Scuola e famiglia

I vescovi italiani indicono un evento straordinario, una sorta di protesta silenziosa, un raduno di preghiera in piazza San Pietro il 10 maggio, con l’assenso e la partecipazione del Papa, per difendere le scuole cattoliche dal rischio chiusura, la libertà della cultura e dell’educazione. E’ una delle iniziative dell’episcopato contro la crisi. «L’Italia non è una palude fangosa dove tutto è insidia, sospetto, raggiro e corruzione. No». Anche «la voce dei senza lavoro, che sale da ogni parte del Paese, deve trovare risposte più efficaci in ogni ambito di responsabilità».

E’ questo il grido del Consiglio permanente della Cei riunito in Vaticano sotto la presidenza del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e con l’esordio a segretario generale di mons. Nunzio Galantino, chiamato dal Papa da Cassano all’Jonio, in Calabria. Tocca a Galantino, succeduto a Mariano Crociata, illustrare in conferenza stampa i risultati sulla ricognizione per la revisione dello Statuto della Cei a 14 anni della sua formulazione, sulla base degli apporti forniti dalle sedici Conferenze episcopali. La prospettiva è l’elezione degli organi direttivi, come avviene negli altri Paesi, ma anche la riduzione e accorpamento del numero delle diocesi. Non solo. Papa Bergoglio, ricorda Bagnasco, ha anche affermato che «i Pastori hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone. Non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito del privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo. Ne deriva che la conversione cristiana esige di riconsiderare specialmente tutto ciò che concerne l’ordine sociale e il conseguimento del bene comune».

Su questa base il Presidente dei vescovi ha affrontato problemi ancora aperti nel nostro Paese: dalla mancanza del lavoro al sostegno alle scuole cattoliche, alcune a rischio chiusura o già chiuse. «Non possiamo, per ragioni di giustizia, non rilevare ancora una volta la grave discriminazione per cui, nel nostro Paese, da un lato si riconosce la libertà educativa dei genitori e dall’altro la si nega nei fatti, costringendoli ad affrontare pesi economici supplementari». Comunità cristiane e ordini religiosi resistono, ma «ogni anno, chiudere scuole cattoliche (di qualunque ordine e grado) rappresenta un documentato aggravio sul bilancio dello Stato, un irrimediabile impoverimento della società e della cultura, e viene meno un necessario servizio alle famiglie».

Da qui l’evento pubblico del 10 maggio con «l’approvazione, ma anche la personale presenza del Papa», ha precisato Bagnasco. Sono invitati «tutti coloro che, a prescindere dal proprio credo, sono convinti della posta in gioco per i giovani, le famiglie, la società. Dobbiamo tutti reagire», ha aggiunto il cardinale, «ad una visione esasperata e interessata che vorrebbe accrescere lo smarrimento generale e spingerci a non fidarci più di nessuno. A questo disegno, che lacera, scoraggia e divide, e quindi è demoniaco, non dobbiamo cedere nonostante esempi e condotte disoneste, che approfittano del denaro, del potere, della fiducia della gente, perfino della debolezza e delle paure: nulla deve rubarci la speranza nelle nostre forze se le mettiamo insieme con sincerità».

Bagnasco ritorna su un interrogativo drammatico: «Quale progetto di vita è possibile per le giovani generazioni? Il dibattito sulla riforma dello Stato, nei suoi diversi snodi, è certamente necessario, ma auspichiamo che ciò non vada a scapito di ciò che la gente sente più bruciante sulla propria pelle, e cioè il dramma del lavoro: la povertà è reale». Altro dramma è «la situazione insostenibile delle carceri italiane» che la Chiesa ben conosce per l’opera dei cappellani e dei volontari. Per tutti l’auspicio di «una situazione più dignitosa». Solidarietà anche ai «fratelli ebrei» nella ricorrenza dell’Olocausto e alla comunità cinese presente nel nostro Paese in occasione del loro Capodanno.

Nell’orizzonte immediato c’è il Sinodo dei vescovi sulla famiglia. «La società», dice Bagnasco, «ha bisogno di lavoro e di famiglia. L’obiettivo è un livello di prosperità per tutti, affinché tutti possano accedere al bene dell’educazione, dell’assistenza sanitaria, della casa». Ma anche «la partecipazione attiva alla vita comunitaria, così che nessuno sia preda della solitudine, e soprattutto non senta di essere superfluo». In conclusione, afferma Bagnasco, «la famiglia deve essere sostenuta da politiche più incisive ed efficaci anche in ordine alla natalità, difesa da tentativi di indebolimento e promossa sul piano culturale e mediatico senza discriminazioni  ideologiche».

I gravi problemi che angustiano i popoli, dalla povertà alle guerre, dalle migrazioni al degrado ambientale, hanno avuto la prevalenza anche nell’incontro tra papa Francesco e François Hollande. Il presidente della Francia, che non ha richiesto (diversamente da Sarkozy) il titolo di canonico del Laterano, e ciò a prescindere dalle sue personali vicende sentimentali, ha dato pieno appoggio alla soluzione dei conflitti, con un contributo particolare per superare l’intrigo siriano e mediorientale, secondo le attese della Conferenza di Ginevra 2.

In questo contestato Hollande ha detto al Papa che il suo viaggio in Terrasanta assume una forte valenza per un’intesa tra israeliani e palestinesi. Ha altresì assicurato appoggio per alleviare le tensioni in Africa e i gravi problemi economici in Europa. Così il Papa ha anticipato al suo ospite che sta scrivendo un testo sull’ecologia, notizia confermata dalla sala stampa. Mentre tutta nuova è la notizia che Francesco sta pensando di fare un viaggio in Corea in estate. Decisione straordinaria per avvicinare l’Asia. «In Francia sarà il benvenuto quando vorrà. Sarà un momento importante», ha detto Hollande.

Una somma di impegni che non mettono in secondo piano l’azione pastorale del Papa, l’appello all’unità dei cristiani, la partecipazione al dolore degli ebrei nell’anniversario della Shoah, l’attenzione alle vicende nazionali dell’Ucraina. E l’attenzione ai malati (è la Giornata degli affetti dalla lebbra) e alle persone le più umili e sofferenti. Papa Francesco prende il telefono e chiama la signora Claps a Potenza. E’ la mamma di Elisa, la ragazza uccisa a 16 anni e il cadavere nascosto sotto il campanile della chiesa. Non si è trattato solo di consolare una mamma che soffre da diciannove anni e ora ha perso pure il marito. E’ un ammonimento a uomini di Chiesa. A chi forse non ha contribuito per agevolare il cammino della giustizia.

All’Angelus, poi, papa Francesco ricorda il bambino di tre anni, Cocò Campolongo, che è stato bruciato in macchina a Cassano allo Jonio, in Calabria, in una vicenda sicuramente legata alla malavita. «Questo accanimento su un bambino così piccolo sembra non avere precedenti nella storia della criminalità. Preghiamo con Cocò, che sicuro è con Gesù in cielo, per le persone che hanno fatto questo reato, perché si pentano e si convertano al Signore».

Convivenza, dialogo, unità dei cristiani («le divisioni sono uno scandalo»), intese per puntare alla pace. Mete difficili, ma da perseguire. Con il presidente francese Hollande, oltre l’orizzonte della pace, non meno impellenti sono stati considerati i temi della bioetica, della famiglia, della tolleranza religiosa, approfonditi nel successivo incontro con il segretario di Stato, card. Parolin, e il ministro degli Esteri, Mamberti.

 Antonio Sassone



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