Da Roma al mondo

Idea straordinaria, scena imprevedibile e imprevista, quella di domenica 17 all’Angelus, con papa Francesco che dalla finestra del Palazzo apostolico mostra ai fedeli sulla piazza una scatoletta con impresso il cuore e dice che è una medicina. «Il Papa è farmacista, adesso?», si domanda da sé, interpretando l’interrogativo della gente.

Sì, farmacista dell’anima. Ma anche farmacista dello spirito e della mente. Perché in questa stessa circostanza esorta a «non lasciarsi ingannare dai falsi messia e non lasciarsi paralizzare dalla paura», ma di vivere «il tempo della speranza e della perseveranza». Si tratta di capire «dove è lo spirito del Signore e dove è il cattivo spirito». Oggi «ci sono falsi salvatori, che tentano di sostituirsi a Gesù». Sono «leader di questo mondo, santoni, anche stregoni, personaggi che vogliono attirare a sé le menti e i cuori, specialmente dei giovani».

Francesco è il Papa dai mille atti e gesti teologici, pastorali, non «dogmatico», come lo ha definito il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Un Papa segreto che telefona a chi soffre, a chi lo critica, ad amici e polemisti, che accoglie a casa sua una bambina gravemente malata, ciò che induce i familiari a chiedergli di far sperimentare in Vaticano le cure con le staminali. Ora è il farmacista dell’anima che consiglia e consegna una singolare medicina. Fa tanto bene, dice. Si chiama Misericordina. E’ un rosario con 59 grani. Medicina per tutti, grandi e piccini, da prendere una o due volte al giorno, proprio come consigliano i foglietti dentro le confezioni. «Come mezzo di prevenzione si assume una volta al giorno», recita la posologia, «e in casi urgenti si assume tante volte quante chiede la tua anima. La posologia è identica per bambini e adulti».

Ventimila copie in italiano, polacco, inglese e spagnolo, con inclusi i foglietti per la spiegazione, vengono distribuiti in piazza San Pietro al termine dell'Angelus dai volontari, da suore e seminaristi. Alcuni chiedono più esemplari: per la nonna, per l’amica malata. La piccola scatola è proprio simile a quella dei farmaci, con impresso il miocardio e il tracciato cardiaco. Semplici le istruzioni: «Prima di usare la medicina, leggere il contenuto di questo prospetto; se è necessario leggerlo una seconda volta, e quando è necessario un consiglio o una informazione aggiuntiva, mettersi in contatto con un sacerdote».

All’interno c’è anche un’immagine di Gesù misericordioso e la scritta «Gesù confido in te». «Una medicina speciale per concretizzare i frutti dell'Anno della fede che volge al termine», con la consegna, domenica, dell’esortazione Evangelii gaudium, la gioia del Vangelo. L’iniziativa della medicina-rosario che «fa bene, fa bene al cuore, all'anima e a tutta la vita» è stata esaltata nelle tv e nei giornali di tutto il mondo. Recita del rosario antica pratica nelle famiglie, come risulta dalla letteratura e dai film. L’ha rilanciata come Corona della Divina misericordia santa Faustina Kowalska, la suora mistica polacca canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000 e sono stati i seminaristi polacchi a riproporla oggi con successo, con la sponsorizzazione di papa Francesco, che ripropone continuamente la medicina della misericordia.

La pia pratica può rinascere nel contesto di questo rifiorire della fede che i sondaggi documentano, rendendo noti, ad esempio, i dati sull’aumento delle confessioni e della frequenza della messa, mentre l’autorevole «Forbes» pone papa Francesco al quarto posto tra i leader più potenti del mondo, supposto che siano corretti questi termini nei confronti del più alto rappresentante religioso della Terra. Comunque, Benedetto XVI, nota «Forbes», non aveva raggiunto questa posizione. Davanti al Papa sono Putin, Obama e Xi Jnping, cioè coloro che dominano il mondo, ma che ben presto saranno superati da Francesco, non in potere, ma in amore.

Uno di questi tre potenti, Vladimir Putin, il presidente della Russia, entra in Vaticano lunedì 25 novembre. Il primo esponente della moderna Russia, entità politica, economica e religiosa non così grande e potente come ai tempi dell’Urss, ma tuttora con un forte peso nello scacchiere mondiale. Un incontro eccezionale, un’occasione straordinaria, che segna anche l’effettiva entrata in funzione del nuovo segretario di Stato, Pietro Parolin, che ha superato la convalescenza. A quanto è dato ricordare, neanche il premo Nobel per la Pace, Michail Gorbaciov, varcò mai la soglia dei Sacri palazzi.

Di Putin si sa che è in ottimi rapporti col Patriarca di Mosca e che assiste alle celebrazioni religiose e che non era contrario a una visita in Russia che papa Ratzinger, dopo Wojtyla, voleva fare. Forse ora i tempi sono maturi, considerato che pochi giorni fa il metropolita Hilarion, numero due del patriarcato moscovita, presidente del Dipartimento per i rapporti esterni, è stato a colloquio in Vaticano con papa Francesco, ha partecipato a un concerto per la pace all’Auditorium della Conciliazione, dove sono state eseguite anche sue musiche, essendo egli anche compositore. Con Putin si parla di pace, in rapporto alla difficile situazione in Siria e nelle altre zone calde del Medio Oriente e altrove, dopo che papa Francesco si era rivolto proprio a lui, con lettera, nel corso del raduno del G-20 per scongiurare la minaccia dell’impiego delle armi chimiche in quella regione.

Il Papa, intanto, ha nominato vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno mons. Mariano Crociata, finora segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Mons. Crociata, che abbiamo imparato a conoscere come segretario della Cei, ruolo che ha ricoperto dal 2008 illustrando le decisioni dell’episcopato italiano in puntuali conferenze stampa, è nato nel 1953 a Castelvetrano in Sicilia, dove era stato nominato vescovo di Noto. Si tratta ora di vedere chi sarà il suo successore nell’importante ruolo di segretario della Cei, dopo che il Papa ha ribadito che spetta ai vescovi italiani il compito di mantenere le relazioni con le istituzioni politiche e sociali del Paese.

Il Papa ha anche nominato amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis del Monastero esarchico di Santa Maria di Grottaferrata mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, del quale il Pontefice ha una grande stima, avendolo anche incluso come segretario nella Commissione dei cardinali-consiglieri per la riforma della curia. Forse potrà esserci un rilancio del monachesimo, dal momento che i monaci, che stampano libri in greco, latino e cirillico, sono ridotti a pochi e sono anziani. Comunque, tutto si muove nel segno del rinnovamento nella Chiesa.

Un incontro altamente significativo, e che rimarrà nella storia, è quello avvenuto al Quirinale tra papa Francesco e il presidente Napolitano, non solo per l’atmosfera ad un tempo solenne, ma semplice e cordiale, per il lungo colloquio privato e la conversazione a due proseguita lungo i saloni, per la presenza allargata sia da parte politica che religiosa, con i presidenti dei due rami del Parlamento, il presidente del Consiglio Enrico Letta con ministri e ambasciatori, e da parte della Chiesa il presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, il nuovo Ordinario militare. La grande novità è stata la presenza di delegazioni di famiglie e associazioni, di dipendenti della Presidenza della Repubblica, e di tanti bambini con i quali Francesco si è intrattenuto con affetto. I discorsi di Napolitano e di Francesco hanno riaffermato i grandi valori post-unitari e concordatari che hanno sancito l’indipendenza tra Stato e Chiesa, ognuno nel proprio ordine, ma anche la reciproca intesa e la collaborazione per il bene comune, in una lunga linea di amicizia che si è consolidata negli ultimi decenni prima con Pertini e Wojtyla, poi con Napolitano e Ratzinger.

Ma i momenti drammatici che sta vivendo il nostro Paese nel contesto della crisi europea e mondiale non sono stati ignorati. Ecco perché Francesco ha detto anzitutto «busso alla porta di ogni italiano, dove sono le origini della mia famiglia». E ha subito affrontato i temi caldi. Di fronte alla crisi economica che «fatica a essere superata» e che «tra gli effetti più dolorosi» ha «l'insufficiente disponibilità di lavoro», «è necessario moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere e irrobustire ogni segno di ripresa. L'Italia, «attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali, sappia nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona, e ad offrire nel consesso internazionale il suo contributo per la pace e la giustizia».

ANTONIO SASSONE



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