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Presto Giovanni XXIII "giusto fra le Nazioni"Santo e «Giusto fra le nazioni». Si annuncia un autunno speciale per papa Giovanni. La data della canonizzazione, insieme a Giovanni Paolo II, dovrebbe essere decisa da papa Francesco nel Concistoro in settembre: con ogni probabilità sarà l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata e 50° della chiusura della seconda sessione del Concilio, guidata da Paolo VI dal 29 settembre al 4 dicembre 1963. Il riconoscimento ufficiale e pubblico per papa Roncalli, un non ebreo che si è distinto nel salvare gli ebrei dal nazismo dovrebbe avvenire in ottobre. La Knesset, il Parlamento israeliano, gli dedicherà una sessione speciale sulla base della documentazione preparata dalla Fondazione internazionale «Raoul Wallenberg», il cui presidente Eduardo Eurnekian a fine giugno a Sotto il Monte, paese natale del Papa bergamasco, ha consegnato una medaglia all’arcivescovo centenario Loris Francesco Capovilla, già segretario di Roncalli, «per la sua vita dedicata a promuovere, tramandare e divulgare la memoria di Angelo Giuseppe Roncalli, divenuto papa Giovanni XXIII. Cinquant'anni di puro servizio e fedeltà». Visitatore e delegato apostolico in Bulgaria (1925-1934) con sede a Sofia, delegato apostolico in Turchia e Grecia (1934-1944) con sede a Istanbul, prima e durante la Seconda guerra mondiale mons. Roncalli aiuta migliaia di ebrei. Si adopera per liberare quelli detenuti nel campo di concentramento di Jasenovac in Croazia, per convincere il re bulgaro Boris III a permettere la partenza degli ebrei, per spingere il governo rumeno a lasciar partire gli ebrei della Transnistria, per favorire i rifugiati che transitano dal porto di Istanbul verso la Palestina e per fornire loro certificati di immigrazione. Quando è nunzio a Parigi (1944-1953) preme perché la Santa Sede aiuti gli ebrei in Italia e altrove e invia, tramite corriere diplomatico, al nunzio apostolico in Ungheria, il milanese mons. Angelo Rotta, altro eminente difensore degli ebrei, falsi certificati di Battesimo che risparmiano agli israeliti ungheresi la deportazione nei campi di sterminio: è la «Operazione battesimo». Le benemerenze di Roncalli sono state ricordate in aprile a Gerusalemme nel convegno internazionale «Omaggio alla memoria di papa Giovanni XXIII, la Shoah, gli ebrei e lo Stato di Israele», iniziativa sostenuta dallo Yad Vashem, custode della memoria della Shoah, e dalla Fondazione internazionale «Gariwo», presieduta dall'ebreo milanese Gabriele Nissim. Baruch Tenembaum, esponente di spicco della Fondazione «Wallenberg», ebreo argentino e amico personale di papa Bergoglio, fra i promotori della storica visita di Paolo VI a Gerusalemme nel gennaio 1964 e pioniere del dialogo interreligioso, ha presieduto la sessione «Roncalli e la creazione dello Stato d'Israele». In un articolo sul «Jerusalem Post» Tenembaum ha scritto: «Giovanni XXIII è stato uno dei più grandi amici del popolo ebraico. Negli anni Quaranta, delegato apostolico a Istanbul, non si è risparmiato per salvare il maggior numero di ebrei dallo sterminio nazista. Fece azioni straordinarie per il tempo e il contesto in cui viveva per aiutare gli ebrei. Emise “certificati di immigrazione” in Palestina e intervenne apertamente a favore degli ebrei slovacchi e bulgari». Tenembaum ricorda che Roncalli ha un merito particolare nella nascita di Israele, grazie alle testimonianze di Moshe Tov, uno dei fondatori della diplomazia israeliana, e di Yair Zaban, segretario personale del dottor Moshe Sneh, che nel 1947 era a capo del dipartimento politico dell’Agenzia ebraica in Europa. Sneh confidò a Zaban di aver avuto un aiuto determinante da Roncalli in occasione del voto alle Nazioni Unite. L'Agenzia ebraica era preoccupata per il possibile voto contrario dei Paesi latino-americani ma, tramite il nunzio Roncalli, ottenne un incontro con l’allora pro-segretario di Stato mons. Domenico Tardini, il 3 ottobre 1947. Nella successiva votazione i Paesi latino-americani, con la sola astensione di Cuba, votarono a favore di Israele. Giovanni XXIII poi ordina di abolire le parole «perfidi giudei e perfidia» dalle preghiere del primo Venerdì Santo che presiede da Papa nel 1959, parole definitivamente cancellate nel 1962. «Io sono Giuseppe, vostro fratello»: con queste parole bibliche, accoglie nel 1961 in Vaticano un gruppo di ebrei americani che lo ringraziarono per l’opera a favore del riconoscimento di Israele. In generale l’atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti degli ebrei è radicalmente cambiato con la tragedia della Shoah quando milioni di ebrei furono uccisi dalla brutale dittatura nazifascista e molti cattolici - vescovi, sacerdoti, religiosi, suore e laici - sotto l’impulso di Pio XII e del Vaticano aiutarono concretamente gli ebrei a sfuggire dalle fauci del mostro. Il secondo fattore che ha favorito il dialogo sono stati il comportamento e le scelte dei Papi, da Giovanni XXIII in poi, e del Concilio. Non furono estranei a creare la mentalità e i pregiudizi antisemiti una certa predicazione e una certa prassi ecclesiale. Così Jules Isaac, accademico di Francia e unico scampato di una famiglia dallo sterminio ad Auschwitz nel 1943, volle incontrare Giovanni XXIII per chiedergli di intervenire sull’insegnamento della Chiesa e per eliminare i pregiudizi. Papa Giovanni lo riceve il 13 giugno 1960 con grande cordialità e accoglie le sue richieste. A ricordo dell’incontro tra Isaac e Giovanni nel 1997 è stato inaugurato presso Nazaret un monumento ed è stato piantato un olivo. Al Vaticano II il «Decretum de Judaeis», come tutti i documenti conciliari, ha avuto un iter molto complesso. Inizialmente doveva trattare delle relazioni tra la Chiesa e il popolo ebraico, poi si è allargato al dialogo con le religioni, fino a diventare la dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane «Nostra Aetate» (28 ottobre 1965), «Magna Charta» del dialogo interreligioso. Chiarisce una volta per tutte che la responsabilità per l’uccisione di Cristo non può venire addossata agli ebrei in quanto tali. In Italia dal 1989 si celebra il 17 gennaio la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo cattolici-ebrei. La Fondazione «Raoul Wallenberg» ha raccolto documenti e prove tangibili sugli interventi di Roncalli durante la Shoah, che ha presentato al museo Yad Vashem, accompagnando il fascicolo con una forte raccomandazione affinché Roncalli sia riconosciuto come «Giusto tra le Nazioni». Pier Giuseppe Accornero
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