Elezioni comunali governo in allarme

Test elettorale in 719 Comuni, la gran parte sotto i 15 mila abitanti, nei quali i cittadini sceglieranno direttamente i loro sindaci. La maratona è iniziata il 21 aprile scorso con il Friuli con il capoluogo Udine e si concluderà l’8 e 9 giugno con la Sicilia, dove saranno rinnovati i Consigli di 141 Comuni, tra i quali quelli di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa.

Tra queste due date si collocano domenica 26 e lunedì 27 maggio le comunali. La città più importante per numero di elettori e dove quindi si sta maggiormente concentrando l’attenzione dei partiti e dei movimenti è Roma, governata ora dal centro-destra con sindaco Gianni Alemanno, che punta al bis. Ma si voterà anche in un altro capoluogo di Regione, Ancona, in diversi capoluoghi di provincia (Avellino, Imperia, Viterbo, Brescia, Lodi, Sondrio, Isernia, Barletta, Iglesias, Massa, Pisa, Siena, Barletta, Treviso, Vicenza) e in centinaio di Comuni sopra i 15 mila abitanti (in Liguria Sarzana e Sestri Levante, in Piemonte Ivrea e Orbassano) Se i candidati sindaci non saranno eletti al primo turno, conseguendo la maggioranza assoluta, si andrà al ballottaggio tra i due più votati, già fissato per domenica 8 giugno.

Delineato il quadro statistico di questa consultazione, c’è naturalmente l’aspetto politico, reso ancora più incandescente dal recente risultato delle elezioni politiche che ha rivelato una difficile (e qualcuno dice impossibile) governabilità del Paese, spaccato in tre blocchi contrapposti. E questo ha portato, tra polemiche, contrapposizioni, riserve varie, alla costituzione di un governo, presieduto da Enrico Letta, che vede insieme il Partito democratico, il Popolo della liberta e Scelta civica di Monti.

Domenica, quindi, si voterà per i sindaci, ma il risultato delle urne non sarà senza conseguenze sul confronto che, anche se in modo avventuroso e non privo di asprezze, si è aperto tra le forze politiche e sulla stessa tenuta del governo. Perché se il Pdl, reso ancor più baldanzoso dai sondaggi favorevoli, dovesse confermare a Roma il sindaco Alemanno, prenderebbero maggiore consistenza le tante voci all’interno del partito che vorrebbero andare alle elezioni politiche anticipate. E lo stesso Berlusconi potrebbe decidere di tagliare il nodo del governo anche per uscire non tanto dalle sue vicende giudiziarie (il Cavaliere sembra rassegnato ad attendere che i processi facciano il loro corso, sperando in sentenze assolutorie) quanto dalla spada dell’ineleggibilità che pende sulla sua testa e che nei prossimi giorni potrebbe essere affrontata dalla apposita commissione del Senato dove i grillini e il Pd hanno la maggioranza.

Anche per il Pd il voto di Roma potrebbe diventare decisivo per meglio definire la strada da percorrere dopo le spaccature e lo spettacolo indecoroso dato dal partito nell’elezione del presidente della Repubblica, con l’ignobile bocciatura prima di Marini e poi soprattutto di Prodi, e che ora il segretario Guglielmo Epifani sta cercando di rabberciare alla meglio in vista di un congresso chiarificatore, previsto per l’autunno, che si preannuncia tempestoso per le tante anime, dentro e fuori il partito, che stanno intanto dilaniandosi.

Un risultato non positivo nelle amministrative (nelle quali, è bene rilevarlo, si sono quasi sempre ritrovate nella scelta dei candidati sindaci tutte le componenti del centro-sinistra e anche di Sinistra e libertà e dell’Italia dei valori) potrebbe acuire per paradosso le contrapposizioni. A Roma le primarie hanno designato per il Campidoglio il senatore Ignazio Marino, fortemente critico sull’intesa che ha portato alla costituzione del governo Letta (e per di più deve fare i conti con la candidatura dell’imprenditore Alfio Marchini, da sempre ritenuto contiguo al centro-sinistra). Un suo successo accentuerebbe le attuali difficoltà del Pd e rendere ancora più incandescente il confronto interno, soprattutto per quanto riguarda la tenuta del governo.

Le elezioni di Roma monopolizzano l’attenzione delle forze politiche e della stessa opinione pubblica, ma il voto amministrativo di domenica dovrà essere letto anche alla luce delle recenti politiche. E’ vero che i cittadini daranno soprattutto un giudizio sull’operato degli amministratori uscenti, ma forniranno anche alcuni segnali sulla capacità dei partiti, vecchi e nuovi, di interpretare al meglio i propri elettori. Certamente il Movimento 5 stelle registrerà una forte avanzata rispetto alle precedenti amministrative, quando aveva ottenuto, dove si era presentato, percentuali molte basse. Ma sarà interessante vedere se i grillini conserveranno o accresceranno i consensi ottenuti due mesi fa o se, come è avvenuto nelle regionali del Friuli Venezia Giulia nell’aprile scorso, arretreranno, e non di poco. In questo caso il movimento dovrà forse cominciare a porsi qualche interrogativo sulla sua strategia politica e non pendere solo dalle grida, che cominciano anche ad essere contraddittorie, del suo leader.

Tra le città che vanno al voto c’è anche Treviso, da sempre roccaforte e emblema della Lega. Ma nelle politiche il partito ora di Maroni (ma con i veneti fortemente critici) è stato pesantemente falcidiato a vantaggio anche del Movimento 5 stelle. Le amministrative possono essere allora un momento di recupero per la Lega, ma porrebbe alcuni problemi nel centro-destra. Domenica prossima si vota anche a Siena, città dove la sinistra è stata sempre fortemente dominante anche in quella istituzione che è il Monte dei Paschi. Le vicende, ora giudiziarie, che riguardano la banca senese quanto peseranno nelle scelte dei cittadini? Anche questo aspetto, politico e finanziario, potrebbe entrare nell’urna. Lunedì sera comunque avremo risultati e tendenze. E forse sapremo se il governo Letta sarà più forte o più debole.

Antonio Airò

 



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