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Tanti impegni per FrancescoL’interesse, l’attenzione, le attese sono incentrate su Ginevra per la Conferenza sulla Siria, patrocinata dall’Onu e dal Vaticano. I fedeli accompagnano l’evento con le preghiere nella speranza di un risultato positivo per la pace nello scacchiere del Medio Oriente e in tutto il mondo, con riflessi su una nuova governance del fenomeno migratorio, sulla protezione dei bambini dalla pedofilia e da ogni forma di violenza. Tutti temi toccati dal Papa nella sua attività quotidiana, ma con risvolti nella politica, nella società e a livello internazionale. «Bella, Frà…». «Bella, Francesco». E’ il più originale e il più espressivo striscione di quanti se ne vedono in piazza e nei luoghi dove c’è il Papa. Era sollevato domenica pomeriggio al suo arrivo alla parrocchia del Sacro Cuore, chiesa dei Salesiani di fronte a Termini, la più grande stazione di Roma, e di fronte a una Casa di accoglienza (dormitorio e mensa) della Caritas. Un luogo di fedeli e viaggiatori, di posteggiatori abusivi e homeless, ma anche di giovani impegnati in un incontro di basket nel cortile, secondo la pedagogia di don Bosco. Un luogo cruciale. Un crogiuolo di razze, lingue, età. Un frammento di umanità. E’ quella che accoglie il Papa. «Bella, Frà...» è un’espressione gergale romanesca, familiare, affettuosa, che esprime gioia per l’incontro. Un luogo in apparenza centralissimo, in realtà quanto di più periferico si possa immaginare. Ed è qui che Francesco confessa cinque persone e due di loro sono proprio migranti, rifugiati. Cioè persone, fratelli. Uomini, figli di Dio. Non esseri prede di «mercanti di carne umana». Questa è l’espressione, durissima, che papa Bergoglio usa nella Giornata dei migranti e dei rifugiati. Un miliardo di persone oggi sono migranti. E niente e nessuno li fermerà. Si muovono per lasciare la povertà, le persecuzioni, la guerra, la fame. Ci sono 23 guerre oggi nel mondo. Quelle dichiarate. Altre striscianti. Un miliardo di persone fuggono da questi mali. Il fenomeno migratorio è da condannare, ma nasconde aspetti postivi. Migranti e rifugiati non sono selvaggi, ma persone. Molti lavorano, molti sono cattolici o cristiani o seguaci di altre fedi, molti sono sposati qui, non pochi hanno studiato. Tutti elementi che invitano a passare dalla “cultura dello scarto” a una “cultura dell’incontro e dell’accoglienza”. Lo scrisse Francesco nel messaggio per questa Giornata mondiale che porta il titolo: «Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore». Bisogna cambiare «il nostro alfabeto»: non più «paura, diffidenza, discriminazione», ma «accoglienza, ospitalità, tutela della dignità delle persone». La preghiera è un fattore di integrazione. Lo dimostra il fatto che i luoghi di culto destinati alle diverse confessioni religiose sono aumentati. Conoscevamo la sinagoga ebrea, le chiese ortodosse, anglicane, protestanti e anche la moschea musulmana. Ora ci sono i templi buddisti, la grande Pagoda per i Cinesi vicina ai magazzini semiclandestini e malsani. Una guida della Caritas Migrantes li indica. Sono 293 nel territorio di Roma: 172 per i cattolici, 53 per gli ortodossi, 27 per i protestanti, 25 per i musulmani, 7 per gli ebrei, 7 per i buddisti, uno per gli induisti e uno per i sikh. In Italia ci sono 769 luoghi di culto islamico. La maggior parte al nord. Altri dati documentano che 381 mila stranieri risiedono a Roma. L’incidenza degli immigrati sulla popolazione della Capitale supera il 10 per cento, due punti al di sopra della media nazionale. La metà proviene dai Paesi europei, seguono gli americani (45mila), gli asiatici (111 mila) e gli africani (46 mila), qualche migliaio arrivati dall’Oceania. Secondo stime i cristiani sono quasi i due terzi del totale (65,2 per cento). I cattolici (30 per cento, 114 mila) precedono di poco gli ortodossi (27,9 per cento 106 mila). I musulmani incidono per il 20 per cento (76 mila). Gli induisti (11mila), i buddisti (9 mila) e i fedeli di altre religioni orientali (4.500, specialmente sikh, ossia indiani, rappresentano una quota del 6,5 per cento). Per la comunità ebraica è stata stimata una presenza di mille persone, per le religioni tradizionali africane 3 mila, così come altre 3 mila persone appartengono a gruppi differenziati. Non vengono dimenticati gli atei e gli agnostici, ai quali si deve rispetto, ricordando che papa Francesco ricevendo i giornalisti dopo la sua elezione non impartì la benedizione proprio per questo senso di rispetto. «La migrazione impone oggi una diversa riflessione e chiede nuove leggi. L’Italia e l’Europa», denunciano i responsabili della Cei, i monsignori Perego e Montenegro, «hanno la colpa di essere “poco accoglienti”. Occorre cambiare la Bossi-Fini. Così com’è non può andare avanti. E’ necessario strutturare un testo unico sul diritto di asilo». E cambiare la legislazione in modo che «si consideri il fenomeno migratorio non un fenomeno estemporaneo, ma un fenomeno strutturale. E destinare più investimenti per l’integrazione, alla quale oggi vanno briciole». Invece ci si concentra sul permesso di soggiorno, con miliardi di euro, sulla reclusione, sui Cie (Centri di accoglienza temporanei), sui centri di espulsione. Tutte misure punitive e restrittive. Si danno pochi centesimi per l’accompagnamento ai servizi sanitari, alla scuola, luoghi fondamentali per evitare che il fenomeno migratorio sia incontrollabile, per cercare veramente di costruire sicurezza e sicurezza sociale. La tutela dei diritti dei lavoratori è caduta, come denunciano i sette cinesi morti arsi vivi a Prato, gli sfruttati delle diverse campagne dal Nord al Sud Italia e nella cantieristica. La denuncia è dura. I dati sono drammatici. Secondo i responsabili Caritas «bisogna cambiare i meccanismi sul lavoro, facendo incontrare domanda e offerta, investire sui lavoratori in modo che la grande massa di immigrati, che sono nel precariato, possano essere assunti con contratti che siano adeguati, oggi a parità di contratto l’immigrato prende il 30 per cento in meno. Questo significa sviluppo, questo significa uscire dalla crisi». La migrazione in ogni caso, sta cambiando il volto della società: nel lavoro con 2 milioni e mezzo di occupati, nella scuola con 800 mila studenti, di cui il 47 per cento di seconda generazione. Sta cambiando anche la Chiesa, avvertono i prelati, con un milione di cattolici che provengono da 100 nazionalità diverse, e sta cambiando la famiglia con 400 mila matrimoni misti, 24 mila ogni anno. In conclusione, «bisogna costruire relazioni, superando ignoranza e pregiudizi, che vediamo spesso anche nei mezzi di comunicazione sociale e anche nella politica». Papa Francesco poi continua a guardare all’interno della Chiesa. E’ tornato in primo piano il doloroso capitolo della pedofilia nel clero. Quattrocento preti accusati di molestie sessuali a bambini sono stati ridotti allo stato laicale da Benedetto XVI in un biennio. Il dato, rivelato dall’agenzia internazionale «A.P.» è stato esposto a Ginevra nella riunione della Commissione Onu sui diritti per l’Infanzia, che fa il punto sull’applicazione della Convenzione in alcuni Paesi, a conferma dell’impegno della Santa Sede a non transigere sul fenomeno che tanto dolore ha arrecato alla Chiesa, sporcandone l’immagine e arrecandole anche danno economici e finanziari. Dati inconfutabili, emersi dalle statistiche ufficiali, come ha chiarito il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Nel contempo si ricordano le iniziative dei due papi per stroncare il fenomeno, con una delle decisioni più forti: consegnare i colpevoli alla giustizia civile, e al tempo stesso togliendo loro la potestà di esercitare il ministero sacerdotale, non limitandosi a trasferirli di sede, come era pure avvenuto. Le statistiche certificano la massiccia crescita dei casi di preti rimossi rispetto al biennio 2008-2009, quando il Vaticano diffuse, per la prima volta, queste informazioni. L’impegno della Chiesa a favore dell’infanzia è stato sottolineato dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi. «Molte istituzioni cattoliche nel mondo», ha ricordato, «sono impegnate ad assicurare un’ampia gamma di importanti servizi sociali, sanitari ed educativi»: scuole cattoliche di ogni ordine e grado costituite dagli ordini religiosi, dalle diocesi e dalle parrocchie che garantiscono un’educazione «a oltre 50 milioni di ragazzi in tutto il mondo, spesso in aree rurali e tra le fasce di popolazione più marginalizzate». Violenza e sfruttamento ai danni dell’infanzia, ha aggiunto, non possono mai trovare giustificazione. E’ la posizione consolidata della Santa Sede, con gli interventi di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora papa Francesco, che ha annunciato la creazione della Commissione per la protezione dei minori «per promuovere l’inviolabile dignità dei minori, nel corpo, nella mente e nello spirito». La Chiesa cattolica vuole «diventare un esempio» nella lotta contro gli abusi e per la protezione dell’infanzia.
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