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Papa Francesco fratello in umanitàFrancesco, un Papa rivoluzionario, come può esserlo chi ritorna alla radicalità del Vangelo. «Discepolo di Cristo», dunque. Ma anche «fratello in umanità», come dimostra ogni giorno con i suoi gesti. Un Pontefice «molto moderno e molto umano», che vuole riconciliarsi con la realtà e ridare priorità al «popolo di Dio». Da buon gesuita è anche «un gran lavoratore», capace cioè di «rimanere distaccato da quello che fa, condizione necessaria per mantenere anche una certa libertà», così come insegnava sant’Ignazio di Loyola. E il Papa, lo vediamo, si concede tante libertà: nelle espressioni, nei gesti, nelle decisioni. A partire da quel «buonasera», che ha stupito il mondo. E’ il ritratto a tutto tondo del Papa che ha fatto fratel MichaelDavide Semeraro, monaco benedettino, durante la presentazione del suo ultimo libro «Papa Francesco, la rivoluzione dei gesti», martedì 12 novembre al Sermig di Torino. Un incontro che si è subito trasformato in un’occasione ghiotta per i tanti che affollavano l’Arsenale della pace per interrogare il monaco sulle sfide aperte nella Chiesa del terzo millennio. Così, sollecitato anche da Beppe Del Colle, direttore de «il nostro tempo» che ha firmato la prefazione del libro, fratel MichaelDavide ha risposto al fuoco di fila delle domande, senza mai tirarsi indietro. Prima fra tutte, quella sul Questionario voluto dal Papa in preparazione al Sinodo sulla famiglia del prossimo ottobre 2014 e distribuito proprio in questi giorni nelle parrocchie di tutta Italia e del mondo intero con le 38 domande - dalle coppie gay a quelle di fatto, dalla comunione per i divorziati alle adozioni - che chiamano vescovi, sacerdoti e fedeli a riflettere a voce alta sul futuro della famiglia. «Ancora una scelta rivoluzionaria», ha detto fratel MichaelDavide. «Si tratta di un Questionario di fedeltà a uno stile. Lo stile di Francesco. Con queste domande il Papa dice che non bisogna aver paura di affrontare temi anche molto caldi, se sono sentiti come problemi reali dalla gente. La sofferenza del popolo di Dio e, quindi, la vita concreta delle persone hanno per il Papa precedenza assoluta. E questo è un bene per la nostra Chiesa». Come dire, Gesù ci ha insegnato che bisogna predicare il Vangelo nel mondo e non crearsi un «mondo conforme» dove poi annunciare la parola di Dio. Ma quelle 38 domande ci dicono anche che su alcune questioni, per esempio sul tema delle adozioni nelle coppie dello stesso sesso, bisogna stare molto attenti. «Su questo problema in particolare la preoccupazione della Chiesa non riguarda tanto gli adulti, quanto i figli», precisa il monaco. E poi spiega: «Come faccio ad annunciare Cristo a un bambino e poi dirgli che il suo papà è “cattivo” perchè vive nel peccato? La novità del Questionario, allora, è che finalmente di certi temi se ne può parlare, anche dentro la Chiesa. E poi che tutti devono sentirsi accolti per come sono, senza vergogna. Condizione necessaria per accogliere la Verità. A questo punto la domanda precisa sulle coppie gay può addirittura diventare relativa in un contesto di ascolto, se non c’è la rabbia su un giudizio ritenuto perentorio». Altra domanda, questa volta di una giovane donna. Altro tema scottante: «Papa Francesco ha donato freschezza a un dibattito che per anni si è concentrato soprattutto sulla difesa dei cosiddetti “valori irrinunciabili”. Con Francesco la morale esce dalla precettistica e conquista il cuore della gente». Il rabbi Gesù, risponde fratel MichaelDavide, dice le stesse cose di Giovanni Battista: convertitevi e credete al Vangelo. Ma lo fa con una differenza fondamentale: Giovanni sta fermo nel Giordano e aspetta l’arrivo di uomini e donne per battezzarli; Gesù non sta mai fermo, ma sempre alla ricerca di uomini e donne «da salvare». Giovanni dice: se vi convertite, sarete salvi. Gesù ribalta: io vi salvo, poi vi convertirete. La salvezza con il Vangelo «è un dono, che lascia liberi di scegliere. E’ la libertà che fa la differenza». E a proposito di libertà non c’è mai stato, ha detto fratel MichaelDavide con un ottimismo contagioso, un mondo più libero e quindi più evangelico del nostro. «Non so dire se la nostra epoca è migliore o peggiore di altre, so solo che è l’unica per noi, con tutte le sue ambiguità. Quello che vedo, però, è che la nostra società chiede più libertà e questo vuol dire che il seme di Dio ha dato i suoi frutti. Scriveva Rilke in un passaggio che amo molto: “Dio matura anche se non vogliamo, anche se non lo vediamo”». Così quella Chiesa che per troppo tempo «ha peccato di autoreferenzialità», oggi è guidata da un Pontefice che fin dalla scelta del nome Francesco («Francesco e basta», ha precisato padre Lombardi, senza cioè quel numero che lo imparentava a re e imperatori) è stato un segnale inequivocabile di libertà e ritorno al Vangelo. Ricorda fratel MichaelDavide: «Con questo gesto il Papa per la prima volta ha distinto la carica dalla persona. Una scelta radicale, rivoluzionaria. Adesso non c’è più identità tra ministero e persona: restano uniti, ma non si identificano. Ha così portato a termine la scelta di Benedetto XVI: il Papa, come il vescovo, può dimissionarsi dal governo, non dal proprio carisma». Ma non basta. Altro gesto senza precedenti: la benedizione in silenzio ai giornalisti raccolti in udienza appena dopo la nomina. «Al termine di un incontro è usanza che il Pontefice dia la benedizione apostolica ai presenti. Ma Francesco osserva che fra i giornalisti ci sono anche molti non credenti. “Che fare allora?, si domanda. La straordinaria novità sta proprio in questa domanda: per la prima volta un Papa si chiede se la benedizione faccia bene a chi la riceve...». Nel passato la benedizione si impartiva e basta, perchè «faceva bene comunque». Francesco sceglie un’altra strada: dà la benedizione, ma in silenzio, cioè senza benedire... Un gesto che «va oltre il linguaggio del dogma e del rito». Un piccolo gesto per quei giornalisti, un grande passo per la Chiesa. «Francesco insegna un’importante verità: non è il mondo che deve entrare nella Chiesa, ma è la Chiesa che deve annunciare al mondo, a questo mondo, qui ed ora, il Vangelo. O per usare un’espressione di Etty Hillesum (fratel MichaelDavide ha scritto un libro, vedi articolo qui sotto, ndr) Dio è “un balsamo per lenire molte ferite”». Cristina MAURO
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