Da Cècile tante prove di coraggio

Qualche minuto prima del giuramento dell’onorevole Cécile Kyenge, neoministro della Cooperazione internazionale, un fuorionda svela la difficoltà dell’annunciatore del Quirinale, che domanda ad un collega lumi sulla pronuncia del cognome della dottoressa. Ignari di essere ascoltati tirano a indovinare… Sembrerebbe una barzelletta, invece sono le prove generali di un Paese che, già in ritardo con la storia, almeno quella d’Europa, tenta di mettersi in carreggiata, con le inevitabili gaffe.

Sono due le neoministre italiane e originarie di altri Paesi del governo Letta. Lo scalpore seguito a questa scelta inedita ha preso di mira solo una di loro: Cécile, italo-congolese, diversamente visibile, anzi ben visibile. Nei due giorni che hanno seguito la sua nomina, prima ministra di origini africane, sono stati miriadi i messaggi di felicitazioni. La sua nomina ha costretto la bassa manovalanza del disprezzo a uscire allo scoperto, ma al contempo ha messo in evidenza la stragrande maggioranza del popolo italiano coeso nel far quadrato contro ogni deriva razzista.

Questo sta a significare che il cammino inderogabile di un Paese che vede una minoranza recalcitrante ad ammettere l’evidenza della multiculturalità, è tutto in salita. Importante è comunque aver dato inizio a questa ascesa. Si sa che le scalate costano fatica e oggi Cécile, con l’aver accettato di assumersi l’onere e l’onore di questo incarico, ne ha assunto anche la valenza storica. Ormai, che lo vogliano o meno, il dado è tratto. E non conviene sprecare neppure una parola sulla deriva razzista, che umilia l’Italia, ma non sposta di una virgola il percorso intrapreso.

Cécile ha annunciato un testo di riforma sulla cittadinanza: «E' la società che lo chiede, il Paese sta cambiando», ha detto, rilanciando sullo ius soli, preannunciando un ddl nelle prossime settimane e sostenendo che il reato di immigrazione clandestina vada abolito. Come testimonial del diritto alla cittadinanza per chi nasce in Italia non vedrebbe male la stella del Milan e della Nazionale Mario Balotelli, che subito si è detto disponibile.

Le sue parole non sono piaciute a tutti, qualcuno ha puntualizzato che il tema dell’immigrazione non è la priorità del nuovo esecutivo. A noi, però, oggi preme volare alto e guardare con soddisfazione questo primo traguardo raggiunto dall’Italia e da Cécile. In fondo, se guardiamo la traiettoria della sua vita, ci rendiamo conto di come sia stata sempre in accelerazione, quasi avesse la consapevolezza di avere una missione particolare e che non poteva permettersi di perdere tempo: l’esistenza di Cécile sovrabbonda di vita che trova sbocchi in un turbine di iniziative, impegni, coraggio. Perché per trasformare i sogni, tradurre gli slogan, concretizzare le aggrovigliate teorie di future collettività multietniche ce ne vuole di coraggio. E tanto.

Donna pratica, decide di bypassare la retorica e darsi da fare per cercare di rendere fattibile la convivenza di culture diverse, partendo però da un punto preciso: garantire i diritti. Come immigrata conosce le problematiche e le fatiche di chi vuole integrarsi e trova ostacoli insormontabili. Potrebbe starsene tranquilla e usufruire dei privilegi che si è guadagnata. Ma non può. Comprende l’importanza di un impegno politico, quello però fatto sporcandosi le mani, e accetta la sfida. Viene prima eletta consigliere della terza circoscrizione di Modena, poi consigliera provinciale Pd nella commissione Welfare e politiche, titoli che lei trasforma in azioni concrete. Si fa presente in quelle iniziative che richiedono il coraggio di mostrare la faccia. Usa i social network per far circolare notizie, iniziative, campagne per sensibilizzare su tematiche emergenti: diritti di cittadinanza, diritti dei braccianti immigrati, dei lavoratori stranieri, i Cie (Centri di identificazione ed espulsione), sono i temi di cui si fa carico ogni giorno. È anche portavoce del movimento «Primo marzo», che organizza ogni anno una giornata di mobilitazione e sciopero nazionale degli immigrati. Non conosce sosta. Viene vista con simpatia anche se non le vengono risparmiate critiche o diffidenze. Ma va avanti a testa alta, uguale alle sue antenate africane e alla caparbietà di quelle modenesi.

Poi arriva la candidatura nella lista del Pd emiliano in vista del voto del 24 e 25 febbraio scorso per il rinnovo del Parlamento. Il risultato di questa scelta è anche il lavoro che il Forum immigrazione nazionale Pd ha svolto in questi anni, mettendo in primo piano la partecipazione dei nuovi italiani. Cécile Kyenge Kashetu aveva 19 anni quando, nel 1983, arrivava in Italia, proveniente dalla Repubblica democratica del Congo, con un obiettivo chiaro: studiare. Si laurea in medicina all’Università Cattolica di Roma, specializzandosi in oculistica all’Università di Modena. Sono anni propizi e ha la possibilità di svolgere il suo impiego professionale presso diversi poliambulatori di Modena e provincia. Oggi ha 48 anni, un marito, due figlie e un ministero tutto da organizzare.

Quando il 25 febbraio Cécile è stata eletta deputato in Parlamento, nella sua pagina facebook sono fioccate decine di felicitazioni, ma ciò che veniva riconosciuto a Cécile era la capacità di dare sempre il meglio di sé stessa, con abnegazione, serietà, responsabilità. Tra le centinaia di tag, quella che mi era sembrata potesse riassumere in qualche modo la statura morale e politica di Cécile è questa: «Sono davvero felice della sua nomina in Parlamento. I valori di eticità, altruismo, umiltà e impegno che lei porterà con sé in questo incarico sono quelli che tanti hanno dimenticato, ma di cui le persone oggi hanno veramente bisogno: capacità, concretezza ed equilibrio». Una buona carta di identità per essere scelta come ministro della Cooperazione internazionale e dell’Integrazione del governo Letta.

Noi siamo più che convinte che Cécile abbia tutte le carte in regola per farcela. E non sarà comunque sola, stando alle centinia di messaggi di solidarietà e di soddisfazione giunti sulla sua bacheca di facebook. C’è l’Italia, quella vera, nobile, c’è il popolo dell’immigrazione, che vuole vengano riconosciuti finalmente i propri diritti, e contribuire alla crescita della nazione che lo ha accolto con i propri talenti, ma senza dover rimanere clandestino. Cécile, accettando questa nomina, ha accettato di farsi carico della sfida di un’Italia che non dimentica la sua storia, fatta di emigrazione, un’Italia che a sua volta ha contribuito a rendere meticci altri popoli. La posta in gioco è alta, ma noi conosciamo Cécile, e sappiamo che saprà tenere testa e cuore alti. Saprà tenere il passo con la storia, con dignità. Perdhè Cécile è una di noi. Semplicemente.

Elisa Kidanè

direttore rivista Combonifem



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