Alleati contro la povertà più che mai necessario

«La povertà resta una questione attuale perchè non pensiamo abbastanza a chi è povero e bisognoso. Ma come ha scritto papa Francesco nell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium “finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della iniquità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema”. Un ammonimento che non dobbiamo dimenticare».

A dirlo è il presidente nazionale delle Acli, Gianni Bottalico, intervistato nei giorni scorsi per parlare dell'Alleanza contro la povertà, la nuova iniziativa che vede insieme l'associazionismo laico e cattolico e il mondo sindacale, a favore di un sostegno generalizzato alle persone prive di reddito per consentire loro un pieno reinserimento nella società.

Chi risulta più colpito dalla povertà?

Sono colpiti non soltanto coloro che sono nati in un contesto di povertà o di emarginazione, ma, con la crisi, anche coloro che hanno minor peso politico e non dispongono degli strumenti per far valere la loro voce. Ma, come disse il cardinal Tettamanzi, al suo ingresso nella diocesi ambrosiana, «i diritti dei deboli non sono diritti deboli». Ce lo dobbiamo ricordare sempre, e non solo quando avviene qualche tragedia, come quella della fabbrica-dormitorio di Prato, che ha portato alla ribalta un avvilente sfruttamento, il lavoro schiavo, che si aggiunge al dramma sempre più diffuso dei lavoratori poveri. I dati Acli segnalano una stagnazione dei redditi nelle fasce d'età più anziane, mentre si accentuano la disoccupazione giovanile e la perdita del lavoro, anticamera di ogni precarietà. Preoccupa l’aumento della povertà assoluta, per dimensione, quasi cinque milioni di persone coinvolte con un incremento di circa un terzo rispetto al 2011, e per intensità, aggravando la forbice delle diseguaglianze. La situazione peggiore è per le famiglie, specie al Sud, con il capo famiglia disoccupato, ma anche il Nord non ne è immune; si impoveriscono i pensionati e i redditi da lavoro, compresi impiegati e dirigenti. La popolazione italiana sta avviando a dividersi in tre categorie: un terzo di poveri, un terzo di “blindati e garantiti” e un terzo sulla via della progressiva proletarizzazione. Scompare la classe media e torniamo ad avere una struttura sociale da Paese povero.

Quanto incide sul crescere della povertà l’attuale modello economico?

Le rispondo ancora citando papa Francesco, visto che la politica sembra aver rimosso il problema, e anche partiti che si dicono riformatori si avviano ad inseguire modelli che poco hanno a che fare con la giustizia sociale e la solidarietà. «Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente», ha scritto Bergoglio nella Evangelii Gaudium, «quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune». Questo ritiro della politica dall'obbligo di esercitare il dovuto controllo sull'economia e sulla finanza non solo produce la povertà, ma ha strutturalmente bisogno di poveri da sfruttare e da dominare, generando quella “cultura dello scarto” contro cui si leva la voce profetica del Papa.

Come nasce l'Alleanza contro la povertà?

Le Acli si sono prodigate affinché il tema della povertà tornasse al centro dell'agenda politica, grazie alla proposta fatta insieme alla Caritas del Reddito di inclusione sociale (Reis) e promuovendo l'Alleanza contro la povertà in Italia. È la prima volta che un così ampio numero di soggetti sociali, sindacali e istituzionali dà vita ad un sodalizio per promuovere adeguate politiche contro la povertà. La sua nascita costituisce un segno sia dell’urgenza di rispondere al diffondersi di questo grave fenomeno sia dell’accresciuta consapevolezza, in tutti i proponenti, che solo unendo le forze si può provare a cambiare qualcosa.

Quali le politiche pubbliche necessarie?

Contro la povertà assoluta occorre mobilitare risorse in una misura di molto superiore a quanto non sia stato fatto nell'ultima Legge di stabilità. Ma non si tratta solo di riconoscere il diritto ad una prestazione monetaria. Questo deve esser accompagnato dall’erogazione dei servizi necessari ad acquisire nuove competenze e organizzare diversamente le proprie capacità, attraverso servizi per l’impiego, contro il disagio psicologico e sociale, per esigenze di cura e altro. Il tutto in un'ottica che vede il protagonismo dei territori e della società civile organizzata, quindi di autentica sussidiarietà.

Cosa contiene il Piano nazionale contro la povertà?

L’Alleanza chiede al governo di avviare nel 2014 un Piano nazionale contro la povertà, di durata pluriennale. Il Piano dovrebbe contenere le indicazioni concrete affinché venga gradualmente introdotta una misura nazionale, rivolta a tutte le persone in povertà assoluta nel nostro Paese, che si basi su una logica non meramente assistenziale, ma che sostenga un atteggiamento attivo dei soggetti beneficiari dell’intervento. Pertanto sarebbe necessario impegnare da subito risorse adeguate a far partire il Piano e non limitarsi al modesto finanziamento attualmente previsto nella Legge di stabilità.

Si parla di un sostegno all'inclusione attiva e di un reddito di inclusione sociale. Di cosa si tratta?

Il Sostegno all'inclusione (Sia) è il progetto del ministro del Lavoro, Giovannini, che recepisce molti aspetti del Reddito di inclusione (Reis), anche se a quanto pare sta subendo un drastico ridimensionamento, in quanto in concreto, e con gli scarsissimi fondi previsti dalla Legge di stabilità, rischia di divenire solo uno strumento per l'estensione a tutto il territorio nazionale della carta acquisti, da trasformarsi in un futuro non ancora definito in carta di inclusione. Il Reis, messo a punto da Acli e Caritas, con la direzione scientifica del professor Cristiano Gori dell'Università Cattolica, mira invece ad una graduale presa in carico, in una logica sussidiaria e non assistenziale, da parte dello Stato delle situazioni di povertà per costruire insieme delle vie di uscita da questa condizione.

In cosa si differenzia dalle social card?

Nel fatto che non si punta a sovvenzionare solo degli acquisti di generi indispensabili, ma anche al reinserimento sociale di chi versa in una condizione di povertà assoluta.

Quali costi si ipotizzano per queste forme di sostegno?

Il costo preventivato del Reis, per un piano quinquennale, una volta a regime, è stimato sui 6 miliardi. Ma si potrebbe partire con molto meno, iniziando dai più poveri per poi giungere a coprire l'intera fascia della povertà assoluta che in Italia riguarda l'8 per cento della popolazione.

Ritiene che il governo si muoverà in tal senso?

La Legge di stabilità è del tutto insufficiente. Ma in un'ottica di un necessario e inderogabile cambio di indirizzo delle politiche europee, invocato anche dal Capo dello Stato, per evitare la ricomparsa in Europa di spaventosi populismi, confidiamo che dal prossimo esercizio si svincoli dal Patto di stabilità la spesa sociale e per lo sviluppo, procedendo di pari passo ad una significativa riduzione della pressione fiscale sul lavoro per favorire i consumi. Serve un netto mutamento di rotta rispetto alle cieche politiche di austerità, altrimenti sarà una catastrofe sociale oltre che economica, come mai se ne è vista nell'Italia repubblicana.

Forse occorre agire anche a livello europeo...

Quanto detto prima presuppone una forte iniziativa politica a livello europeo che convinca i nostri amici tedeschi, che si stanno comportando un po' troppo da padroni egoisti di quest'Europa, che si esce dalla crisi insieme. E non a danno di qualche altro Paese comunitario.

Aldo Novellini



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