Accuse alla Chiesa che sa rispondere

Un anno dalla rinuncia al papato di Benedetto XVI e il mondo apprezza sempre più in tutto il suo valore un atto pressoché unico nella storia. Una decisione “voluta” da Dio, confida oggi il Papa emerito che si è ritirato in preghiera dentro le mura vaticane, senza interferire minimamente col suo successore. Le cronache rendono omaggio al suo coraggio, alla sua straordinaria decisione. Lo choc iniziale lasciò il posto alla comprensione, alla solidarietà, all’affetto per il vecchio Pontefice fiaccato, ma non domo, dagli scandali dei preti pedofili, dalle congiure e dai tradimenti dei suoi collaboratori. In una parola da quella vicenda che va sotto il nome di Vatileaks.

Davanti agli occhi di tutti si snodano ancora i giorni dall’11 al 28 febbraio, quando Benedetto in elicottero lascia il Vaticano per Castel Gandolfo. Il portone si chiude alle sue spalle e la «Sede è vacante». Ma il 13-03-’13, numerazione fausta per la cabala, disegno della Provvidenza per chi crede, si affaccia dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro Jorge Mario Bergoglio, che col suo semplice «fratelli e sorelle, buonasera», definendosi vescovo di Roma chiamato dai «fratelli cardinali» «quasi dai confini del mondo» fa esplodere la folla sulla piazza in grida di giubilo. Ha assunto il nome Francesco. E’ guida di una Entità grandiosa costituita da anime, persone, figli di Dio di ogni razza, di ogni lingua, di ogni colore.

In dodici mesi la Chiesa sta riassumendo il volto delle origini, «Chiesa dei poveri e per i poveri». In prima persona Francesco si spoglia, come il Poverello di Assisi, di alcuni simboli, la croce e l’anello d’oro, le scarpe rosse papali, imitato dai vescovi e anche da Capi di Stato. Mette mano al rinnovamento della curia, iniziando dal vertice, la segreteria di Stato, il suo ministero degli Esteri, affidato a prelati diplomatici, per passare ai dicasteri e arrivare alla più attesa e contestata Banca vaticana, lo Ior, al centro di scandali e intrighi per sospetto riciclaggio. Si orienta verso la gestione collegiale, creando commissioni di cardinali. Getta ponti verso le altre confessioni religiose, gli ebrei, i musulmani, i “separati” d’Occidente e soprattutto d’Oriente, di quel Medio Oriente così travagliato fino alla grande Russia.

La gente guarda a Francesco e ritrova speranza e fiducia. L’interesse verso la sua persona rimane altissimo. Si concede alle folle, dialogando e interrogando. Si concede ai giornalisti. Di qualsiasi tendenza: credenti, agnostici o atei. La sua parola penetra. E’ l’insegnamento di Gesù. E’ il Vangelo. E’ amato e approvato in modo plebiscitario non solo dal popolo, ma anche da leader e da opinion-leader: calciatori, attori, artisti, intellettuali.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha espresso ammirazione. Sta per venire a fargli visita la Regina Elisabetta. Il Papa riceverà l’ottantaseienne sovrana del Regno Unito non nella Sala Regia o del Trono, ma a Casa Santa Marta, dove abita. E allora anche la Regina rinuncia, a fatica, alle tradizionali insegne, alla corona, alla mantilla. I malati, i poveri, i sofferenti sono nel suo cuore. Incontra Philomena Lee, una storia diventata film di successo: da ragazza ha un figlio che le viene tolto e lei viene rinchiusa in convento. Ora ha 80 anni. Dopo 62 ha ritrovato il figlio. L’incontro col Papa, confessa, «mi ha finalmente liberata».

Francesco allarga lo sguardo. Ha già annunciato il pellegrinaggio in Terra Santa, accogliendo l’invito del governo di Israele e dell’Autorità palestinese. A Gerusalemme scambierà l’abbraccio col patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, e forse, così si spera, con quello di Mosca, Alessio. Ma si spinge ancora più in là. Andrà in Corea, di cui sta beatificando i martiri, una nazione spaccata in due, il Nord sotto rigida dittatura. Andrà nello Sri Lanka, la Ceylon gioiello dei turisti ma propaggine del subcontinente indiano che è dato in sviluppo ma dove le disparità sono forti. Dall’altra parte del mondo, l’Asia. Sempre mondo, terra degli uomini e di Dio. E per esaltare ancora una volta il vero senso dell’amore e della famiglia accoglie i fidanzati nel giorno di San Valentino: Francesco dà loro appuntamento nell’Aula Paolo VI, ma sono tanti, troppi. Meglio piazza San Pietro, anche se con gli ombrelli. E sabato 22 crea sedici nuovi cardinali, più tre emeriti.

L’interesse per il Papa e verso il Vaticano spinge anche a qualche eccesso e interferenza. Così il Comitato Onu con sede a Ginevra che si occupa dei diritti dell’Infanzia incalza la Santa Sede sul problema dei preti pedofili, dimenticando la decisa azione condotta da Benedetto XVI per stroncare il turpe fenomeno. Quel Papa ha incontrato le vittime in vari Paesi, in Europa e in America, ha ridotto allo stato laicale 400 sacerdoti, lasciandoli nelle mani della giustizia civile, ha stimolato le diocesi al risarcimento. Almeno due cardinali, che avevano coperto i colpevoli, Roger Mahony e Bernard Law, sono stati messi fuori gioco. Confermata la linea del rigore, Francesco ha nominato una speciale Commissione. Ha esortato i superiori degli ordini religiosi a non ammettere nei seminari i corrotti. L’episcopato italiano sta per emanare le linee-guida che affidano al vescovo le decisioni su vittima e colpevole.

Tema doloroso, questo della pedofilia clericale, che ha indotto il Vaticano a prendere posizione sui rilievi del Comitato Onu. Ma altri aspetti problematici sono sollevati da un'indagine svolta dall’Agenzia B&A in 12 Paesi su 12 milioni di cattolici in Africa, Asia, Nord e Sud America, e in Europa (in Francia, Spagna, Polonia e Italia). Il report, pubblicato dal «Washington Post», «El Pais» e «Repubblica» riguarda i grandi temi: la Comunione ai divorziati, il matrimonio dei gay e dei preti, l’aborto. Il 79 per cento degli interrogati ritiene che i divorziati debbano poter ricevere la Comunione, il 16 per cento no. I preti possono sposarsi per il 57 per cento degli italiani, sul no il 38 per cento. Sul sacerdozio delle donne, già bocciato dal Papa come ultra clericalismo, il 59 per cento è per il sì, il 35 per cento per il no. Per l’aborto, infine, il 15 per cento ritiene che debba essere concesso in ogni caso, il 68 per cento in casi particolari (pericolo di vita per la madre), il 13 per cento è contrario. Favorevole ai contraccettivi l’84 per cento, contrario il 12 per cento e sul matrimonio tra omosessuali il 30 per cento lo sostiene, il 66 per cento è contrario.

Sono dati da non ignorare, tanto più che il Vaticano ha lanciato a sua volta un sondaggio mondiale in vista del Sinodo dei vescovi di ottobre. Finora, in ogni caso, emerge la visione di una Chiesa aperta, una madre che non persegue scomuniche e condanne, ma vuole richiamare ai valori anche perché il 74 per cento degli italiani giudica «eccellente» quel che sta facendo Francesco, il 25 per cento lo giudica «buono», solo l’1 per cento «mediocre». Approvazione totale, dunque, per Francesco, che ha già diffuso il Messaggio per la XXVIII Giornata mondiale della gioventù, «una grande festa della fede e della fraternità» da celebrare a Cracovia nel 2016.

Antonio Sassone

 



SIR | Avvenire.it | FISC

PRELUM Srl - P.I. 08056990016