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Quel volto che i Papi venerano da sei secoli«Mi pongo anch’io con voi davanti alla Sindone. Il nostro non è un semplice osservare, ma è un venerare, è un lasciarsi guardare. Questo Volto ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure misteriosamente ci guarda e ci parla. Come mai il popolo fedele vuole fermarsi davanti a questa icona di un Uomo flagellato e crocifisso?». Papa Francesco era stato eletto da 15 giorni quando, il 30 marzo 2013, legge un messaggio per l’Ostensione televisiva del Sabato santo. Il rapporto dei Papi con la Sindone inizia con la bolla del 16 aprile 1506 con cui Giulio II approva il culto liturgico. Durante la Rivoluzione francese Napoleone annette lo Stato pontificio, arresta e deporta Pio VI a Siena, Torino, Briançon, Grenoble e Valence dove muore il 29 agosto 1799. Nel 1804 un Papa venera la Sindone: è la prima volta, o la seconda se nel 1538, nel forte di Nizza Marittima, il duca Carlo III la mostra a Paolo III. Nel viaggio da Roma a Parigi - dove il 2 dicembre 1804 incoronerà Napoleone - Pio VII il 13 novembre 1804 «venerò piamente e baciò religiosamente la Sindone» e poi il 21 maggio 1815 dalle logge di Palazzo Madama mostra la Sindone e «la folla la venera al rimbombo del cannone e al suono delle campane». Tre mesi dopo, il 16 agosto 1815, sulle verdi colline di Castelnuovo nasce Giovanni Bosco. I Pontefici del XX e XXI secolo sono i più entusiasti estimatori. A Pio XI il Telo è famigliare per gli studi condotti da prefetto della Biblioteca ambrosiana di Milano. Autorizza l’arcivescovo Maurilio Fossati a fare le ostensioni del 1931 e del 1933 e lo insignisce della porpora il 13 marzo 1933: «Come studioso abbiamo seguito gli studi e ci siamo persuasi dell’autenticità della Sindone». Si oppone all’esame dei raggi ultravioletti e ultrarossi sulla datazione per non distruggere il tessuto: «Non conveniamo con l’idea delle analisi. La Sindone è stata sottoposta a troppe vicissitudini, fra cui la prova del fuoco e dell’acqua. In queste condizioni potrebbe non offrire alla ricerca tutti gli elementi necessari». Il 5 settembre 1936 a un gruppo di giovani spiega: «Le immagini del Divin Figlio di Dio più suggestive, più belle e più care vengono da quell’ancor misterioso oggetto, certamente non di fattura umana che è la Sindone. Misterioso perché ancora molto mistero avvolge quella sacra cosa; ma certo è sacra cosa come forse nessun’altra; e sicuramente non è opera umana». Ai partecipanti alla VI Settimana biblica, il 26 settembre 1936 parla di «quel volto veramente impressionante: una bellezza così virile, così robusta, così divina; una serenità così triste, così delicatamente triste; una tristezza dolcemente serena e soprattutto uno sguardo che non esiste, eppure sorprende. È una bellezza impressionante nella sua magnifica solidità e solennità». Pio XII il 2 maggio 1950 augura, attraverso il sostituto della Segreteria di Stato mons. Giovanni Battista Montini, al primo Congresso internazionale di sindonologia «un nuovo prezioso contributo all’universale venerazione di tanta reliquia». Nel radiomessaggio al XIV Congresso eucaristico nazionale (settembre 1953) ricorda «Torino, la città del Santissimo Sacramento, che custodisce come prezioso tesoro la Santa Sindone che mostra a nostra commozione e conforto l’immagine del corpo esanime e del divin volto affranto di Gesù». Angelo Giuseppe Roncalli la vede il 27 settembre 1933 e paga il pellegrinaggio a parenti e sacerdoti del suo paese natale Sotto il Monte. Paolo VI, pur incrociandola più volte, non l’ha mai vista: nel 1931 ne ammira un’immagine; nel ’39 collabora a trovarle un rifugio a Montevergine (Avellino). Da Papa autorizza l’Ostensione televisiva del 23 novembre 1973 e quella popolare del 1978. In un’omelia il 4 giugno 1967 dice: «Tutti gli artisti si sono misurati a tradurre, nei colori e nelle forme, il volto divino di Gesù. E non ne restiamo soddisfatti. Forse la sola immagine della Sindone ci dà qualche cosa del mistero di questa figura umana e divina». Durante l’Ostensione televisiva invita: «Fissiamo lo sguardo sulla Sindone. Qualunque sia il giudizio storico e scientifico, non possiamo esimerci dal far voti che essa possa introdurre in una più penetrante visione del suo recondito e affascinante mistero». Del 29 giugno 1978 è la lettera a mons. Anastasio Alberto Ballestrero per l’Ostensione: «Lasciando alla scienza libero campo per le ricerche, i cristiani potranno trarre dalla felice circostanza nuovi stimoli di meditazione dell’inesauribile fonte di vita nascosta nei patimenti di Cristo. È l’"uomo dei dolori" che viene riproposto alla fede nell’inquietante e conquidente figura della Sindone». Giovanni Paolo I il 5 settembre ’78 fa scrivere al Segretario di Stato cardinale Jean Villot: «L’Ostensione costituisce una felice e proficua occasione per irrobustire la fede, alimentare la pietà e sollecitare una specifica testimonianza e adesione alla passione di Cristo ed è un’iniziativa pastoralmente encomiabile». Luciani è eletto il 26 agosto 1978 mentre si apre l’Ostensione. Dei 110 cardinali che entrano per la seconda volta in Conclave, venti hanno visto la Sindone. Tra essi Karol Wojtyla il 1° settembre: «Sono molto legato a questa reliquia da quando, ancora seminarista, lessi un libro in polacco. È una stupefacente testimonianza che ci parla, nel suo silenzio, in maniera meravigliosa. Finalmente ho avuto la grazia di poter vedere questa reliquia e sono rimasto molto impressionato». Ostensione privata per Giovanni Paolo II in visita Torino il 13 aprile 1980: «La Sindone è un singolarissimo testimone, muto ma sorprendentemente eloquente della passione, morte e risurrezione di Cristo alla quale rendiamo testimonianza nella città che custodisce questa reliquia insolita e misteriosa». Non una parola il 2-4 settembre 1988 nel centenario della morte di san Giovanni Bosco: i risultati del C14 sono resi pubblici il 13 ottobre. Dopo la visita il 21 luglio 1989 alla mostra delle icone russe al Lingotto, domenica 24 maggio 1998 proclama tre beati e venera la Sindone e pronuncia il discorso più ampio e impegnativo per un Papa su «uno dei segni più sconvolgenti dell’amore sofferente e dello strazio inenarrabile del Redentore»: «La Sindone è provocazione all’intelligenza, è specchio dei Vangeli, è icona della sofferenza dell’innocente di tutti i tempi, è immagine dell’amore di Dio e del peccato dell’uomo, è immagine dell’impotenza della morte e immagine del silenzio». Domenica 2 maggio 2010 papa Benedetto prega di fronte alla Sindone «icona scritta con il sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro». Non usa mai il vocabolo «reliquia», ma propone una meditazione sull’«icona del Sabato santo», telo sepolcrale che ha avvolto un uomo crocifisso come raccontano Vangeli. Cita Nietzsche: «Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso» e parla della «morte del Figlio di Dio fonte di consolazione e di speranza». Papa Francesco il 30 marzo 2013 riflette: «Questo Volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli. Eppure il Volto della Sindone comunica una grande pace». Pier Giuseppe Accornero
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