Europa e Russia a scoprire tracce su Marte

L'Europa spaziale punta a Marte. L'Agenzia spaziale europea, che proprio di recente ha celebrato i dieci anni dall'inizio della missione Mars Express (ancora operativa), ha già da tempo avviato una doppia missione di sonde robotizzate, in collaborazione con l'agenzia spaziale russa.

Lo farà con una doppia missione, che andrà a caccia della vita su Marte e proprio per questo è chiamata «ExoMars» (Exobiologia su Marte), che avverrà in tempi diversi, nel 2016 e nel 2018. Lo scorso 17 giugno, al Salone aerospaziale di Parigi è stato anche siglato un accordo per lo sviluppo finale del programma, tra il primo contraente Thales Alenia Space e l'Esa europea.

Il doppio progetto, nato alcuni fa in collaborazione tra Esa e Nasa, è poi cambiato nel frattempo, dopo il ritiro da parte statunitense. E ora, via alla missione euro-russa, che a bordo del suo secondo veicolo spaziale automatico, che partirà nel 2018, vedrà un rover agile quanto un fuoristrada realizzato in Europa (con l’Italia protagonista): il rover atterrerà su Marte in un modulo di discesa costruito dai russi.

La doppia impresa marziana vede una forte partecipazione italiana, tramite l'Agenzia spaziale che ha supportato la missione, anche dopo il cambio di strategie del ritiro da parte americana: già da due anni, un prototipo del rover europeo ha iniziato a «sgranchire le ruote» nei laboratori di Thales Alenia Space e del Centro «Altec» a Torino in vista del grande balzo.

Si comincerà, quindi, nel 2016, quando un razzo russo «Proton» decollerà dalla base di Bajkonur per «spedire» un veicolo spaziale automatico, costruito dagli europei. A bordo sono previsti 4 esperimenti principali, due russi e due made in Europe, che dovranno analizzare i gas presenti nell’atmosfera marziana, in particolare il metano e i suoi sottoprodotti di decomposizione.

Il metano è stato scoperto sul Pianeta rosso già nel 2004 da uno strumento italiano (noto in gergo come «Pfs») a bordo della missione europea «Mars Express» e da allora è stato al centro dell’attenzione e di molte ipotesi. «E’ molto importante», ha detto Jorge Vago, coordinatore scientifico del programma «ExoMars» all’Esa, «perché la sua presenza è spiegabile in due modi: potrebbe essere prodotto da batteri presenti sotto la superficie oppure potrebbe essere il risultato di processi geochimici che hanno luogo nella crosta profonda. In entrambi i casi capirne l’origine cambierà il nostro modo di considerare il Pianeta rosso. Questa missione ci rivelerà finalmente se Marte è un pianeta ancora in evoluzione e, quindi, vivo».

Il veicolo del 2016 sarà composto dal veicolo orbitante, ma avrà anche una sonda europea, la Edm, che atterrerà su Marte: è stata concepita come un dimostratore tecnologico d’atterraggio, e quindi porterà solo una piccola stazione meteorologica come carico scientifico. «Il modulo d’ingresso nell’atmosfera marziana, lanciato a 21 mila chilometri all’ora, ridurrà progressivamente la sua velocità grazie all’attrito», ha detto Vincenzo Giorgio, che guida il programma «ExoMars» come vice president di Thales Alenia Space, science and exploration, «poi seguirà la fase di discesa controllata prima attraverso un paracadute, e poi l’ultima fase con un sistema automatico di propulsori i cui algoritmi di controllo e i relativi simulatori sono sviluppati interamente a Torino. L’atterraggio verrà ulteriormente attutito da una struttura ad assorbimento d'urto in fibra di carbonio».

Fra 3 anni e mezzo, nell’ottobre 2016, la prima sonda della doppia missione «ExoMars» entrerà nell’orbita del Pianeta rosso. Poi, nel maggio del 2018, calcolando che la «finestra» migliore per i lanci verso Marte si presenta ogni 2 anni, partirà un secondo «Proton». L'arrivo della sonda è previsto per il 14 gennaio 2019 e sarà la missione che porterà il rover a sei ruote sviluppato in Europa e in Italia.

«Il rover», ha spiegato Jorge Vago, «ospiterà un complesso di esperimenti scientifici che dovrà sminuzzare, stoccare, distribuire e infine analizzare dal punto di vista chimico-fisico i campioni di terreno e di sottosuolo prelevati tramite la speciale trivella, che è realizzata in Italia: montata sulla parte anteriore del rover, sarà in grado di raggiungere i 2 metri di profondità».

Inizierà così la parte più interessante e intrigante della missione, vale a dire la caccia a possibili forme di vita: «Si punterà alla ricerca di molecole organiche, possibilmente riconducibili a un’origine biologica e lo faremo indirizzando il robot in quelle aree che pensiamo siano particolarmente favorevoli. Lontano, quindi, dalla polvere marziana, la famosa regolite, oltre che da fattori esterni, come per esempio la radiazione ultravioletta, la radiazione cosmica e le sostanze ossidanti che hanno un'azione diretta di scissione sulle molecole organiche».

A bordo del rover, vi sarà anche un altro prezioso strumento italiano: il «driller», cioè la trivella che dovrà perforare il terreno marziano per due metri di profondità, costruita da Selex Es. Così come tutta made in Italy sarà la stazione meteorologica di «ExoMars», che verrà realizzata dall'Osservatorio astronomico di Capodimonte dell'Inaf.

Antonio Lo Campo



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