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Lager e guerra: le viteAffiorano vecchi fogli sgualciti e ingialliti che ricordano, anche a chi non li ha vissuti, avvenimenti fondamentali della storia, non solo italiana ma, se non mondiale, certamente europea. Sono essenzialmente diari. Il primo, scritto su pezzi di carta trovati per caso con molta fortuna, narra quanto accadde in tutti i giorni ai militari italiani deportati nei lager nazisti nel biennio dall'8 settembre 1943 al 16 settembre 1945. L'autore lo ha consegnato a don Luigi Montinaro, parroco di Muro Leccese, che lo ha pubblicato in poche decine di copie con una dotta prefazione della prof.ssa Marcella Spano, docente all'Università Cattolica di Milano. L'autore del diario, che ha desiderato conservare l'anonimato, era un sottufficiale della Guardia di finanza. Altri suoi colleghi condivisero la sua stessa sorte della deportazione. L'autore era di stanza in Grecia. In queste pagine c'è la sofferenza di quanti sono stati costretti a combattere una guerra non voluta. L'autore annota, con una precisione quasi maniacale (e anche in ciò sta il pregio dello scritto): «8 settembre, ore 20,30, armistizio. Mi trovo al cinema»; «17 settembre, partenza da Tripolis»; «18 settembre, arrivo ad Atene»; «il 20 settembre, ore 14,10 partenza, si sperava, per l'Italia, ma ben presto vedo che la destinazione è la Germania. Dopo undici giorni di viaggio, non certo in prima classe, arriviamo al campo di internamento di Lukenwalde, una sessantina di chilometri a sud di Berlino e vi rimaniamo sotto delle tende per 11 giorni. Il 13 ottobre si parte per Tegel, a nord dell'area urbana di Berlino, dove ci sono le officine Borsig, che fabbricano locomotive. Dal 14 ottobre al 4 novembre servizio di guardia al campo. Dal 5 al 24 novembre continui bombardamenti»; «26 novembre, altro bombardamento che provoca l'incendio della baracca dove abitavo con altri internati. Mi sono salvato perché ero nel rifugio. Bruciati tutti i miei indumenti, sono rimasto con solo quelli che avevo indosso». Il diario continua descrivendo la vita nel lager fatta soprattutto di lavoro duro. «19 marzo 1944, San Giuseppe. Penso alla mia mamma». Gli internati sono riusciti a venire in possesso di una piccola radioricevente che reca loro le notizie dello sbarco in Normandia, della morte di Roosevelt, della fucilazione di Mussolini e degli altri gerarchi fascisti, della resa del Giappone dopo le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, dall'avanzata russa verso Berlino e cominciano a sperare di essere vicini alla liberazione, che avviene il 24 aprile 1945, quando verso le 13 un soldato russo, che si presenta al rifugio nel quale erano ricoverati per un bombardamento su Tegel, li invita a uscire. «Speravamo un immediato ritorno in Italia, ma i russi ci fanno passare nelle loro retrovie in molti ex-lager: Schönerlinde, Seefeld, Biesdorf. Lukenwalde, Storkow. Cibo pessimo, alloggiati in baracche di legno fatiscente. Il 5 settembre a piedi partiamo per Wusterbause e ci fermiamo nei pressi della stazione. Il giorno, verso le 11, partiamo in un treno composto di 40 vagoni. Siamo in 34 per vagone, in tutto circa 1.300. Il 7 settembre. alle 4 del mattino. si arriva a Dresden. Si riparte e si arriva a Chermnitz alle 19,30. Cambiata la locomotiva si parte per Tribes. Ci fanno scendere dal treno, alloggiamo in una palazzina. Dopo averla ripulita da ragnatele ed escrementi trovo posto in soffitta. Questa sistemazione dura poco. Dobbiamo raggiungere un ex-lager. Il 9 settembre arriviamo a Pausa, da dove partiamo il 12 settembre. Sul vagone siamo in 38. Alle 13 il treno si muove e alle 18 attraversiamo la linea di demarcazione tra la zona occupata dai russi da quella occupata dagli americani che ci servono subito un buon caffè. Ripartiamo e alle 18,30 arriviamo a Hof, dove sostiamo circa un'ora. La prima impressione provata entrando nella zona presidiata dagli americani è ottima: altro ordine, altra pulizia, altra qualità del cibo. La nostra contentezza non ha limiti. Alle 3 del mattino arriviamo a Bamberg e poi a Norimberga. Alle 4,30 scendiamo dal treno e, accompagnati da soldati americani, arriviamo in un grande edificio. Ci sistemano in un padiglione ex-scuderia ma pulitissimo. Vi troviamo brandine biposto, tavoli e sedie per tutti. La perfetta organizzazione degli americani rispetto a quella dei russi ci entusiasma. Da Norimberga si parte per Ausburg, Monaco di Baviera, Salisburgo nella zona francese dove ci vengono controllati bagagli, quindi Innsbruck, passo del Brennero, Bolzano. Il 16 settembre, dopo cinque mesi dalla liberazione, arriviamo a Trento. A casa trovo un mondo vecchio. Quello nuovo sarà migliore?». Il secondo diario, edito da Segni e Parole (pp. 233, euro 10), è di Paolo Grassi e si intitola «Diario della mia guerra». Forse con qualche intervento di mano adulta l'autore annota gli avvenimenti che lo hanno maggiormente impressionato, prima da scolaro, poi da studente: la grande storia si intreccia con quella del quotidiano. L'autore, malgrado la giovane età, riesce a cogliere la valenza storica di ciò che accade. «1940. L'Italia entra in guerra. Qualcuno dice: Negli ultimi trent’anni l'Italia ha fatto quattro guerre. Libia 1911/12, grande guerra 15/18, Etiopia 1935, Spagna 1939/39. Ora basta. Per altri la guerra porterà finalmente in Europa l'ordine nuovo fondato del fascismo e del nazionalsocialismo. Bombe su Milano senza molti danni, a Torino invece molti danni e molti morti. Genova è cannoneggiata dal mare da navi inglesi. Le cancellate vengono rimosse: ferro alla patria. Oscuramento. Generi alimentari razionati. Aerosiluranti inglesi affondano tre corazzate nella base navale di Taranto. Nostra contraerea pressoché inesistente. Arriva quella tedesca. A Capo Matapan perdiamo tre incrociatori e due cacciatorpediniere. Gli inglesi avevano il radar, noi no. I tedeschi ci salvano dal disastro della Grecia. Con Rommel gli italo-tedeschi occupano Sollum in Egitto. I tedeschi avanzano in Russia. Hanno circondato Leningrado e si dirigono verso Mosca e il Caucaso. In Russia anche sodati italiani. Vietato ascoltare radio Londra e la svizzera Monteceneri. Il razionamento prosegue. Sottovoce la gente canticchia: “Andiamo male, manca il pane l'olio e il sale, mancano gas, carbone e luce, ma in compenso abbiamo il Duce''». «1941. Bombe su Napoli, Palermo, Mestre e ancora Torino. In Africa Orientale gli inglesi sono all'attacco dell'Etiopia, il nostro Impero. Dopo mesi di assedio all'Amba Alagi il Duca d'Aosta si arrende con l'onore delle armi. Un anno dopo l'inizio della guerra il Duce ha riaffermato la sua fiducia nella vittoria finale, ma perdiamo in Grecia e in Libia. Oltre all'Impero perdiamo buona parte della flotta. Continui bombardamenti con tante vittime innocenti, fame e borsa nera». «1942. Mezzi d'assalto della Marina collocano cariche esplosive sotto due corazzate inglesi che affondano. Invidia tedesca. Hitler dice che sul fronte orientale si passa dalla fase offensiva a quella di posizione, cioè difensiva. Non si fanno più articoli di pelle. Scarpe di sughero e stoffa. Razionate anche le sigarette. Pur con la guerra si apre la Fiera di Milano. Il nostro sommergibile Barbarigo affonda la corazzata americana Maryland. A Stalingrado si combatte casa per casa». «1943. Nessuna festa per capodanno. In Russia tedeschi e italiani sono in ritirata, così come in Africa settentrionale. Perdiamo Bengasi e Tripoli. Ci ritiriamo in Tunisia. Gli americani sbarcano in Sicilia. A capo del governo il maresciallo Badoglio sostituisce Mussolini. Il Re lo fa arrestare. Pesanti bombardamenti su Milano. Completamente distrutta la mia casa. Sfolliamo a Lumellogno, a casa dei nonni. I tedeschi liberano Mussolini che fonda la Repubblica sociale italiana, detta di Salò dal nome della località in cui aveva sede il suo governo. 9 settembre: si ha notizia dell'armistizio. Soldati sbandati senza ordini e ufficiali cercano di nascondersi per non farsi catturare dai tedeschi che li avrebbero rinchiusi nei lager. A Cefalonia i tedeschi hanno fucilato 5 mila soldati della divisione Acqui». «1944. A Verona processo ai gerarchi fascisti che il 25 luglio del '43 hanno votato contro Mussolini. Tutti condannati a morte e immediatamente fucilati, compreso Galeazzo Ciano, genero del Duce. Distrutta l'abbazia di Montecassino. Americani: c'era un osservatorio tedesco di artiglieria. Tedeschi: non è vero. Roma bombardata. 600 morti. Ma non era “città aperta”? Marzo, grandi scioperi nelle industrie del Nord. Attentato a Roma in via Rasella. 33 poliziotti tedeschi morti, rappresaglia 335 fucilati alla Fosse Ardeatine. 25 ottobre un bomba sulla scuola elementare di Gorla, frazione di Milano. Morti 192 scolari e 19 maestre. Discorso di Mussolini al teatro Lirico di Milano: “Difenderemo con i denti la pianura padana”». «1945, 25 aprile: poca gente per le strade. Il ''Corriere della Sera'' titola: ''Milano insorge contro i nazifascisti''. ''Mussolini scompare da Milano dopo drammatiche tergiversazioni''. ''Il Cln: arrendersi o perire''. ''Tedeschi in rapida ritirata nella Pianura padana''. ''Berlino interamente accerchiata'' . 28 aprile: fucilati Mussolini, la sua amante Claretta Petacci e molti gerarchi fascisti. 2 maggio: Suicidio di Hitler di sua moglie Eva Braun, di Göbbels che fa uccidere anche la moglie e tutti i suoi figli. 8 maggio: la Germania si arrende. La guerra è finita e con essa il mio diario». Giorgio Bobbio
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