva il presidente americano Barack Obama che ha confessato di «'ammirare la leadership mostrata dal Papa nel suo primo anno». La pace, i rapporti fra Stati, Usa e Europa, Asia e Africa, Crimea saranno temi non eludibili, specie a livello delle due diplomazia, la vaticana guidata dal segretario di Stato, Pietro Parolin.

Antonio Sassone
 



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