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Papa Francesco: servizio, non corte«Il cardinale entra nella Chiesa di Roma, non entra in una corte». Servizio, dunque, nella Chiesa dei poveri, che con i nuovi cardinali include visibilmente tutti i popoli e tutte le nazioni (è la volta dell’Oceania) e avvia le prime riforme con la creazione di una Segreteria di coordinamento per gli affari economici. I primi ad essere chiamati, o richiamati, all’umiltà e alla collaborazione, evitando intrighi e chiacchiere, sono proprio i cardinali. Fine del Vatileaks. Ma anche i vescovi, i preti, i religiosi, i fedeli. Quel che papa Francesco dice nella solennità della Basilica di San Pietro, lo ripete per tutti dalla finestra sospesa sulla Piazza all’Angelus. Nel sermone domenicale il suo monito si espande davanti ai 18 porporati insigniti appena ventiquattr’ore prima e a quelli che zucchetto e anello l’hanno ricevuto in precedenti Concistori, ora tutti concelebranti nei loro paramenti verdi, colore della rinascita e della gioia, e con le mitrie triangolari ondeggianti sulla folla dei fedeli. Lì davanti, in prima fila, dirimpetto all’altare della Confessione, spicca un uomo vestito di bianco. E’ Joseph Ratzinger, Benedetto XVI. Non un antipapa, bensì il Papa emerito. E’ venuto perché Francesco lo ha invitato. Spettacolo ed emozione. Continuità, tradizione e rinnovamento. Francesco va ad abbracciare Benedetto, e non c’è avvertenza che possa fermare l’applauso. Allo stesso modo papa Bergoglio era sceso dalla cattedra per accostarsi all’arcivescovo in carrozzella per consegnargli le insegne da cardinale. Lo stesso atto che a fine settimana compie il decano dei cardinali, Angelo Sodano, recandosi in quel di Bergamo, Sotto il Monte, a porre zucchetto rosso e anello al dito al quasi centenario Francesco Loris Capovilla, il segretario di papa Giovanni XXIII, che ivi si è ritirato a vivere nel silenzio e nella preghiera, a conservare le memorie. Ora il collegio dei cardinali è completo come corpo elettorale: 120. Ma ci sono altri cardinali ultraottantenni e altri ancora che stanno per superare questa soglia e ci saranno altri Concistori per la Chiesa che ha imboccato la via della purificazione. Rimarrà il monito iniziale: «Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze». E ancora: «Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: “sì, sì; no, no”; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità'». Entrando dunque nella Chiesa, non si entra in una corte. Più che onori, oneri. Il cardinalato come servizio, più che una dignità. Francesco ne definisce l’ambito, nell’imminenza delle riforme che riorganizzano la curia, intesa non solo come amministrazione vaticana e Ior o Istituto opere di religione, ma anche come diocesi, congregazioni, dicasteri. E anche riforme che riguardano direttamente la sfera spirituale, la vita di ognuno, della famiglia e della comunità. I cardinali riuniti in Consiglio hanno tracciato delle linee e avanzato delle proposte. Il Papa tira le conclusioni, prende le decisioni, emette provvedimenti. A poche ore di distanza dalle due cerimonie del sabato e della domenica, ecco il motu proprio Fidelis dispensator et prudens, col quale istituisce una nuova struttura di coordinamento per gli affari economici della Santa Sede e del Vaticano. E’ la segreteria per l’Economia. Ne è prefetto il cardinale George Pell, australiano, arcivescovo di Sidney. Avrà un Consiglio di 15 membri, 8 cardinali o vescovi e 7 laici. La Chiesa, spiega il Papa nel motu proprio, «è consapevole della responsabilità di tutelare e gestire con attenzione i propri beni, alla luce della sua missione di evangelizzazione e con particolare premura verso i bisognosi». E specifica: «In special modo la gestione dei settori economico e finanziario della Santa Sede è intimamente legata alla sua specifica missione, non solo al servizio del ministero universale del Santo Padre, ma anche in relazione al bene comune, nella prospettiva dello sviluppo integrale della persona umana». Una decisione presa «dopo aver considerato attentamente» i risultati del lavoro della Commissione referente nominata il 18 luglio 2013 e dopo essersi consultato con i due Consigli dei cardinali da lui nominati. L’organismo ha una grande importanza, perché, ha rilevato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha autorità su tutte le attività economiche e amministrative della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Un’istituzione forte, ha sottolineato Lombardi, che prepara e pubblica i bilanci, risponde al Consiglio per l’economia, composto in parti eguali da ecclesiastici e laici, esperti qualificati. Cessa dunque il precedente Consiglio e si insedia il nuovo. La segreteria per l’Economia, che è l’istituzione nuova, principale, è guidata da un cardinale prefetto. C’è altresì un Ufficio del Revisore generale. Rimane l’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria, che ha compiti di collaborazione con le unità di informazione finanziaria degli altri Stati, che riguarda tutto quello che ha a che fare con la lotta contro il riciclaggio di denaro, e che deve essere quindi un’istituzione completamente autonoma dalle altre, e l’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, che ha la funzione, che viene ribadita e ulteriormente precisata, di Banca centrale per lo Stato della Città del Vaticano. Quanto allo Ior, Lombardi chiarisce che continua ad essere oggetto di studio e di riflessione. L’organizzazione creata, conclude il portavoce, ha un orizzonte molto più ampio in quanto riguarda le dimensioni economiche e amministrative della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano nel loro insieme, mentre lo Ior è un’istituzione particolare e con una sua funzione specifica, un piccolo tassello quindi di una realtà più ampia. L’unità della Chiesa è il bene supremo. Francesco in questa solenne circostanza ha esortato tutti a lavorare a questo obiettivo, evitando ogni divisione, perché una comunità non appartiene a qualche predicatore, ma a Cristo, come ha spiegato San Paolo. «Tutti insieme, vescovi, presbiteri, persone consacrate e fedeli laici, dobbiamo offrire la testimonianza di una Chiesa fedele a Cristo, animata dal desiderio di servire i fratelli e pronta ad andare incontro con coraggio profetico alle attese e alle esigenze spirituali degli uomini e delle donne del nostro tempo». L’altra grande meta è la pace. «La Chiesa ha bisogno di noi anche affinché siamo uomini di pace e facciamo la pace con le nostre opere, i nostri desideri, le nostre preghiere». Le attese ora sono rivolte al Sinodo, verso il quale si marcia a ritmi decisi. Al centro c’è la famiglia, nella sua evoluzione sotto il segno dei tempi, tra separazioni, divorzi, unioni di fatto, famiglie allargate, educazione dei figli, concessione del sacramento della Comunione ai divorziati risposati. Il punto di partenza positivo, come si legge nel rapporto conclusivo del cardinale Walter Kasper nel Concistoro straordinario, è «riscoprire il Vangelo della famiglia in tutta la sua bellezza e verità», che convince «con la verità e la bellezza». «Dobbiamo mostrare con parole e fatti che è possibile che le persone trovino la felicità nella famiglia». La famiglia, «chiesa domestica, è via privilegiata di evangelizzazione e di amore» e fa parte del «cammino della Chiesa verso la gente e con la gente». Giacché le persone nella Chiesa cercano una casa, la «famiglia è futuro e anche per la Chiesa costituisce la vita del futuro». Antonio Sassone
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