Enzo Bianchi: è essenziale dare fiducia

Una disputatio dal sapore medievale e una lectio salutare per i nostri giorni sfiduciati. Interrogativi spiazzanti sul “lavoro” di Babbo Natale. Una macchina da presa puntata sulla Creazione. Il volto sapiente e aperto dell’islam italiano. E i dati sorprendenti del nuovo censimento delle “religioni organizzate” nel nostro Paese. È quanto abbiamo trovato percorrendo il filone religioso e spirituale del Salone del libro 2013.

Credo quia confido. C’è un fiume di persone in coda per la lectio magistralis del priore di Bose Enzo Bianchi. Tema: «Fede e fiducia». La fede è dono di Dio, certo, afferma Bianchi, «però arriva a colui che la accoglie in libertà». E a monte della fede c’è la fiducia: non si può vivere senza fidarsi di qualcuno. Ma è prima di tutto questa fiducia a essere in crisi, oggi. «Ci fidiamo poco degli altri. Viene a mancare la fiducia nella communitas, nella democrazia» e, non a torto, in una certa politica. E qui arriva una sferzata che non può non richiamare alla mente le cronache politico-giudiziarie italiane di questi mesi, con la denuncia, da parte del priore di Bose, di «manovre» che sanno di «tirannia»: «Come si può chiedere, pretendere “pacificazione” quando c’è invece un’esigenza di giustizia?», mentre personaggi pubblici «sostengono una vita corrotta e gaudente che offende i poveri e quanti credono nella legalità». Poi, la conclusione: «Dio può far dono della fede in lui solo a chi è capace di fede-fiducia umana. Così il primo compito di credenti e non credenti è quello di dare fiducia: dopo averci incontrati, le persone hanno più fiducia? Sappiamo trasmettere ai nostri giovani fiducia nel domani?».

La libertà in un dono. Perché per gli adulti è così importante che i loro pargoli abbiano fede in Babbo Natale, per giunta credendo che i regali non arrivino dai genitori? Sulla scorta del saggista Jacques Godbout, ragiona a partire da questa domanda Roberto Repole, giovane presidente dell’Associazione teologica italiana, che allo Spazio Sant’Anselmo ha presentato un libretto agile e affascinante, «Dono» (Rosenberg & Sellier). Cento paginette più avanti Repole scriverà, con uno spiazzante nesso causale: «Poiché doniamo siamo liberi e responsabili. Per questo, finché c’è dono c’è speranza».

Caso o speranza? Vito Mancuso, teologo sui generis, e Paolo Flores d’Arcais, direttore di «MicroMega», si affrontano in una disputatio dal titolo «Il caso o la speranza», ultima variazione sulla querelle fede e scientismo. Inizia Mancuso: «Da Flores ci divide questo, il mistero del mondo. Per lui le grandi domande su chi siamo e da dove veniamo hanno già delle risposte. Per me invece anche la scienza è sempre in evoluzione, il dato attestato oggi può essere superato domani». Risponde D’Arcais: «Per me il problema nasce quando il credente pretende che la sua fede sia compatibile con il sapere scientifico. No, il cosmo non ha cromosomi morali, non ci mostra un senso, le grandi scelte pesano tutte sulle nostre spalle». Controreplica di Mancuso: «Sulle nostre spalle? Ma se la modernità e la post-modernità ci hanno consegnato il crollo degli ideali di liberté égalité fraternité! L’uomo questi ideali non è in grado di costruirli da sé. Possiamo però cercarli in una filosofia della natura, perché ci abita una “logica-lógos” che fa sì che in noi le componenti subatomiche si relazionino in atomi, molecole, cellule e infine negli organi del nostro corpo, che a sua volta produce pensiero, creatività, spirito».

L’islam italiano fa scuola in Francia. Con il titolo «L’islam intérieur» è uscita oltralpe, per i tipi di Bartillat, l’ultima edizione di un volume dello shaykh Abd al Wahid Pallavicini pubblicato per la prima volta in italiano nel 1991. Presentazione ufficiale al Salone sotto il titolo «Lo zero metafisico. La fede oltre la crisi», a cura della Coreis di Milano, la colta e aperta Comunità religiosa dei musulmani italiani. «La fede oltre la crisi significa superare le difficoltà della vita senza usare in modo moralistico e materialista la religione», ha spiegato Chiara Ferrero della Interreligious Studies Academy, «bensì ritrovando le dimensioni nobili dell’intelletto e della spiritualità». E lo zero metafisico? Ce ne ha parlato l’affabile shaykh Pallavicini, che abbiamo incontrato a margine di un altro incontro allo Spazio Sant’Anselmo: «È il cerchio che ha al suo centro il comune Dio di Abramo e dal quale partono le sue rivelazioni, in un processo di svelamento e di ri-velamento, nel senso di “nuovo velamento” nelle diverse teologie». Ma Pallavicini tiene anche a sottolineare il valore della testimonianza della Coreis: «L’islam non è solo arabo e noi, come italiani, dimostriamo che si può essere musulmani senza rivendicazioni politiche e territoriali».

Scene di un mondo perduto. Alberto De Agostini (1883-1960) fu prete, educatore, esploratore in Patagonia e nella Terra del Fuoco. E divulgatore con metodi all’avanguardia per la sua epoca, perché filmò i luoghi delle sue avventure. Il suo documentario «Terre magellaniche» (1933, muto con didascalie) è stato pubblicato in dvd dal Museo nazionale della montagna di Torino e proiettato al Lingotto con accompagnamento musicale dal vivo. Don De Agostini credeva nel progresso, e però con la sua camera da presa seppe documentare anche l’«agonia» etnica dei popoli nativi nei primi decenni del secolo scorso. Su questa figura straordinaria getta nuova luce il volume «Scritti d’America australe. Bibliografia di A. M. De Agostini» (a cura di D. Chevallay e C. Granero, n. 180 dei Cahier Museomontagna). Ha scritto di lui un giornalista argentino: «Senza porsi inutili dilemmi, De Agostini aveva scoperto Dio nella natura e viceversa. Per comunicare la fede non aveva argomenti migliori che illustrare il mistero dei fiumi, delle montagne e del mare. E in Patagonia trovò riunite in un solo luogo tutte queste evidenze».

Le 800 fedi d’Italia. Nell’anno della fede la Elledici manda in libreria la nuova, terza edizione dell’«Enciclopedia delle religioni in Italia» del Cesnur a cura di Massimo Introvigne e PierLuigi Zoccatelli: 1.240 pagine, una ricca introduzione, due indici e, scheda per scheda, la presentazione delle 836 minoranze religiose e spirituali diverse dalla fede cattolica attive nel nostro Paese. Nel 2001, anno della prima edizione dell’«Enciclopedia», erano 658. Oggi appartiene a queste minoranze il 2,5 per cento della popolazione dei soli cittadini italiani (escludendo dunque gli immigrati): ormai «più del doppio del “mitico” 1 per cento più volte infondatamente menzionato».

Giovanni Godio

 



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