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Tutti senza colpa? Andiamoci pianoAnche Dio si è illuso. Certamente in buona fede, ma anche Lui, come tutti noi, è caduto nel grande inganno. Siamo tutti senza colpa, e quindi sono inutili le sue esortazioni, minacce, suppliche, lamenti, e sono inutili i progetti che ha elaborato perché la sua creatura desista dal comportamento che Egli giudica peccaminoso. Rileggiamo per esempio le letture della messa di lunedì scorso. Chiede a Mosè di trasmettere al popolo le sue proposte di vita racchiuse nei dieci comandamenti, concludendo: «Siate santi come io sono santo». E Gesù rincara la dose descrivendo come dobbiamo comportarci con il nostro prossimo se vogliamo entrare nel Regno dei cieli. Sono entrambi partiti dalla falsa premessa che l’uomo sia libero, e quindi che possa scegliere il suo modo di agire. Ricordiamo le parole del Siracide, 15,14-18: «Il Signore da principio creò l’uomo e lo lasciò in balìa del suo volere….Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; ad ognuno sarà dato quello che a lui piacerà». Come posso essere responsabile di avere scelto quello che viene definito male e morte se non sono libero di scegliere? Perché caricarmi di una responsabilità che non ho? E la Chiesa continua questo grande inganno proponendo un tempo di revisione e di conversione con la quaresima. Non si accorge neppure lei che tutto è inutile perchè non possiamo comportarci diversamente da come ci comportiamo. Ma chi ha detto che non siamo liberi? Lo ha detto Matteo De Caro in un articolo apparso sul «Sole 24 Ore» di domenica 23 febbraio. De Caro appoggia la sua rivelazione sulle ricerche scientifiche di Gilbetto Corbellini ed Elisabetta Sirgiovanni, due scienziati che nel loro volume «Tutta colpa del cervello. Un’introduzione alla neuroetica» hanno detto con estrema chiarezza che «siamo ormai legittimati ad affermare che nessuno di noi è mai moralmente responsabile, almeno nel senso classico del termine: ovvero nessuno è in grado di compiere azioni autodeterminandosi consapevolmente. E ciò perché in senso molto credibile “siamo tutti burattini”; gli effetti combinati di geni e ambiente determinano tutte le nostre azioni». Ecco i veri responsabili dei nostri comportamenti: geni e ambiente. Pensavamo di essere al di sopra del mondo vegetale e animale, e invece le neuroscienze ci hanno risvegliato dal sonno della nostra illusione e ci hanno riportati al nostro vero livello. Siamo come loro predeterminati. Punto e basta. Un po’ la sapevamo da tempo, e lo esprimevamo con quella frase con la quale cercavamo di difenderci quando ci veniva rimproverato qualcosa: «Sono fatto così»; ma adesso non è più un’oscura intuizione; ora possiamo dirlo con l’aiuto della scienza, e con la scienza non si discute. O meglio, possono discutere solo quegli oscurantisti che si ostinano a difendere le loro idee anche contro l’evidenza della scienza. De Caro, con l’aiuto dei due neuroscienziati, ha aperto alla nostra intelligenza una finestra ed è entrata la luce della verità: non dobbiamo illuderci, siamo predeterminati e non ci resta che scendere dal piedistallo che ritenevamo ci ponesse al di sopra dei vegetali e degli animali. Come loro abbiamo scritto nel nostro Dna come dobbiamo comportarci e non possiamo discostarci da questo programma. Siamo solo, in comune con gli animali, superiori ai robot e ai computer perché abbiamo una certa coscienza di quello che facciamo, mentre queste macchine agiscono secondo il programma che è stato inserito nelle loro viscere, senza rendersene conto. Ma per il resto siamo come loro. E chi contesta i risultati della scienza è un passatista che alla scienza preferisce le sue personali teorie. Non rinunciamo a pensare Perché nel mondo dei leoni non ci sono scuole, tribunali, carceri, chiese, cliniche, e nessuno tra loro mette in discussione la loro ferocia e l’abitudine di procurarsi il cibo azzannando e sbranando gazzelle e ogni vivente che viene loro a tiro? Perché tra loro non ci sono giudici, educatori, maestri, terapisti, legislatori, poliziotti, moralisti e personaggi simili? La risposta è semplice. Perché il loro comportamento è dettato dall’istinto e non possono agire diversamente da come agiscono. Se non sono liberi non c’è neppure responsabilità, e se non c’è responsabilità non c’è colpa, non c’è pena, non c’è possibilità di conversione e redenzione. Ecco il significato del titolo che De Caro ha posto al suo articolo: «Nessuno è colpevole». Siamo tutti innocenti. Anche l’uomo che nell’isola di Uthoia ha ucciso decine di ragazzi, anche il ladro che mi sta rubando la macchina, anche il rapinatore che stupra e uccide la ragazza in macchina con il fidanzato, anche il politico che utilizza per sé il danaro pubblico, anche il camorrista che organizza un controstato… tutti innocenti perché tutto è predeterminato dal loro dna e dall’ambiente. Tutt’al più si può usare la teoria del “consequenzialismo” e pensare che si possano prevenire e impedire i comportamenti che vengono giudicati dannosi per la convivenza sociale, ma nulla più. Non c’è pena e tanto meno redenzione. La piccola confusione dalle grandi conseguenze Poi, riflettendo ancora, ci accorgiamo che tutto dipende da un piccolo errore dalle grandi conseguenze: si identificano i condizionamenti con i determinismi. Non si è liberi se si è predeterminati, ma si è sempre liberi anche quando si è condizionati. Mi spiego. Da sempre l’uomo è stato considerato un essere libero. Ma, e questo non è stato sufficientemente detto, la sua è una libertà situata, cioè una libertà che vive in un essere fatto di fisicità, di psichicità, di spiritualità. Da queste sue diverse componenti nascono tutti i suoi vantaggi, ma anche i suoi svantaggi, e allora ci rendiamo conto che «abbiamo un tesoro in un vaso fragile» (2Cor. 4,7). L’uomo ragiona, ma giunge alla verità gradualmente, con fatica e sa che in questo processo può cadere nell’errore. Sa di trovare un grande aiuto nella sua corporeità, nelle sue passioni, nei suoi stati d’animo, nella cultura, nelle tradizioni, nell’educazione ricevuta, nella sua biografia personale, ma sa anche che da questi preziosi aiuti possono nascere dei forti condizionamenti. Da sempre sa che l’ira muove ad agire, ma qualche volta lo acceca. Per questo da sempre si parla di educazione, di prevenzione, di ascesi, di conversione, cioè di azioni volte a sviluppare le capacità e i talenti di cui ognuno è dotato, lottando contro le tendenze che portano l’uomo distruggersi e a distruggere. Per cui l’affermazione che nell’uomo esistono molti condizionamenti non è una novità. E’ sfondare una porta aperta. Però, e qui è la novità, i condizionamenti non annullano la libertà, anche se rendono difficile il suo esercizio. Perché? Perchè l’uomo è più di tutto quello che è, e di tutto quello che fa. È “più” anche dei suoi condizionamenti. Non solo vive, ma sa di vivere; non solo agisce, ma sa di agire. Emerge su tutta la sua vita, la giudica, la confronta con altri modi di vivere, ed è in grado di desiderare e di voler liberamente essere e agire in modo diverso da quello che è. In vario modo: o con le forze personali che ha a disposizione; oppure, in forza della sua socialità che lo apre al discepolato o alle varie forme di terapia, con l’aiuto di chi può aiutarlo a capire come deve agire e può sostenerlo nel cambiamento; oppure, in forza della sua creaturalità che lo apre alla religiosità, alla preghiera, alla grazia, ricorrendo a forze extraumane, a Dio. Sa anche che tutto il suo processo di scelta e di cambiamento può fallire, ma anche in questo caso è in grado di giudicare come può recuperare il suo fallimento. E quando si accorge che una persona non è in grado di pensare e di volere liberamente, si attiva per diventare la sua coscienza e la sua guida, Conclusione: guai a chi scandalizza Chi è predeterminato non può agire in modo diverso da quello stabilito dalla predeterminazione; ma chi è condizionato può agire sui suoi condizionamenti, anche se con difficoltà e fatica, come avviene nel paraplegico che partecipa alle paraolimpiadi. Può addirittura trasformare i suoi condizionamenti in un fatto positivo, come avviene nell’ammalato che riesce a dare un significato alla sua malattia, unendo la sua sofferenza a quella del Cristo per la salvezza del mondo. Basta che ci guardiamo attorno per vedere quante persone sanno prendere in mano la loro vita e sanno uscire da situazioni che la deprimevano o la infangavano. Le agiografie dei santi presentano storie di uomini che hanno saputo trasformare radicalmente la loro vita, come san Paolo, che da persecutore diventa predicatore del Vangelo, come l’egiziano Antonio, che da ricco vende tutti i suoi averi, li distribuisce ai poveri e si ritira nel deserto, come san Francesco di Sales, che da collerico diventa il santo della dolcezza; come san Francesco d’Assisi, che passa da una vita scioperata ad un vita di penitenza e di gioia in Cristo. E infiniti altri. Allora si deve concludere che le neuroscienze sono inutili? No, perché permettono all’uomo di conoscersi meglio, e di conoscere anche quei condizionamenti più difficili da cogliere, e di capirne i meccanismi, per essere poi in grado di neutralizzarli o di metabolizzarli dando loro un significato che può giungere a trasformarli in energie di vita. La malattia può diventare l’occasione per riscoprire la vita e il senso della vita; come addirittura la morte può essere l’occasione per scoprire il senso e la direzione vera della vita. De Caro avrebbe dovuto meglio riflettere prima di lanciare il suo programma che deresponsabilizza l’uomo. «Nessuno è colpevole» è una affermazione che può stupire i semplici, ma tradisce la verità. Gesù ha detto parole terribili contro chi scandalizza i semplici, e lo scandalo non è solo quello che interessa il de sexto, ma tutto quello che porta fuori dalla verità. Giordano Muraro o.p.
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