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La Chiesa è donnaMaria, la madre di Gesù, è madre della Chiesa. E la Chiesa è madre. In questa sintesi confluiscono gli insegnamenti di papa Francesco, le sue esortazioni e le preghiere dei fedeli nella Giornata mariana per l’Anno della fede. A San Pietro grande festa per l’arrivo della statua della Madonna di Fatima, che porta incastonato nella corona quel proiettile che nel 1981 avrebbe dovuto uccidere Giovanni Paolo II e che un intervento miracoloso deviò dagli organi vitali. Accolta dal papa emerito Benedetto XVI e da papa Francesco, ha richiamato in piazza San Pietro alla messa della domenica 100 mila fedeli. E milioni si sono collegati nel mondo in celebri santuari: Lourdes, Nazareth, Lujan, Vailankanni, Guadalupe, Akita, Nairobi, Benneux, Częstochowa e Marian Valley. Nel romano «Divino Amore» intensa vigilia, con pellegrinaggio notturno e videomessaggio del Santo Padre. Due giorni di mariologia, in coincidenza con i 25 anni della lettera Mulieris dignitatem di papa Wojtyla, “documento storico” per Francesco che ne fa un punto di ripartenza per conferire maggiori ruoli e compiti alla donna nella Chiesa. Come si configura oggi la dignità della donna? In 25 anni, «tante cose», nota il Papa, «sono cambiate nell’evoluzione culturale e sociale, ma rimane il fatto che è la donna che concepisce, porta in grembo e partorisce i figli degli uomini. E questo non è semplicemente un dato biologico, ma comporta una ricchezza di implicazioni sia per la donna stessa, per il suo modo di essere, sia per le sue relazioni, per il modo di porsi rispetto alla vita umana e alla vita in genere. Chiamando la donna alla maternità Dio le ha affidato in una maniera del tutto speciale l’essere umano». Tuttavia «ci sono due pericoli sempre presenti, due estremi opposti che mortificano la donna e la sua vocazione: il primo è di ridurre la maternità ad un ruolo sociale, ad un compito, anche se nobile, ma che di fatto mette in disparte la donna con le sue potenzialità, non la valorizza pienamente nella costruzione della comunità. Questo sia in ambito civile, sia in ambito ecclesiale. E, come reazione a questo, c’è l’altro pericolo, in senso opposto, quello di promuovere una specie di emancipazione che, per occupare gli spazi sottratti dal maschile, abbandona il femminile con i tratti preziosi che lo caratterizza». La donna, ha sottolineato il Papa, ha «una sensibilità particolare per le “cose di Dio”, soprattutto nell’aiutarci a comprendere la misericordia, la tenerezza e l’amore che Dio ha per noi: anche a me piace pensare che la Chiesa non è “il” Chiesa, ma è “la” Chiesa. La Chiesa è donna, è madre. Io soffro, dico la verità, quando vedo nella Chiesa o in alcune organizzazioni ecclesiali che il ruolo di servizio, che tutti noi abbiamo e dobbiamo avere, che il ruolo di servizio della donna scivola verso un ruolo di servidumbre. Non so se si dice così in italiano. Mi capite? Servizio. Quando io vedo donne che fanno cose di servidumbre, è che non si capisce bene quello che deve fare una donna». Questa realtà, ha concluso papa Francesco, «mi sta molto a cuore». Altra data storica è quella del 15 ottobre 2013, con l’insediamento del nuovo segretario di Stato, l’arcivescovo Pietro Parolin (peraltro assente al passaggio di consegne a causa di un'operazione chirurgica a cui si è sottoposto in Veneto). Una data che costituisce un punto di svolta nei rapporti della Chiesa cattolica nel mondo con gli episcopati, gli Stati, le organizzazioni internazionali. Ma anche nel processo di riforma della Curia romana, messa sotto accusa negli ultimi tempi, ma di cui ogni giorno si avvertono i cambiamenti, dalla più attesa, quella dello Ior, dove è stata avviata la pulizia dei conti per sbarrare la strada ad ogni operazione di riciclaggio per raggiungere la trasparenza totale. Insomma, inserire la banca vaticana nella White List, dopo che mons. Scarano, ancora in carcere, ha svelato percorsi e sotterfugi finalizzati all’evasione e al riciclaggio. Nella breve ma intensa cerimonia, senza brindisi né pranzo, papa Francesco ha formulato in absentia gli auguri al nuovo “ministro” degli Esteri vaticano, diplomatico di rango, che non potrà mai passare per “vice papa”, ringraziando al tempo stesso il cardinale Tarcisio Bertone, oggi 79 anni e che per sette anni ha svolto questo delicato compito tra critiche e contrasti, palesi e occulti, come egli stesso ha umilmente riconosciuto. Mons. Parolin, vicentino di 58 anni, in servizio nella stessa Segreteria fino al 2009 e poi in Venezuela, aveva dichiarato: «Mi pongo, con trepidazione ma anche con fiducia e serenità, in questo nuovo servizio al Vangelo, alla Chiesa e al papa Francesco, disposto, come lui ci ha chiesto fin dall’inizio, a camminare, edificare-costruire e confessare». Il Papa ha voluto a questa cerimonia tutti i dipendenti, che ha ringraziato per l’opera prestata. Antonio Sassone
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