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Il Papa ai giovani: "Conta rialzarsi"La visita ufficiale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al suo secondo mandato, a papa Francesco in Vaticano, ha assunto un alto significativo politico e sociale, in un clima solenne e familiare insieme, per la presenza dei funzionari e dei dignitari delle due parti, degli ambasciatori accreditati in Vaticano, della first lady, Clio Napolitano, e del ministro degli Esteri, Emma Bonino, dal Papa salutata con un’espressione piemontese («cerea Signor ministro») in omaggio alla comune origine. Un saluto ricambiato con un «sono onorata», ricevendo e stringendo tra le mani il rosario ricevuto. «Il popolo italiano», ha affermato il Papa nel suo discorso, «può e deve superare ogni divisione e crescere nella giustizia e nella pace, continuando così a svolgere il suo ruolo peculiare nel contesto europeo e nella famiglia dei popoli». L’esortazione al nostro Paese è di attingere «con fiducia e creatività dalla sua ricchissima tradizione cristiana e dagli esempi dei suoi santi patroni Francesco d'Assisi e Caterina da Siena, come pure di numerose figure religiose e laiche, e dalla testimonianza silenziosa di tante donne e tanti uomini». Napolitano non ha taciuto le difficoltà presenti. «Il nostro è un Paese che, pur tra quelli classificati fra i ricchi, ha delle aree povertà estesesi negli ultimi anni di crisi come non succedeva da decenni». Perciò «è tempo di riflessione e cambiamento», richiesti soprattutto dalla condizione giovanile per esprimere «solidarietà e giustizia». E’ fondamentale, per il Presidente della Repubblica, «garantire e sviluppare l'impianto complessivo delle istituzioni democratiche, alle quali nei decenni trascorsi hanno contribuito in modo determinante, leale e creativo i cattolici italiani». Per il Papa è urgente che «possa crescere, soprattutto tra i giovani, una nuova considerazione dell'impegno politico, e che credenti e non credenti insieme collaborino nella promozione di una società dove le ingiustizie possano essere superate e ogni persona venga accolta e possa contribuire al bene comune secondo la propria dignità e mettendo a frutto le proprie capacità». Gli accenti preoccupati sulla crisi hanno dominato le giornate di papa Francesco. «La persona umana è in pericolo: questo è certo», aveva detto il giorno prima. «Il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia». Però «il sistema continua come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. noi abbiamo questo compito. Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la "cultura dello scarto". Una persona che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le Borse è una tragedia». Non si tutelano i nascituri, gli anziani, i poveri, denuncia il Papa. Gli scarti alimentari «sono deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione». Il cibo che si butta «è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame». Ma c’è anche una pausa lieta. Quelle ore che trascorre con i 9 mila alunni ed ex, docenti e sacerdoti delle scuole dei gesuiti. Papa Bergoglio deve parlare. Sorpresa. «Sono cinque pagine, eh. E’ un po’ noioso…». Così le mette da parte. «Facciamo una cosa: farò un piccolo riassunto». E apre un question-time con i ragazzi di Torino, Milano, Roma, Palermo, Messina e anche d’Albania, da Scutari. Gli fanno domande. Senza timore. «Ciao», esordiscono. E giù gli interrogativi. A tutte le domande Francesco dà peso e risposte. «Volevi fare il Papa?». «No, non ho voluto io fare il Papa. Chi vuol fare il Papa non vuole bene a se stesso». «Conosci la Sicilia?». «No. Non ancora». Una promessa? Però l’ha vista descritta nel film «Kaos» dei Fratelli Taviani. «E’ bellissima», dice. «Ma perché non vai a vivere nel Palazzo?», una domanda che tormenta i cronisti. La risposta sorprende ancora di più. «Per motivi psichiatrici. E’ la mia personalità. Non voglio stare solo, voglio stare con gli altri. Ma ci sono difficoltà, dubbi, cadute. Anch’io li ho avuti», dice, «l’mportante è non rimanere per terra, ma rialzarsi e camminare. Camminare è un’arte. Non si devono temere i fallimenti. Meglio accompagnarsi con qualcuno. Importante avere amici. I miei amici sono lontani, ma tre sono venuti a trovarmi. Ci scriviamo». E’ così Mario Jorge Bergoglio, il Pontefice venuto dall’Argentina. Lascia ricordi indelebili, squarci di vita ai ragazzi. Per tutti continua a parlare della misericordia di Dio e della «magnanimità» quale «virtù del grande e del piccolo che ci fa guardare sempre l'orizzonte», come ha insegnato sant'Ignazio. Molti interrogativi si pongono sull’estate del Papa. Per tutto il mese di luglio le udienze sono annullate. Dal 7 anche le messe in Santa Marta. Si sa che il Papa emerito passerà l’estate a Castel Gandolfo, da dove il 14 papa Francesco guiderà l’Angelus. Dal 22 al 29 si recherà in Brasile alla Gmg. Si prospetta un viaggio in Armenia, dalle millenarie radici cristiane, una nazione di cui ha ricevuto il patriarca e l’ambasciatore. Ma non prima del 2015. E in autunno si attendono decisioni sulla riforma della curia e nuove nomine. Antonio Sassone
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