I due volti di un'Italia "smarrita"

Tre mesi fa le elezioni politiche sancivano un’Italia tripolare con il centro-sinistra e il centro-destra separati da poche migliaia di voti (per la grande rimonta di Berlusconi e la mezza vittoria del Pd) e l’imponente successo del Movimento 5 stelle di Beppe Brillo che intimava nelle piazze ai vecchi partiti di arrendersi.

Domenica scorsa, nelle elezioni amministrative che riguardavano 7 milioni di cittadini, le urne hanno fatto registrare un successo del centro-sinistra, una tenuta con più ombre che luci del centro-destra (con la Lega penalizzata nella sua roccaforte di Treviso) e un forte ridimensionamento del movimento di Grillo, escluso da tutti i ballottaggi nei 15 Comuni capoluogo di provincia, compresa la capitale Roma (si terranno l’8 e 9 giugno) nonostante le “sparate” di Grillo che vantava determinanti avanzate nei Comuni, a cominciare da Siena, da sempre governata dalla sinistra.

Ma il voto amministrativo di domenica scorsa ha rivelato nuovamente una sostanziale incertezza degli elettori. Questa riguarda tutti i partiti e i movimenti che i cittadini sentono sempre più lontani e si è tradotta in un notevole aumento delle astensioni. Alle urne è andato complessivamente il 62 per cento degli aventi diritto con punte di non voto che a Roma hanno sfiorato il 50 per cento. E’ vero che gran parte dei Comuni avevano votato cinque anni fa negli stessi giorni delle politiche e queste avevano fatto da traino anche per le comunali. Ma resta il fatto che la disaffezione dei cittadini, che si colloca ormai tra il 25 e il 30 per cento quale che sia il tipo di elezioni, sta diventando una costante, che tocca tutte le forze politiche, di centro-destra, di centro-sinistra e anche i movimenti antisistema, che dovrebbe meritare una diversa valutazione rispetto a quella abbastanza superficiale (fatta di lamentazioni generiche) esposta sempre all’indomani delle consultazioni. Al di là della qualità della politica, da noi molto bassa, forse bisognerà prendere atto che, come avviene nella gran parte delle democrazie occidentali, le elezioni amministrative registrano sempre percentuali molto elevate di non voto, non facilmente superabili.

Venendo ai risultati delle comunali, il dato più significativo, anche per il numero degli elettori coinvolti, riguarda Roma. Il sindaco uscente, Gianni Alemanno, candidato da una ampia coalizione di centro-destra, non è andato oltre il 30 per cento dei voti ed è stato surclassato ampiamente da Ignazio Marino, indicato per il Campidoglio da un’altrettanta vasta coalizione di centro-sinistra, che ha superato il 42 per cento dei consensi. Fuori dal ballottaggio sono stati sia il Movimento 5 stelle, che ha dimezzato il successo registrato tre mesi fa, sia la lista dell’imprenditore Alfio Marchini, sostenuto da Scelta civica, che si è fermato appena sotto il 10 per cento. La partita per il sindaco di Roma si giocherà quindi al ballottaggio. Alemanno spera di ripetere il risultato di cinque anni fa, quando ribaltò il voto del primo turno che aveva premiato Rutelli, portando il centro-destra alla vittoria. Marino, dal canto suo, cercherà di confermare il suo primato pescando tra gli elettori dei candidati esclusi dal ballottaggio.

Dei quindici capoluoghi di provincia dove si è votato per il sindaco, il Pd governava in dieci, il centro-destra nei restanti cinque. Il centro-sinistra ha rivinto a Vicenza, Sondrio, Massa, Pisa e Isernia (in Piemonte si è confermato ad Ivrea) e andrà al ballottaggio in tutti i restanti dieci Comuni (Ancona, Brescia, Lodi, Imperia, Siena, Treviso, Barletta, Iglesias, Viterbo, Avellino) e in gran parte di questi è il primo partito. Il risultato complessivo è comunque positivo per il Pd. Anche in quei Comuni come Siena, dove le vicende del Monte dei paschi, da sempre governato da uomini del Pd, aveva fatto temere una débacle del partito a tutto vantaggio di un Grillo scatenato che aveva fatto di questa città un simbolo per il suo successo. Domenica il candidato del Pd ha superato il 40 per cento dei voti e quello del Movimento 5 stelle è finito al quarto posto, superato anche da Sinistra e libertà

Nel centro-destra i risultati sono in chiaroscuro. Brescia, che cinque anni fa aveva visto il suo candidato Paroli eletto al primo turno, andrà ora al ballottaggio avendo superato per una incollatura l’esponente del centro-sinistra Del Bono. A Treviso, città simbolo della Lega, il candidato sindaco del Carroccio, Gentilini, è stato battuto da quello del centro-sinistra, che è andato oltre il 40 per cento. Un risultato che, comunque finisca il ballottaggio, conferma la crisi di consensi della Lega, che non è riuscita a recuperare i voti persi tre mesi fa (a Vicenza, inoltre, la vittoria al primo turno del centro-sinistra si accompagna ad una Lega che non è andata oltre il 25 per cento). Singolare il dato di Imperia, da sempre roccaforte di Claudio Scajola. Una coalizione che vede insieme il centro-sinistra e l’ex sindaco del centro-destra ha superato ampiamente il candidato del Popolo delle libertà. E il secondo turno potrebbe essere molto amaro per il Pdl.

Il voto amministrativo è avvenuto all’indomani della formazione del governo Letta, che vede insieme esponenti dei due schieramenti premiati ora dagli elettori. La contrapposizione che ha visto nei Comuni confrontarsi nettamente il centro-destra e il centro-sinistra potrebbe quindi avere conseguenze sulla tenuta del governo? A Roma, è bene non dimenticarlo, Marino, che si era subito dimesso da senatore, ha fatto gran parte della sua campagna elettorale sottolineando la sua contrarietà all’intesa tra Pd e Pdl e anche la sua autonomia dal partito. Inoltre il risultato delle amministrative non ha ancora eliminato le tensioni, le divisioni, le strategie diverse esistenti nel Pd che solo il congresso potrebbe definire. E non a caso il segretario Epifani ha dichiarato che il governo Letta non è in discussione.

Anche il Pdl ha fatto sapere che la grande coalizione non è a rischio dopo il risultato non esaltante delle amministrative. Il voto ha dimostrato, però, che il Pdl, senza il traino di Berlusconi (che in un certo senso ha disertato la campagna per le amministrative) è in forte difficoltà. Da come il Cavaliere gestirà questa fase dipenderanno probabilmente le sorti del governo. Dopo i ballottaggi sia Berlusconi, sia Epifani (e Letta) dovranno riflettere non poco.

Antonio Airò

 



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