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Francesco per la pace«Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace». Papa Francesco ha fatto proprio il grido di Pio XII, purtroppo inascoltato, alla vigilia della guerra. Anche oggi ci sono guerre. Anche oggi un Papa le condanna con fermezza. Senza appello. Le guerre, quale che ne sia il teatro: «Pazzia, follia, suicidio dell’umanità». Ripete l’esecrazione in due momenti significativi: nella messa del mattino in Santa Marta per militari uccisi e famiglie, reduci, feriti e invalidi, e all’Angelus di fronte a una piazza che richiama puntualmente più di 150 mila fedeli che neanche la pioggia o il freddo scoraggia. E’ la Festa del Corpus Domini, dedicata all’adorazione eucaristica in contemporanea nella Chiesa universale. Un evento senza precedenti. Mediatico, con collegamenti televisivi e in streaming, ma principalmente di fede, di pietà, di preghiera. «Contro la schiavitù, le vittime della guerra, in difesa dei bambini e le donne. E per i poveri, i disoccupati e tutti gli emarginati». Appuntamento per l'adorazione di Gesù nell’Ostia. Dalle 17 alle 18 si sono collegate le chiese in ogni angolo della Terra: dove sono le undici di sera, o le due di notte, dalle Isole Galapagos, al cuore della foresta Amazzonica, cattedrali e chiesette in mattoni o paglia. Anche là dove i cattolici sono in minoranza, come in Norvegia. Dove sono perseguitati o vivono nelle catacombe: Bangladesh, Iraq, Burkina Faso, Russia, Giappone. Hanno pregano anche gli emiliani di Carpi, colpiti un anno fa dal terremoto. Il Papa ha fatto l’ora di adorazione dalla Basilica di San Pietro, con cardinali, vescovi, preti, religiosi e fedeli. E’ l’Anno della fede, ricorrono i 50 anni del Concilio ecumenico Vaticano II e proprio in questa giornata la scomparsa del Papa che lo pensò e lo volle, Giovanni XXIII. Questa adorazione in contemporanea, quasi un unico respiro di tutta la Chiesa, è la prima iniziativa nella storia del cattolicesimo. Potrebbe preludere a una eccezionale riunione tra le grandi religioni che si richiamano ad Abramo: l’ebraica e l’islamica, oltre che la cristiano-cattolica. Papa Bergoglio ci sta pensando. Così come sta pensando di completare e firmare l’enciclica sulla fede, a quattro mani con Benedetto XVI che l’ha incominciata. Sarebbe un fatto storico. Due Papi che firmano uno tra i più importanti atti del loro ministero. Non ci sarebbe nulla di strano, visto che ogni Pontefice si rifà e cita a più riprese scritti e discorsi dei suoi predecessori. Francesco attinge a quanto ha già scritto Ratzinger e lo completa. «Non vuol dire che papa Benedetto faccia il ghost writer per papa Francesco», ha avvertito il portavoce della sala stampa, padre Federico Lombardi. La festa liturgica del Corpus Domini ha avuto altri momenti significativi, come la processione del giovedì tra le due Basiliche, quella di San Giovanni e di Santa Maria Maggiore, un breve tragitto che il Papa ha percorso a piedi insieme ai fedeli. Ha parlato. Nel modo che sa fare lui, discorsivo, spesso a braccio, del miracolo dei pani e dei pesci. I discepoli chiedono a Gesù di licenziare la folla. Il loro, spiega Francesco, «è l’atteggiamento umano, che cerca la soluzione più realistica, che non crei troppi problemi. Ciascuno si arrangi come può». Ma Gesù, che «sente i nostri problemi, le nostre debolezze, i nostri bisogni, dal poco tira fuori il necessario per tutti». I discepoli distribuiscono i pani e i pesci. «Non finiscono, non finiscono!», esclama Francesco. «Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera. Logica di Dio è quella del servizio, dell’amore, della fede nell’Eucaristia». E si conclude con la condanna delle guerre e l’appello alla pace, espresso anche ai vari Capi di Stato e al Presidente dell’Assemblea dell’Onu. «Ho celebrato la Santa Messa», riassume, «con alcuni militari e con i parenti di alcuni caduti nelle missioni di pace» Sottolinea il senso di queste missioni: «Cercano di promuovere la riconciliazione e la pace in Paesi in cui si sparge ancora tanto sangue fraterno in guerre che sono sempre una follia». E a questo punto ricorda la nemesi di papa Pacelli. «Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace». Moniti di altri Papi ancora, come Benedetto XV che definì la Prima guerra mondiale «inutile strage». «Chiedo», implora Francesco, «una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari». E com’è nel suo stile, una preghiera da «fare insieme, in silenzio, nel nostro cuore», tutti insieme, «una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari. In silenzio». Lui piega il capo in raccoglimento. Continua la diagnosi. «Nel mondo ci sono tante situazioni di conflitto». E tuttavia nota che «ci sono anche tanti segni di speranza». A titolo di esempio, incoraggia «i recenti passi compiuti in vari Paesi dell’America Latina verso la riconciliazione e la pace». Chiede «preghiere». Preghiere perché cessino i conflitti, le persecuzioni, che portano morti, prigionieri, schiavi, fame e miseria. Guerre e conflitti diffusi, E in primo piano, la persistente situazione drammatica della Siria. «Sempre viva e sofferta è la mia preoccupazione per il persistere del conflitto che ormai da più di due anni infiamma la Siria e colpisce specialmente la popolazione inerme, che aspira ad una pace nella giustizia e nella comprensione. Questa tormentata situazione di guerra porta con sé tragiche conseguenze: morte, distruzione, ingenti danni economici e ambientali, come anche la piaga dei sequestri di persona. Nel deplorare questi fatti, desidero assicurare la mia preghiera e la mia solidarietà per le persone rapite e per i loro familiari, e faccio appello all’umanità dei sequestratori affinché liberino le vittime. Preghiamo sempre per la nostra amata Siria». Tra i rapiti ci sono due vescovi e l’inviato de «La Stampa» Domenico Quirico, che la famiglia aspetta con ansia, come hanno affermato le due figlie in un accorato appello.
Antonio Sassone
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