![]() Accesso utente |
I giornali cattolici presenza da vivereDa duemila anni noi abbiamo una sola notizia da comunicare. Sempre quella: che il Signore Gesù è morto e risorto per offrire a tutti gli uomini, in tutto il mondo, in tutti i tempi, una proposta di vita che dà senso all'esistenza, che è in grado di renderci davvero, e profondamente, felici. Quando diciamo «noi» diciamo la Chiesa: una catena ininterrotta che comincia con Maria Maddalena, di fronte a una tomba vuota. Da allora la notizia della risurrezione, della sconfitta della morte, non è scritta nei libri ma è diventata vita vissuta per miliardi di persone, fino a noi. Anche per questo, forse, nell'universo dei mass media di oggi, ci dobbiamo misurare con un certo disagio: è talmente grande il divario tra la bellezza, la grandezza di questa notizia del Cristo Risorto e le «news», l'attualità quotidiana! E però sappiamo bene che abbiamo il diritto-dovere di essere presenti anche nel campo dei mass media, in questo universo in continua e rapida trasformazione dove le nuove tecnologie cambiano, da un giorno all'altro potremmo dire, i modi di comunicare di miliardi di persone in tutto il pianeta. Dobbiamo starci dentro, non aver paura di affrontare i tweets e i «mi piace / non mi piace» delle reti sociali. Ma dobbiamo anche avere il coraggio, il discernimento, la lucidità di distinguere. È il messaggio che abbiamo da comunicare la realtà in assoluto più importante: il mezzo è appunto uno strumento, una opportunità che facilita la comunicazione. Ma lo scopo è comunicare qualcosa, anzi «Qualcuno»: un'esperienza di vita che riusciamo a condividere e che ci rende felici. Di questa vita piena e «salvata» noi siamo chiamati ad essere testimoni: cioè a viverla prima di tutto noi per noi stessi, e poi diventare capaci di comunicarla. Sono i motivi per cui la diocesi ha scelto, quest'anno, di proporsi sui temi della comunicazione sociale una forma nuova di riflessione e coinvolgimento. «Leggi come mangi?» è uno slogan che contiene un invito preciso: appunto quello di provare a pensare, senza limitarsi a «ingurgitare», consumare e digerire qualunque contenuto mediatico ci venga proposto, anche quando è presentato nei colori e nelle forme fascinose della comunicazione istantanea della Rete. Io credo, ne sono profondamente convinto, che oggi darsi la possibilità di leggere sia un esercizio fondamentale di libertà, per le persone come per le comunità cristiane e civili. Leggere: cioè non solo scorrere velocemente le notizie dell'ultimo minuto. Leggere: cioè non solo rimbalzare da un testo a una fotografia, a un video suggestivo. Darsi questa opportunità, ritagliarsi del tempo (il nostro bene più prezioso!) per la lettura significa anche imparare a coltivarsi. Vale per gli adulti e gli anziani, ma anche per i carissimi giovani, che sono più pronti e insieme più esposti alle meraviglie delle tecnologie digitali. C'è uno stile di libertà che io invito tutti a coltivare e riconoscere. In questa prospettiva la Chiesa di Torino procede, pur tra sforzi e incertezze, a mantenere viva la propria presenza nel settore dei mass media, e anzi a qualificarla ulteriormente, sia attraverso i giornali («La voce del popolo», «il nostro tempo», il quotidiano «Avvenire») sia con una presenza digitale che deve crescere e conquistarsi un proprio spazio. La nostra comunità ha avuto l'opportunità di raccogliere una «sfida digitale», per noi importante e impegnativa, come la recente Ostensione televisiva della Sindone, il 30 marzo scorso. La trasmissione andata in onda su Raiuno è stata diffusa anche via web e ripresa da altri canali televisivi in tutto il mondo. Le nuove tecnologie ci hanno dunque messo in condizione di proporre (e di sperimentare, come Chiesa) una testimonianza di fede in un contesto completamente nuovo e diverso da quello della venerazione e del pellegrinaggio tradizionali. Senza però mai perdere di vista che il senso del messaggio rimanda direttamente a quella «notizia» della morte e risurrezione del Signore Gesù che rimane, per la Chiesa e i credenti, il centro della fede e della vita. Cesare NosigliaArcivescovo metropolita di Torino
|