Dopo Cristo ma sempre con Cristo

In genere ogni persona mediamente colta, credente o laica che sia, pensa di sapere: 1) che cosa è la Chiesa cattolica; 2) quali sono i fondamenti teologici e la tradizione storica di una fede religiosa che ha compiuto duemila anni; 3) che come in tutte le vicende umane vi convivono il bene e il male, l’obbedienza e la rivolta, la carità e la violenza; 4) che la letteratura mondiale ne ha fatto una biblioteca immensa, fin dai primi libri stampati, non per caso la Bibbia. E così via.

Ma quel tipo generalizzato di conoscenza non permette quasi a nessuno, tranne gli storici di professione (e anche loro, con molti limiti: non si può approfondire né testimoniare tutto…) di sapere davvero come sono andate tutte le cose nel segno di Cristo, il Dio fatto uomo, crocifisso e risorto, fino a oggi, quando non per caso la Chiesa sta vivendo dentro se stessa una fase relativamente nuova, che si definisce ecumenica perché tenta di riunificate i seguaci di Gesù dopo ripetuti scismi, divisioni, riforme e controriforme. E non solo: una fase in cui la Chiesa, in tutte le sue varie denominazioni (cattolica, ortodossa, protestante…) cerca il dialogo con una cultura che si vuole razionalista al punto da negare che la fede in Dio si possa coniugare con la ragione.

Da qualche settimana si trova in libreria un volume, intitolato «Dopo Cristo» (edito dalla San Paolo, 250 pagine, 19 euro) che si può tranquillamente definire come un passaporto per entrare nella storia del Cristianesimo senza perderne nulla, ma anche senza fermarsi per troppo tempo su ognuna delle tante vicende che le conferiscono un’immagine complessiva profondamente innervata nel destino di ogni essere umano che sia vissuto o viva adesso sulla Terra, vicino o lontano da quei luoghi in cui questa storia si è realizzata.

«Dopo Cristo» è stato scritto da un nonno e da un nipote, che portano lo stesso nome, Domenico Agasso senior e Domenico Agasso junior. Il primo ha compiuto 90 anni nel 2011, il secondo ne ha 34; entrambi sono noti ai lettori di questo nostro giornale, che avuto il primo come autorevole direttore negli anni Ottanta (dopo una lunga carriera di giornalista al «Popolo nuovo», «Epoca» e «Famiglia Cristiana», e di storico: basti citare gli otto volumi della «Storia d’Italia» da lui pubblicati presso Mondadori) e il secondo come collaboratore da parecchi anni, mentre lavora al portale Vatican Insider de «La Stampa» e scrive libri soprattutto di storia religiosa (fra gli altri, uno con suo padre, Renzo Agasso, «Le vittime del terrorismo in Italia 1967 –2008», e un altro appena uscito, con il nonno: «Papa Giovanni XXIII»).

Nella introduzione al libro il cardinale Gianfranco Ravasi osserva fra l’altro che «il lettore sarà come un viandante che percorre senza asperità un itinerario vasto e complesso». Certo, scrive ancora l’Eminenza, «questo comporta  semplificazioni, approssimazioni, adattamenti. Ma è proprio per tale via che molti potranno conoscere l’avventura sia gloriosa sia sofferta vissuta dalla Chiesa nei secoli».

L’effetto ha una spiegazione. I due Agasso hanno saputo coniugare le due caratteristiche che li accomunano: di essere, insieme, giornalisti ma anche esperti di storia, il che consente loro di usare un linguaggio che dalla prima all’ultima pagina, in una ventina di capitoli, esprime, con il tono di una cronaca continua su vite di uomini e donne, santi o peccatori, credenti o atei, la cadenza di avvenimenti, vissuti anche dalla Chiesa, dal forte contenuto teologico, filosofico, morale e anche bellico e politico, che hanno seguito e talvolta provocato, passo dopo passo, i cambiamenti del mondo.

Così saltano fuori cose che pochi conoscono, ma che appartengono a fenomeni di enorme portata storica, e li illustrano facendo da esempio: come il sequestro di papa Martino I ordinato nel 653 su ordine dell’imperatore d’Oriente Costante II. Il Pontefice «si aspetta il rapimento» dopo avere «respinto un decreto del sovrano in materia religiosa», e per questo dorme in San Pietro, davanti all’altare maggiore. Ma i suoi sequestratori non hanno scrupoli, e lo portano, con un viaggio durato un anno, da Roma a Costantinopoli, dove «Martino viene messo in carcere con i delinquenti comuni, esposto in pubblico vestito di stracci (…) picchiato, sputacchiato e infine processato per tradimento». Condannato a morte, viene tuttavia graziato dall’imperatore che però lo fa rimandare in carcere «seminudo e incatenato, e più tardi lo fa deportare in un’isola», dove muore nel 655.

Non è che un esempio, fra le centinaia annoverate nel libro, che personalizzano, in esistenze di individui diversissimi fra loro, questioni di grande portata storica: dalle persecuzioni dei cristiani durate tre secoli fino all’Editto di Costantino nel 313, con cui il potere imperiale concede finalmente ai cristiani piena libertà di professare la loro fede, agli scismi d’Oriente e d’Occidente, alla nascita del monachesimo e alla sua forte influenza sullo sviluppo anche economico e produttivo della società medioevale, alle otto Crociate, più o meno fortunate, alla rottura con i poteri laici nella «guerra delle investiture», all’esilio di Avignone per 73 anni nel Trecento (con sette papi francesi uno dopo l’altro), alla frammentazione e alla fine dell’Impero carolingio in tanti nazionalismi all’insegna del cuius regio eius religio. Fino alla ribellione e alla riforma luterana, alle missioni in America, in Asia, in Africa,  e più tardi alle nuove persecuzioni di carattere ideologico tra la fine del Settecento e il Ventesimo secolo, dalla Rivoluzione francese al gulag sovietico e, oggi, al fondamentalismo islamico in Africa come in Asia, dal Medio Oriente alla Cina e alle Filippine. Per non pensare alle numerosissime guerre, locali o “mondiali”, le “inutili stragi” di cui parlò Benedetto XV e contro le quali si battè Giovanni XXIII con la “Pacem in terris”.

Il tutto raccontato con una freschezza cronistica che dà rilievo a personaggi come San Francesco e Santa Caterina da Siena, della quale sono citate frasi, contenute nelle  sue centinaia di lettere scritte 150 anni prima di Martin Lutero, di assoluta condanna ai vizi ecclesiastici che ricordano, a chi legge stupito, le parole di Benedetto XVI sulle “sporcizie”nella Chiesa dell’inizio del Terzo Millennio.

In ogni capitolo il racconto si interrompe per lasciare spazio a una citazione letterale, un personaggio, un evento eccezionale che vale la pena di distinguere dal resto, come “l’incontro in sinagoga” di Giovanni Paolo II e il rabbino capo di Roma, Elio Toaff nel 1986. Anche in questo caso, cronaca intrecciata alla storia, mentre non si conclude mai del tutto l’ingiusta  polemica sul comportamento di Pio XII durante lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti.

 Insomma, un  giudizio finale su questo libro, che certamente merita di essere letto, coincide con la conclusione del capitoletto di apertura dei due autori: “Tutto è attualità, anche il fatto più lontano nelle date; tutto accade contemporaneamente a noi e concerne noi”. Noi, che essendo cristiani non possiamo non riconoscere che siamo sempre la stessa cosa, da quando ci mandavano al circo per farci mangiare dai leoni, a quando ci tocca sentirci dire da un Papa che dobbiamo pensare prima di tutto ai poveri: allora e adesso, per restare fedeli a un Vangelo che percorre da cima a fondo questo libro. “Dopo” Cristo, ma anche sempre “con” Cristo.  

Beppe Del Colle



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