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Francesco, l'infaticabile per la paceLa pace non si costruisce in un giorno. «L’impegno continua», annuncia papa Francesco all’Angelus domenicale, a dodici ore dalla straordinaria veglia di preghiera, dalle 19 alle 23 del sabato, che ha visto radunarsi in Piazza San Pietro centomila persone e milioni di altri individui aderire nel mondo, in ogni latitudine e di ogni fede, ortodossi, ebrei, musulmani non credenti. Un evento insolito, non prevedibile, spettacolare sì, ma non esteriore, né tanto meno folcloristico (niente bandiere), bensì intimo, raccolto, spirituale: un’unione di anime, un sol cuore. Per un’ora la folla è rimasta assorta, in preghiera, in assoluto silenzio, ad adorare il Santissimo esposto nella teca sull’altare, fissando lo sguardo sulla Madonna ritratta nello storico e miracoloso quadro non dipinto da mano umana, Maria Salus popoli romani, Maria salvezza del popolo romano, e di tutti i popoli, come la proclama Francesco che l’ha voluta esposta a lato dell’altare dopo aver attraversato processionalmente il centro della piazza sotto gli sguardi attenti e impetranti dei fedeli. Le ore di veglia, di preghiera, di litanie, di canti eseguiti dai cantori della Cappella Sistina e accompagnati dal suono mistico di un’arpa, sono state solo il clou di una giornata intensamente sentita. Il digiuno è stato osservato, moltissimi (gente di spettacolo, attori, cantanti, atleti, opinion leader) lo hanno confessato. Una forma di penitenza che potrebbe sembrare desueta, ma che ha un profondo significato spirituale e umano, che parla e convince, come dimostrano eventi storici. A Piazza San Pietro non si è visto nessuno con il panino nello zaino e neanche con le bottiglie d’acqua. Gruppi di giovani si sono mossi fin dal mattino. La piazza si è riempita per tempo. E’ stato ascoltato il discorso col quale papa Francesco ha indetto il digiuno e la veglia sette giorni prima. Sono stati ascoltati i moniti profetici e le esecrazioni che i Papi, da Benedetto XV, a Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, hanno lanciato contro la guerra, inutile strage, flagello, distruzione e morte. E’ stato recitato il rosario, con uomini e donne che hanno sgranato la coroncina avvolta tra le mani. Le pie pratiche esistono. E papa Francesco ha parlato. Un discorso biblico, profondo. La guerra scoppia quando si rompe l’armonia del Creato, l’Opera di Dio, che Dio, dopo averla compiuta, ha giudicato che “era buona”. Nasce la guerra quando non si custodisce il proprio fratello. Quando lo si odia. Allora avviene la “metamorfosi”. Il mondo si capovolge. Il creato è sconvolto. Vince Caino. Sono pochi gli applausi che contrappuntano il discorso di papa Francesco. Perché il discorso è grave. Coglie il dramma dell’ora. E quegli applausi sono armoniosi, sono intima convinzione, totale adesione. Sgorgano dal cuore. Papa Francesco spiega cosa è la guerra. E il giorno dopo, la domenica dalla finestra, va ben oltre e accenna alle oscure ragioni che la provocano, come il commercio legale e illegale delle armi. Ecco allora che bisogna andare «avanti con la preghiera e con opere di pace. Vi invito», insiste papa Francesco ai fedeli che anche la domenica a mezzogiorno riempiono la piazza, «a continuare a pregare perché cessi subito la violenza e la devastazione in Siria e si lavori con rinnovato impegno per una giusta soluzione al conflitto fratricida». La preghiera deve investire anche gli altri Paesi del Medio Oriente: «Particolarmente per il Libano, perché trovi la desiderata stabilità e continui ad essere modello di convivenza; per l’Iraq, perché la violenza settaria lasci il passo alla riconciliazione; e per il processo di pace tra israeliani e palestinesi, perché progredisca con decisione e coraggio. E preghiamo per l’Egitto, affinché tutti gli egiziani, musulmani e cristiani, si impegnino a costruire insieme la società per il bene dell’intera popolazione. La ricerca della pace è lunga, e richiede pazienza e perseveranza. Andiamo avanti con la preghiera». Domanda il Papa: «Le tante guerre in giro per il mondo sono davvero "per problemi" o per "vendere le armi?». Risponde: «Sempre rimane il dubbio: questa guerra di là, quest'altra di là, perché dappertutto ci sono guerre, è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale». Ed ecco allora che ringrazia quanti sabato «si sono uniti alla iniziativa di digiuno e preghiera per la pace». E aggiunge: «Ora si deve continuare con lo stesso spirito». Il nunzio in Siria, Mario Zenari, da Damasco ragguaglia sull’evoluzione degli eventi, sull’esodo dei profughi. Agli ambasciatori riuniti in Vaticano viene illustrata l’azione della Santa Sede nella crisi siriana. Sul commercio mondiale di armi, legale o illegale, la diplomazia papale conduce da tempo una forte azione anche in sede Onu. In particolare l'uso di armi chimiche sui civili è per il diritto internazionale il punto cruciale su cui si basa la richiesta di autorizzazione di interventi militari. Armi chimiche sui civili inermi e sui bambini che userebbero sia il dittatore siriano, che i suoi oppositori. All’Angelus col quale papa Bergoglio ha indetto la Veglia «ha condannato con particolare fermezza l'uso delle armi chimiche» in Siria. In ogni caso, «la guerra segna sempre una sconfitta per l'umanità», è «un fallimento», «porta solo morte» e «parla di morte». E' stato il suo grido la sera della veglia. Non ha fatto alcun riferimento al progetto del presidente Usa. «E' possibile», si è chiesto, «percorrere un'altra strada», diversa da quella della guerra? «Possiamo uscire da questa spirale di dolore e morte?», ha domandato, aggiungendo a braccio «penso ai bambini, soltanto a loro...». «Sì, è possibile per tutti», ha risposto Francesco. «Questa sera», ha detto Bergoglio, «vorrei che da ogni parte della terra noi gridassimo: sì, è possibile per tutti». «Perdono, dialogo, riconciliazione», ha concluso, «sono le parole della pace: nell'amata nazione siriana, nel Medio Oriente, in tutto il mondo». In piazza San Pietro non sono mancati i rappresentanti delle istituzioni italiani, dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, al ministro della Difesa, Mario Mauro, il sindaco di Roma Ignazio Marino, il senatore Pier Ferdinando Casini, ospitati in una tribuna a latere e non in prima fila. L'appello alla preghiera e al digiuno ha avuto adesioni dappertutto: a Torino con il vescovo mon. Nosiglia al Sermig, a Milano e ad Assisi, a Gerusalemme e a Istanbul. Un miliardo e duecento milioni i cattolici coinvolti. Ma anche i fedeli di altre confessioni. Significativa l'iniziativa del patriarca ecumenico di Costantinopoli, «il fratello» Bartolomeo I e del Gran Muftì di Siria, Ahmad Badreddin Hassod, che ha pregato nella maestosa moschea omayyade di Damasco. Nel pomeriggio papa Francesco aveva incontrato un gruppo di fedeli e detto loro: «Se non ci rivediamo qui, ci vedremo in Purgatorio». Più tardi definiva la guerra un inferno. Vegliava col popolo nella notte, aspettando l’alba che riaccende le luci, riapre il cuore alla speranza. Altre iniziative verranno nei prossimi giorni, settimane e mesi. Il 4 ottobre si reca in pellegrinaggio ad Assisi e il 12 accoglie la statua della Madonna di Fatima per la Giornata mariana nell’Anno della fede, va in Sardegna e celebra la Giornata della famiglia. Ma non dimentica il governo politico della Chiesa. Ottobre è una scadenza. Si riunisce con gli 8 cardinali per proseguire nella riforma della curia. Una data-chiave è il 15 ottobre. E’ fissata la cerimonia di congedo da Segretario di Stato del cardinale Tarcisio Bertone davanti a tutti i dipendenti vaticani e l’insediamento del successore, l’arcivescovo Pietro Parolin. Antonio Sassone
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