Il modello "umano" proposto da papa Francesco

Il grande evento: ottobre 2014, ottobre 2015, in successione, due sinodi  mondiali sulla famiglia. Quasi uno scorrimento, dalle “parole” quotidiane (a Santa Marta) alla crescente visibilità di un “progetto” di Chiesa, con papa Francesco.

Tutta animazione, la sua, intorno a interrogativi del momento. Urticante e terribile, ultimamente, la scudisciata sulle «tangenti» introdotte, come costume deplorevole, nella vita quotidiana. Detto a Roma, si traduce nella corruzione, l’insultante verità che ci mette al 72esimo posto della classifica, in coda ai Paesi del Terzo mondo. La moneta, come regola del potere, trascinati dentro una «mafiosità» sofisticata che non ha riti affiliativi, ma prassi di privilegio. La «dea tangente», dice papa Francesco, che sottrae dignità e porta in casa pane «sporco».

Il questionario delle 38 domande presinodali, adesso trasmesso  ai vescovi, non è in sé una novità. Rappresenta, tuttavia, una rivoluzione nel contenuto delle domande: le coppie di fatto, i divorziati risposati, le unioni gay, la contraccezione, nell’ampiezza della consultazione, fino ai singoli fedeli. Non è questione di «apertura», perché la dottrina «non cambia» e «le soluzioni sono tutte da trovare», si fa sapere. Però la Chiesa di Francesco, chiamata a rivolgersi con «misericordia» anzitutto ai «feriti», ad annunciare il Vangelo nell’«ospedale da campo» del tempo presente, affronta il compito con un realismo che non nasconde nessuna questione.

Forse la domanda più straordinaria e significativa, è una delle quattro sulle coppie omosessuali, quando si chiede: «Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini, come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione delle fede?». Certo, non ci sono norme “plebiscitarie”. Non è un referendum, alla fine decide il Papa, ma è un percorso senza autoritarismi. Bergoglio vuole che il Sinodo diventi uno strumento di consultazione permanente, il Papa a discernere, ma prima la Chiesa cerca di capire, si mette in ascolto.

«Il 59 per cento degli italiani afferma che curare la propria spiritualità procura una buona dose di energia positiva. Si diffonde una specie sorta di “papafrancescanesimo”». La figura del nuovo Papa «sta risvegliando in molti l’interesse non solo per la fede, ma più in generale per la vita spirituale e il gusto per una certa frugalità nei consumi». Così si legge nella sintesi Censis sulla ricerca «I valori degli italiani nel 2013». Il fenomeno è percepibile e diffuso: papa Bergoglio, senza imporre nulla, ha semplicemente proposto un antico-nuovo modello squisitamente umano, oltre che religioso in senso stretto, e per questo facilmente percepibile: immediatezza, semplicità, ironia, rifiuto delle lungaggini e dei formalismi, abbandono definitivo dei lussi, talvolta destinati a sottolineare la sua condizione di sovrano.

Poi, naturalmente, c’è la spiritualità, una teologia volutamente semplificata, un’idea delle fede legata alla gioia e non alla colpa. Ma ciò che conta per le grandi masse, anche non cattoliche, è il costume complessivo di vita scelto da papa Francesco. Per esempio, quella vecchia Renault bianca, dono di un parroco, immatricolata nel 1984, usata all’interno della Città del Vaticano, l’utilizzo nelle cerimonie di paramenti ridotti alla sobrietà più essenziale.

Tutto un avvenire certo, dunque? Tutti applausi e consensi, dunque? Qua e là, nella ecclesialità, impressionano anche  certi “silenzi”. Più oltre, anche aria di contrasto: lefebvriani, sanfedisti, leghisti. Il sito di Sandro Magister e dell’Espresso online ha dato spazio alle critiche. «Il Foglio» di Giuliano Ferrara, già organo degli «atei devoti» è diventato ora l’avanguardia del movimento anti-Francesco. Ha fatto dire a due giornalisti provenienti da Radio Maria perché «questo Papa non ci piace» ed ha accusato Francesco di eterodossia, modernismo, adulterio con il mondo. Si sta muovendo per dare spazio agli attacchi frontali del mondo cattolico più reazionario e anticonciliare; per  raccogliere ogni forma di contrarietà, compresa quella giudicata “ultra liberal”, un tempo considerata cattiva maestra, ma ora utile per evidenziare palesate contraddizioni.

Il giornale più papista diventa apertamente antipapista. Chi ha fatto per anni apologia (ideologica) di Ratzinger a sostegno di Berlusconi, di Bush e della superiorità dell’Occidente, ora denuncia Bergoglio, avvertito come scomodo innovatore troppo francescano o, semplicemente, da «collega gesuita», troppo «vicino» a Carlo Maria Martini. Sul «Foglio» dell’11 ottobre, ancora più duro Mattia Rossi, intitolando che «Francesco sta fondando una nuova religione opposta al Magistero cattolico».

Minimalità, speculazioni  e tristezze. In ogni caso,  un’ardua sfida per tutti i “vicini” a Francesco. Il suo “progetto” deve camminare. Un Sinodo, anzi due, a definire il «come».

           Giorgio Grigolli

 



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