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Con il Pass rosa più attente ai tumoriSi chiama «Pass rosa». Uno slogan? Un programma? Se i due termini, e soprattutto il secondo, non fossero sufficienti per indicare la portata di una straordinaria iniziativa di sanità pubblica, in un periodo di crisi e di incremento dei grandi rischi per la salute (infarti, tumori, ictus), in particolare nelle donne, basterà sapere che in un solo pomeriggio al Policlinico Umberto I di Roma, signore e signorine, dai 25 ai 55 anni, potranno sottoporsi a un esauriente esame delle loro condizioni cliniche. Un rigoroso e preciso check-up che mette la donna al sicuro da ansie e timori. Un ritratto organico, una misura dei parametri, la premessa per mantenere o allungare lo stato di benessere oltre la menopausa e di prevenire drammatiche decisioni come quelle assunte dalla superstar internazionale Angelina Jolie. Una donna tanto ammirata, un premio Oscar e tre Golden Globe, intensa attività umanitaria nelle zone calde del mondo per i Rifugiati come ambasciatrice Onu, a soli 37 anni si è fatta praticare la mastectomia totale bilaterale (asportazione di ambedue i seni). Ed è decisa a fare lo stesso con le ovaie, se riscontrerà geni che possano condurla alla malattia tumorale, quella che ha causato la morte della madre e della zia materna. Una decisione clamorosa, in linea con tutte quelle assunte dall’attrice: tre figli, uno partorito in Namidia, e due gemelli a Nizza, tre adottati negli orfanotrofi della Cambogia, dell’Etiopia, del Vietnam. Una donna coraggiosa e anticonformista, che ha raggiunto l’Afghanistan e la Siria, ha parlato al G-8, ha erogato consistenti finanziamenti e creato fondazioni. Il racconto del suo gesto sul «New York Time» ha suscitato enorme impressione in tutto il mondo, ha emozionato, ha creato timori e interrogativi nelle donne, spingendole per un verso ad adottare misure di screening, a intensificare la prevenzione, a farsi visitare, dall’altro a chiedersi se non debbano imitarla. Ma i più autorevoli scienziati hanno già posto un freno. L’ha fatto Umberto Veronesi, il principe degli oncologi. Lo fa in questa intervista il prof. Adriano Redler, tra i maggiori chirurghi italiani, pro Rettore dell’Università «La Sapienza» di Roma, preside della Facoltà di Medicina e Odontoiatria e direttore del Dipartimento assistenziale integrato di chirurgia generale. E’ a lui che si deve l’intuizione e il varo del «Pass rosa», iniziativa alla quale sovrintende con un pool di operatori medici e tecnici. Professore, come giudicare la vicenda dell’attrice Angelina Jolie? L’allarme è eccessivo. Comprendo la paura e la preoccupazione, ma assumere decisioni così radicali è come andare a caccia di allodole con le palle da cannone. Lo stesso, allora, dovrebbero fare gli uomini per la prostata? E’ corretto e salutare invece non trascurare la propria salute, non sottovalutare i sintomi, sottoporsi ai controlli periodici. Oggi abbiamo molte armi per prevenire i tumori e molte più armi per combatterli e vincerli, invece di menomare il proprio corpo ancora nel pieno degli anni. Ma quale è il percorso da seguire per avere una certa sicurezza? Noi, con l’operazione «Pass rosa» sottoponiamo le donne a tre visite fondamentali: endocrina, senologica, angiologica. A queste facciamo seguire l’ecografia mammaria. Procediamo quindi a una seconda batteria di esami, mediante ecocolordoppler alla tiroide, all’aorta addominale, agli arti inferiori e ai vasi epiartici. Le cliniche e gli ambulatori da lei diretti sono quindi affollati? Le richieste sono numerose. Ma siamo al servizio delle pazienti per ben quattro giorni della settimana, dal lunedì al giovedì, dalle ore 14 in punto. Esaminiamo sei-sette pazienti, accolte dietro appuntamento (tel. 06/49975570). Così non ci sono file e non c’è stress per nessuno. Quali altri accorgimenti si devono osservare? All’accettazione si pagherà un ticket di 50 euro, per chi non è esente. Una somma modesta per un insieme di esami accurati, senza attese e senza impacci burocratici. Ma lei richiama anche molto l’attenzione sulla tiroide? Perché? Nell'ambito del programma di prevenzione «Pass rosa», solo nell'ultimo anno abbiamo visitato oltre 1.200 donne, scoprendo che l’80 per cento di loro soffre di disturbi della tiroide: non vere e proprie patologie di distiroidismo, ma disomogeneità del parenchima tiroideo. L’80 per cento del totale significa 3 donne su 4 in età fertile, un numero elevatissimo su un campione preso a caso di lavoratrici tra i 25 e 50 anni, chiamate ad eseguire questo screening. Personalmente, ogni anno eseguo oltre 250 interventi di tiroidectomia totale. Un intervento necessario? La tiroide è una piccola ghiandola delicata a forma di farfalla il cui volo “inceppato” può provocare un'ampia gamma di disturbi. Spesso, infatti, la tiroide può funzionare troppo o troppo poco, dando vita a problemi di varia natura. Soprattutto nella vita di relazione, nei rapporti con gli altri. Problemi che negli ultimi vent’anni sono diventati un'insidia per un numero sempre maggiore di persone. Soprattutto nella donna? Le nostre nonne soffrivano anche loro di tiroide, ma all’epoca il problema veniva diagnosticato tardivamente e con molta difficoltà. Per questo le donne delle passate generazioni a quarant’anni erano già in carne. Il loro fisico si trasformava senza che il medico potesse rendersene conto e intervenire. Oggi, grazie alle nuove tecniche di immagine ed allo studio citologico ed ematochimico, che ha permesso una diagnosi precoce delle malattie della ghiandola, individuiamo facilmente il disturbo e possiamo contare su una terapia efficace per tutta la vita. Ci sono anche regole pratiche per la disfunzioni? Negli ipertiroidei l’assunzione di iodio moltiplica l’attività ghiandolare. Il paziente ipertiroideo al mare “getta benzina sul fuoco”: avverte un’eccitazione maggiore, più caldo, e un senso di allerta continua di panico e angoscia. Il cuore batte più forte. La vacanza al mare può diventare un vero stress. Meglio la collina o la montagna. E a tavola va evitato il pesce, soprattutto crudo, per l’alto contenuto di iodio. E l’ipotiroideo? Deve andare al mare, svolgere attività sportiva moderata. Deve prendere il sole, consumare cibi ricchi di iodio, appunto la “benzina” per far produrre l’ormone tiroideo, evitare abusi di carboidrati (pizza e pane), bere tanta acqua naturale. Si possono individuare campanelli d’allarme? La pelle lucida, il nervosismo, l’aumento o la diminuzione del peso corporeo, e inoltre nervosismo, intolleranza, senso di panico, stanchezza, disturbi del ciclo. Questi i campanelli. Allora bisogna andare dallo specialista. Curando e regolando la tiroide, si migliora il rapporto con gli altri, con se stessi e con il proprio fisico. Gabriella Sassone
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