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Aperta con Parolin la riforma curiale
Il Papa ha scelto il nuovo segretario di Stato vaticano: è l'arcivescovo Pietro Parolin, italiano nato a Schiavon in provincia di Vicenza 58 anni fa. Lo ha richiamato dal Venezuela, dove svolgeva la missione di nunzio apostolico, l’ultimo dei suoi incarichi diplomatici in giro per il mondo al servizio della Chiesa. Nomina importante, nel momento in cui serpeggia la paura della guerra e papa Francesco indice una mobilitazione straordinaria con una Veglia di preghiera in Piazza San Pietro in sua presenza, una giornata di digiuno e l’avvio di specifiche iniziative. Iniziative che vanno oltre il mondo cattolico. Ne trattiamo distintamente. Qui l’attesa nomina del segretario di Stato, sollecitata più volte già a Benedetto XVI da quando il cardinale Tarcisio Bertone aveva compiuto 75 anni e presentato le sue dimissioni a norma del diritto canonico. Il segretario di Stato è la chiave di volta del governo vaticano. E’ il primo collaboratore del Papa. Una sorta di primo ministro e di ministro degli Esteri. A lui è affidata la guida della curia pontificia, del governo, della macchina burocratica, che non può essere concepita al di fuori della superiore visione del mandato apostolico della Chiesa cattolica e mai essere disgiunta dagli ideali di dialogo, di fede, di carità. Papa Francesco ha dimostrato ancora una volta di muoversi a tempo giusto. E così prima che passasse l’estate ha compiuto l’atto altamente significativo che prelude alla riforma della curia e al riordino dello Ior, di cui discuterà nei primi giorni di ottobre con la speciale Commissione degli otto cardinali da lui espressamente incaricati. Nessun intento punitivo, dunque, nei confronti del cardinale Bertone, come da qualche parte si vuole insinuare. E’ ben vero che rilievi critici gli sono stati mossi da non pochi osservatori. Ma non si può non tener conto che la Chiesa ha vissuto negli ultimi anni un periodo travagliato per la pedofilia, per la comunità scismatica dei lefebvriani e soprattutto per lo scandalo Vatileaks, che ha investito principalmente la banca vaticana, dalla quale Bertone aveva allontanato alcuni dirigenti. Egli stesso, sentendosi chiamato in causa, ha tenuto a far rilevare, all’inizio dell’estate, che la riforma dello Ior era partita proprio da lui. E in questi giorni, dopo la nomina del successore, ha parlato dal Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa attribuendosi delle inadeguatezze e mancanze, ma rivendicando anche i meriti di una lunga opera da quando papa Ratzinger lo chiamò al vertice della diplomazia vaticana nel 2006. Bertone, che diplomatico non era, ma pastore nelle diocesi piemontesi e liguri, non ha potuto certo manifestare queste doti, come suoi predecessori che furono al fianco di Giovanni XXIII e Paolo VI. Nonostante le sollecitazioni, Benedetto XVI lo confermò nell’incarico e nell’estate del 2012 con un chirografo solenne sulla prima pagina dell’«Osservatore Romano». Ora, alla soglia dei 79 anni, che compirà a dicembre, resta in carica fino al 15 ottobre. Dopo di che sceglierà una sede che più sarà di suo gradimento, dentro o fuori del Vaticano. Il 15 ottobre sarà una data da ricordare. Papa Francesco riceverà superiori e officiali della Segreteria di Stato e davanti a loro ringrazierà pubblicamente il card. Tarcisio Bertone «per il suo fedele e generoso servizio alla Santa Sede. E al tempo stesso presenterà il nuovo segretario di Stato». Con Pietro Parolin torna dunque alla Segreteria di Stato un diplomatico papa Francesco ha confermato negli incarichi il sostituto alla Segreteria di Stato mons. Angelo Becciu, il segretario per i rapporti con gli stati, mons. Dominique Mamberti, il prefetto della casa pontificia, mons. Georg Gaenswein, l'assessore per gli Affari universali, mons. Peter Wells, e il sottosegretario per i rapporti con gli stati, Antoine Camilleri. Al momento della sua nomina, mons. Pietro Parolin ha espresso «profonda e affettuosa gratitudine» a papa Francesco «per l'immeritata fiducia». Gli ha manifestato «rinnovata volontà e totale disponibilità a collaborare con Lui». La missione che gli è stata affidata, dice, è «impegnativa ed esigente». Precisa: «Nel momento in cui viene resa pubblica la nomina a Segretario di Stato, desidero esprimere profonda e affettuosa gratitudine al santo padre Francesco, per l'immeritata fiducia che sta dimostrando nei miei confronti, e manifestargli rinnovata volontà e totale disponibilità a collaborare con lui e sotto la sua guida per la maggior gloria di Dio, il bene della santa Chiesa e il progresso e la pace dell'umanità, affinché essa trovi ragioni per vivere e sperare». Lo ha detto da Caracas, dove si trovava. «Sento viva la grazia di questa chiamata, che, ancora una volta, costituisce una sorpresa di Dio nella mia vita e, soprattutto, ne sento l'intera responsabilità, perché essa mi affida una missione impegnativa ed esigente, di fronte alla quale le mie forze sono deboli e povere le mie capacità». Per questo, ha proseguito mons. Parolin, «mi affido all'amore misericordioso del Signore, dal quale nulla e nessuno potrà mai separarci, e alle preghiere di tutti». E ha concluso: «Tutti ringrazio, fin d'ora, per la comprensione e per l'aiuto che, in qualsiasi forma, mi vorranno prestare nello svolgimento del nuovo incarico». «Il mio pensiero», dice ancora il nuovo segretario di Stato, «va alle persone che sono state parte della mia vita in famiglia, nelle parrocchie in cui sono nato e in cui ho prestato servizio, nella cara diocesi di Vicenza, a Roma, nei Paesi dove ho lavorato, Nigeria, Messico e, ultimo, Venezuela, che lascio con rimpianto». «Penso pure», aggiunge, «al papa emerito Benedetto XVI, che mi ha ordinato vescovo, alla Segreteria di Stato, che è già stata la mia casa per molti anni, all'em.mo card. Tarcisio Bertone, agli altri superiori, ai colleghi e ai collaboratori e all'intera curia romana, ai rappresentanti pontifici. A tutti sono largamente debitore. Mi pongo, con trepidazione, ma anche con fiducia e serenità, in questo nuovo servizio al Vangelo, alla Chiesa e al papa Francesco, disposto (come lui ci ha chiesto fin dall'inizio) a camminare, edificare-costruire e confessare», afferma Parolin. Il nuovo segretario di Stato prega «che la Madonna, che a me piace invocare con i titoli di Monte Berico, Guadalupe e Coromoto, ci dia il coraggio di camminare in presenza del Signore, con la croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla croce; e di confessare l'unica gloria, il Cristo crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti». «E, come si dice in Venezuela: ¡Que Dios les bendiga!». Mons. Pietro Parolin è nato a Schiavon (Vicenza) il 17 gennaio 1955. È stato ordinato sacerdote il 27 aprile 1980 e incardinato nella diocesi di Vicenza. E’ laureato in Diritto canonico. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1986, ha prestato la propria opera presso le Rappresentanze pontificie in Nigeria e in Messico e presso la Sezione per i rapporti con gli stati della Segreteria di Stato. È stato nominato sotto-segretario della Sezione rapporti con gli stati della Segreteria di Stato il 30 novembre 2002. Il 17 agosto 2009 è stato nominato nunzio apostolico in Venezuela ed elevato in pari tempo alla sede titolare di Acquapendente, con dignità di arcivescovo. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale dalle mani di papa Benedetto XVI il 12 settembre dello stesso anno. Oltre all’italiano, conosce il francese, l’inglese e lo spagnolo La nomina di Parolin accolta con soddisfazione ovunque. soprattutto in Italia. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso le sue congratulazioni: «Sono certo che grazie alla sua presenza al vertice della Segreteria di Stato, le nostre relazioni continueranno ad arricchirsi di nuovi contenuti e la nostra collaborazione a difesa della pace e della giustizia nei diversi scenari internazionali potrà ulteriormente consolidarsi». Antonio Sassone
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