Lotta ai pedofili, così vuole il Papa

Papa Francesco non transige sulla pedofilia e rilancia l’azione di protezione e di difesa dell’infanzia e dell’adolescenza. Lotta alla pedofilia senza quartiere, dunque, a quel fenomeno oscuro che tanto danno ha arrecato alla Chiesa negli ultimi decenni in varie Nazioni, ne ha deturpato il volto e che Benedetto XVI ha iniziato a stroncare con decisione. Se Francesco, che tanto ama i bambini, chiede ora una rinnovata mobilitazione vuol dire che le deviazioni persistono. Una nuova, decisa mobilitazione. Parte con l’istituzione di una commissione specifica, definita «per la protezione dei bambini». Avrà una composizione di esperti internazionali.

L’iniziativa è stata proposta al Papa dagli otto cardinali che compongono la Commissione che lo aiuta nella riforma della Curia. La «C-8». A dare la notizia di questo nuovo passo di Francesco è stato uno di loro, il cardinale Sean O'Malley, l’arcivescovo di Boston, che ha condotto in prima persona la lotta contro i preti pedofili nella sua diocesi. Il cardinale statunitense si è presentato nella sala stampa della Santa sede nel suo saio francescano, parlando a uno stuolo di giornalisti in inglese, italiano e spagnolo. La Commissione deve ancora essere composta, sono candidati esperti nelle varie discipline – educatori, psicologi, psichiatri, studiosi, mamme, papà, nonni – ma l’annuncio è stato giudicato significativo, anche perché venuto da quel porporato americano, la cui diocesi è stata tra quelle più colpite dallo scandalo della pedofilia del clero.

«Continuando con decisione nella linea di Benedetto XVI e accogliendo la proposta del consiglio dei cardinali», ha detto O'Malley, «Francesco ha deciso di costituire una specifica commissione per la protezione dei bambini, con la finalità di consigliare il Papa e la Santa Sede e per la cura pastorale delle vittime di abusi». La commissione, che sarà istituita con un apposito documento che ne specificherà le finalità, «dovrà studiare i programmi esistenti per il contrasto del fenomeno», ha spiegato il cardinale, «fare suggerimenti per nuove iniziative, dare linee guida per la protezione dei bambini, studiare i protocolli e i corsi di formazione per chi si occupa dei bambini, assicurare assistenza psicologica, collaborare con le autorità civili, aiutare le vittime e le famiglie delle vittime, studiare il recupero dei preti che si sono resi colpevoli».

«Tutti noi cardinali eravamo entusiasti della proposta», ha aggiunto O'Malley, «e siamo stati molto contenti per la risposta del Papa. Fino ad oggi è stata messa molta enfasi nei processi giuridici, molta meno nella prassi pastorale. La Santa Sede ha chiesto alle Conferenze episcopali di formulare le loro proposte, adesso è importante per la Santa Sede stessa di avere in piano e lavorare per dare una risposta pastorale al problema».

Nella contesto di questa conferenza stampa, il cardinale O’ Malley non si è sottratto a domande sul lavoro dei cardinali-consiglieri. Il lavoro di studio della riforma dei dicasteri curiali continua, ha detto. La svolta si avrà a metà febbraio. Gli otto torneranno a riunirsi per tre giorni (17-18-19 febbraio), a ridosso del Concistoro del collegio cardinalizio dedicato a temi legati alle riforme, prima della creazione dei nuovi cardinali, fissata per il 22. «Abbiamo studiato i diversi dicasteri, cominciamo a fare le prime proposte», ha detto O'Malley, «ma il nostro lavoro è appena cominciato». Alle riunione degli otto ha preso parte anche Francesco, fugando così le apprensioni dei fedeli ai quali non era sfuggita la sensazione di stanchezza avvertita dal Santo Padre al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro. La giornata era particolarmente rigida. Il Papa aveva indossato il cappotto bianco, ma non la sciarpa che aveva in precedenza. Non si era risparmiato nel giro tra i fedeli, era sceso più volte dalla jeep per abbracciare, dopo i tanti bambini, i numerosi malati e intrattenersi con loro. Al termine di quell’udienza all’aperto avrebbe dovuto incontrare, nell’attigua Sala Nervi, una delegazione guidata dal cardinale di Milano, Angelo Scola, per la presentazione dell’Expò 2015 in allestimento nel capoluogo lombardo. Consigliato dai medici, Francesco è rientrato a Casa Santa Marta. Si è parlato di lieve malore. In realtà soltanto un malessere di stagione. Il Papa riprende il suo lavoro, partecipa alla riunione dei cardinali, l’udienza à rinviata a data da destinarsi. Dopo Natale.

Ed è già Natale. In piazza San Pietro è stato innalzato l’albero e prende forma il presepe. E la gente non si stanca di attorniare papa Francesco il mercoledì, attenderlo che compaia alla finestra la domenica per recitare l’Angelus, sentire le sue parole, avere la sua benedizione, scoppiare in fragorosi applausi quando saluta con «buongiorno» o quando conclude con «buon pranzo». E lo segue anche in piazza di Spagna domenica 8 dicembre quando Francesco, nel pomeriggio, vi si reca per il tradizionale atto di venerazione alla statua dell'Immacolata, di cui ricorre la festa. Ha in mano un mazzo di fiori che depone ai piedi della Vergine. La gente lo ha preceduto. Si é assiepata lungo la strada, attorno alla mitica Barcaccia e ai piedi della monumentale scalinata. E anche qui tanta gente, bambini, anziani, malati. E autorità, col presidente della Regione, Nicola Zingaretti, e il sindaco Ignazio Marino, col quale scambia i saluti, alcune parole sulla città, e un abbraccio conclusivo alla fine.

Francesco si intrattiene con quante più persone può. Abbraccia i bimbi e i malati, stringe mani e vorrebbe stringere quelle di tutti. Lungo il percorso dal Vaticano, ha sostato davanti alla chiesa della Santissima Trinità, dove ha ricevuto l'omaggio dell'Associazione commercianti di via Condotti. Come sempre quando si muove per Roma è a bordo della Ford Focus. Percorre a piedi la piazza, si china a raccogliere un fiore che gli è stato lanciato dai fedeli. Ma non finisce qui il pellegrinaggio cittadino ai luoghi venerati. Francesco infatti si dirige alla Basilica di Santa Maria Maggiore, per venerare ancora una volta la Madre di Dio nell’immagine «Salus populi romani», come aveva già fatto altre due volte, la prima la mattina dopo l’elezione a Pontefice. Per compiere il tragitto, questa volta nell’utilitaria occupa il posto accanto all’autista, vetro abbassato per salutare i fedeli in attesa lungo la strada e davanti alla Basilica.

«Il grido dei poveri», dice Francesco, «non ci lasci mai indifferenti, la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti, la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano, ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata». Sono parola in forma di preghiera, una preghiera appositamente composta e da lui recitata nel corso dell'atto di venerazione all'Immacolata in piazza di Spagna. «Ascolta la nostra preghiera, esaudisci la nostra supplica: sia in noi la bellezza dell'amore misericordioso di Dio in Gesù, sia questa divina bellezza a salvare noi, la nostra città, il mondo intero». Così papa Francesco ha concluso la sua preghiera a Maria. Dal suo twitter invita alla preghiera, alla fiducia, esorta ad aiutare i poveri. Alza un grido nel Messaggio per la Campagna Caritas: «Invito tutte le istituzioni del mondo, tutta la Chiesa e ognuno di noi, come una sola famiglia umana, a dare voce a tutte le persone che soffrono silenziosamente la fame, affinché questa voce diventi un ruggito in grado di scuotere il mondo». Così Francesco denuncia «lo scandalo mondiale di circa un miliardo di persone che ancora oggi soffrono la fame. Non possiamo girarci dall'altra parte e far finta che questo non esista».

Antonio Sassone

 



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