Persona e società non confondiamo

Ma è vero che la famiglia è cellula della società? L’immagine viene usata frequentemente, anche nei documenti del Magistero, e la ritroviamo spesso in quegli scritti che vogliono difendere la famiglia e sottolinearne l’importanza vitale per la società. Come un organismo è sano perché le sue cellule sono sane, così la società è sana quando sono sane le famiglie che la formano. Semplice e chiaro.

Una immagine falsa e fuorviante - Invece l’immagine della cellula applicata alla famiglia non porta chiarezza, ma confusione. Perchè? Per due motivi. Anzitutto perché la famiglia non è una aggregazione in funzione della società, ma della persona. Non si fa famiglia per tenere in salute la società. Un ragazzo e una ragazza si sposano perché si vogliono bene e sperano di essere felici unendo le loro vite. Il fatto che il loro volersi bene produca benessere anche nella società è certo, ma non è quello che si ripromettono come primo obiettivo, come non è il primo obiettivo della famiglia che hanno creato.

Si dirà: è vero, però l’immagine può essere utilizzata almeno quando la famiglia viene vista in relazione alla società. No, peggio ancora. Perché? Per un motivo semplicissimo. Cos’è una cellula? E’ la particella elementare dell’organismo umano. Il corpo dell’uomo è formato da quantità innumerevole di cellule. Nessuna di esse è una realtà autonoma. Tutte vivono nell’organismo e in funzione dell’organismo. Una cellula separata dal corpo non può vivere, muore. Quindi, dicendo che la famiglia è la cellula della società si dice che la famiglia non ha una sua autonomia, ma vive per la società, ha valore per il bene che produce nella società e non ha senso al di fuori della società. Anzi, essendo funzionale alla società, la società può decidere di costruirla e di utilizzarla come meglio crede. In questo modo la famiglia viene snaturata e svuotata di tutto il suo valore e di tutta la sua originalità. Esprime solo, ma snaturandosi, le risonanze che ha nella società, e non dice nulla dei benefici che produce nella persone e della preziosità che porta in sé, indipendentemente dal suo rapporto con la società.

Tanto la società quanto la famiglia sono due aggregazioni naturali, con leggi e dinamiche proprie, che esistono e hanno valore indipendentemente l’una dall’altra, anche se interagiscono e devono interagire tra loro. Nessuna delle due è subordinata e subordinabile all’altra. Hanno pari dignità, e quando interagiscono tra loro devono riconoscere questa loro autonomia, rispettarla e promuoverla.

Il falso schema del rapporto persona-famiglia-società - L’immagine della famiglia-cellula-della-società nasce da un’altra immagine falsa, ed è lo schema con cui vengono messe in relazione le tre realtà che formano l’universo umano, cioè la persona, la famiglia e la società. Queste tre realtà vengono rappresentate in una linea verticale-discensiva. Al vertice abbiamo la società la quale ingloba le famiglie, le quali inglobano le persone. Sappiamo che questo schema non solo è falso, ma pericoloso e dannoso, perché è la premessa di ogni forma di collettivismo dove la persona non ha più valore, perché riceve il suo significato e il suo valore dalla società. Nel collettivismo la società diventa il Leviathan che si nutre della vita delle persone e delle famiglie.

Quante volte abbiamo sostenuto contro ogni forma di collettivismo che la persona non è per la società, ma al contrario la società è per la persona. Ma poi ce ne dimentichiamo, e ce ne dimentichiamo in modo particolare quando trattiamo il problema del rapporto tra società e famiglia, facendo della famiglia una aggregazione in funzione della società, che la società può costruire come meglio crede o, peggio, come una aggregazione puramente privata della quale la società può fare a meno. Per questo l’immagine deve essere abolita e sostituita con qualche altra immagine che rispetti la natura della famiglia e il suo giusto posto nella relazione con la persona e con la società.

Il giusto posto della famiglia - Partiamo da un principio: la persona è, come dice san Tommaso, id quod perfectissimum est in tota natura, la realtà più perfetta e preziosa dopo Dio. E’ l’essere che sta al vertice di tutta la realtà creata. Non c’è nulla che la sovrasta. Però presenta due caratteristiche: l’uomo è «già e non ancora», cioè è sempre un incompiuto alla ricerca della sua pienezza; ed è «individuo e sociale», cioè raggiunge la sua perfezione creando una molteplicità di relazioni con gli altri uomini. Sono tre le relazioni che sono indispensabili per la sua vita e il suo sviluppo: le relazioni di amore, attraverso le quali la persona viene presa in carico in tutto il suo essere, per sempre; le relazioni di giustizia, attraverso le quali si risponde non a tutte le sue esigenze, ma a quelle esigenze che nascono dai suoi diritti; e le relazioni di solidarietà che mediano tra l’amore e la giustizia e attraverso le quali le persone ricevono aiuti di cui hanno bisogno, pur non avendone diritto. Per rispondere al suo bisogno di amore l’uomo crea la famiglia; per rispondere ai bisogni che nascono dai suoi diritti crea la società; per soddisfare il suo bisogno di solidarietà, che mediano tra l’amore e la giustizia, crea il volontariato. Sono tutte realtà “naturali” perché rispondono ai bisogni che nascono in tutti dalla stessa loro natura, e perché sono indispensabili per l’uomo nella sua vita e nel suo sviluppo.

Ecco perché lo schema verticale discensivo deve essere sostituito dallo schema piramidale, al cui vertice sta la persona, e agli angoli della base stanno da una parte la famiglia e dall’altra la società. L’una e l’altra sono create dall’uomo come strumenti che devono servire alla sua vita e alla sua crescita, perché la persona è il principio e il termine di ogni sua creazione. Per questo possiamo dire che sarebbe una forma di idolatria fare della società o della famiglia delle entità superiori alla persona e alle quali la persona deve subordinarsi. Si può obiettare: le persone devono essere subordinate al bene comune della famiglia e della società. E’ vero, ma anche il bene comune non è un insieme di realtà superiori all’uomo, ma è un insieme di beni creati dall’uomo, in funzione della sua crescita. Quando una persona crea una famiglia, rinuncia a qualcuna delle sue attese individuali, per creare insieme alle altre persone una comunità di vita che permette ad ognuno di crescere nella propria umanità. Il rapporto non è di subordinazione, ma di concrescita.

Giordano Muraro o.p.



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