![]() Accesso utente |
Il Cai compie 150 anni d'amore per la montagnaL’idea di fondare una società alpinistica nazionale nasce il 12 agosto del 1863, durante la scalata al Monviso compiuta dallo scienziato e statista Quintino Sella, con tre suoi amici. Pochi mesi dopo, il 23 ottobre, nelle sale del Castello del Valentino a Torino, lui e altri appassionati fondano il Club alpino italiano, con lo scopo «di far conoscere le montagne, più specialmente le italiane e di agevolarvi le salite e le esplorazioni scientifiche». Un club che già nel nome unisce le montagne e le genti della Penisola unificata appena due anni prima, e che è il quarto europeo dopo quelli inglese, austriaco e svizzero. A 150 anni di distanza, quella passione e quel desiderio di unità sono la forza di un’associazione che oggi raggruppa 317.800 appassionati (oltre 50 mila dei quali nell’“originario” Piemonte), che forma alpinisti, sciatori e guide, che ha costruito rifugi e bivacchi (oggi dispone di 774 strutture, con oltre 23 mila posti letto), ha firmato storiche spedizioni in tutto il mondo (per tutte, quella del 1954, alla conquista del K2) e altro ancora. E non a caso, il logo scelto per l’anniversario è: «Cai 150 - 1863-2013 - La montagna unisce». Per l’occasione, poi, si sono svolte o sono in programma varie iniziative. Fino al 3 novembre una mostra al Monte dei Cappuccini, dove nel 1874 sorse la Vedetta Alpina, poi diventata Museo Nazionale della Montagna, oggi il più importante a livello mondiale nel settore (informazioni www.museomontagna.org, tel. 011.66.04.104). Sempre a Torino, nel Castello del Valentino, la targa «La Città di Torino nel 150° anniversario del Club alpino italiano con rinnovata gratitudine» rende omaggio al club. Infine un francobollo che riprende il primo manifesto della Vedetta e del Museo (valore, 0,70 euro). Nell’occasione, abbiamo rivolto alcune domande ad Osvaldo Marengo, impegnato in prima persona nelle celebrazioni in qualità di presidente della sezione Cai Torino, la “culla” dell’associazione. Marengo, nato nel 1946, è stato dirigente, designer, docente esterno al Politecnico di Milano (Master industrial design) ed ancora oggi al Politecnico di Torino (Disegno industriale). Marengo, quanti sono i soci torinesi? Circa 3.300. All’interno della Sezione operano varie sottosezioni e soprattutto, varie scuole, anche nazionali, di alpinismo, di sci alpinismo, di escursionismo e di sci di fondo escursionismo. In Piemonte, i soci sono 50.168. Le Regioni con più iscritti sono quelle del Nord, sino alla Toscana compresa. Negli ultimi anni, quali sono state le attività più importanti della Sezione di Torino? Abbiamo organizzato gite e corsi di tutte le tipologie, esposizioni al Museo nazionale della montagna, concerti del Coro «Edelweiss» (di particolare rilievo quello per i 150 anni dell’Unità d’Italia), serate culturali, manutenzione dei rifugi... Abbiamo dotato il Centro incontri al Monte dei Cappuccini, dove tutte le sere si ritrovano i soci per pianificare le attività, di moderni impianti audio-video. Abbiamo lavorato per dare maggiore visibilità al Cai Torino, rinnovando il sito Internet www.caitorino.it e attivando un servizio quindicinale di newsletter, cui si possono iscrivere anche i non soci. Abbiamo investito nel rinnovo dei rifugi per adeguarli alla normative e alle esigenze degli ospiti, ed ora stiamo lavorando per i rifugi «Torino», «Vittorio Emanuele», «Dal mazzi». È stato realizzato il nuovo rifugio «Gonella» al Monte Bianco, struttura innovativa ad alta tecnologia, e il nuovo bivacco «Gervasutti», anch’esso dalle caratteristiche assolutamente innovative ed altamente tecnologiche, tanto che una replica esatta sarà installata sul Monte Elbrus, in Russia. Anche i festeggiamenti per celebrare questo 150° anniversario sono una parte importante delle attività in corso. In 150 anni, “fare alpinismo” come è cambiato? Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi? Si, ci sono nuove attività che si sono inserite: Mtb, arrampicata indoor, free climbing e tanta voglia di escursionismo che, nell’ottica del Club, è non soltanto attività sportiva, ma anche culturale. Nei suoi 150 anni, il Cai ha saputo rinnovarsi, pur rimanendo legato alle tradizioni. In campo strettamente alpinistico e sci alpinistico si assiste al ritorno alle salite “classiche”. In ogni caso, da tantissimi anni il Cai non è più un’organizzazione elitaria. Bisogna anche sfatare il mito che le nostre attività sono rivolte soltanto ai “supermen della montagna”: facciamo, sì, gite tecnicamente impegnative, ma la stragrande maggioranza delle proposte è alla portata di tutti. Senza dimenticare il settore detto «Alpinismo giovanile», che propone attività mirate, a forte valenza educativa sia ambientale che umana, per ragazzi dai 6 ai 18 anni. Indubbiamente oggi la tecnica e la tecnologia ci consentono di avere più protezione e quindi anche più sicurezza, e i corsi delle nostre Scuole aiutano i soci nelle giuste scelte, senza inutili sprechi. Poi, consigliamo ai soci di acquistare i prodotti locali, a «km 0», aiutando l’economia. Anche i nostri gestori si approvvigionano in zona rifugio. Non dimentichiamo, poi, che la tutela dell’ambiente montano, per lasciare alle generazioni future le montagne almeno come le abbiamo trovate noi, è uno dei cardini attorno al quale ruotano le attività del Club, tanto che se ne occupa un’apposita Commissione. In linea di principio, il Cai è contrario alla realizzazione di nuovi rifugi e bivacchi (a meno che non sostituiscano strutture preesistenti e fatiscenti), di nuove vie ferrate e alla chiodatura selvaggia di vie classiche di arrampicata. Tanti amano fare gite in montagna, ma perché iscriversi proprio al Cai? Perché il Cai offre precise garanzie di sicurezza. Basti pensare che, statisticamente, il tasso di sinistri occorsi alle gite sociali o alle uscite delle scuole è pressoché insignificante e quasi sempre dovuto a fatalità. Molti dei nostri operatori, che sono tutti volontari non pagati, frequentano corsi di formazione (e successivi aggiornamenti obbligatori) molto severi per conseguire, ad esempio, il titolo di Istruttore di alpinismo, proprio per garantire uniformità didattica e sicurezza; e quanti fanno gli accompagnatori pur senza possedere titoli specifici, sono tutte persone di collaudata esperienza e capacità. Inoltre, il Cai è un ambiente dove si respirano valori forti e che offre la possibilità di fare amicizie, spesso durature. Ci sono, poi, non trascurabili vantaggi economici: l’assicurazione per il Soccorso alpino (valida in tutta Europa, anche per attività personale) e per gli infortuni (soltanto nelle attività da noi organizzate), i forti sconti nei rifugi alpini di proprietà Cai (per i soci, il pernottamento costa la metà) e altre agevolazioni. Il tutto a fronte di una quota associativa di soli 50 euro l’anno. E poi, sono previsti sconti per i nuclei familiari e per gli under 18. Michele Gota
|