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Il Papa ai giovani: No alle scelte "provvisorie"Spettacolo insolito quello di domenica 5 maggio in piazza San Pietro per la messa papale delle Confraternite. Piove. Per la prima volta dall’elezione di Francesco. E’ un mare di ombrelli multicolori. Ma nessuno è rimasto a casa. La folla straripa oltre la piazza, da tutti i lati. Papa Francesco apre l’omelia e dice: «Siete stati coraggiosi a venire con questa pioggia. Grazie. Dio vi benedica». Ed è una pioggia di applausi. L’acqua concede una breve tregua, gli ombrelli si chiudono e appaiono 50 mila gonfaloni, vessilli, crocifissi artistici, giganti, floreali, giotteschi e barocchi, Madonne, santi (tutte le intestazioni delle Confraternite) mentre uomini, donne, giovani e perfino bambini indossano mille fogge, divise, emblemi, medaglioni. Le confraternite sono un’espressione straordinaria della pratica religiosa. «La pietà popolare », dice papa Francesco, «è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori». Non vuole che ci siano dubbi. «Cari fratelli e sorelle, la Chiesa vi vuole bene! Siate una presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi. I vescovi latino-americani hanno scritto, nel documento “Aparecida”, che la pietà popolare di cui siete espressione è “una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa”. «E’ bello questo», aggiunge il Papa. «In questa piazza vedo una grande varietà prima di ombrelli e adesso di colori e di segni. Così è la Chiesa: una grande ricchezza e varietà di espressioni in cui tutto è ricondotto all’unità; la varietà ricondotta all’unità e l’unità è l’incontro con Cristo». Ai fedeli indica tre direttrici: «Evangelicità, ecclesialità, missionarietà». Le ha mutuate da Benedetto XVI. Anche in questa domenica ha anticipato la Regina Coeli a fine messa dal sagrato, è salito sulla jeep e ha compiuto il giro più lungo del solito. Si è spinto in territorio italiano, si è fermato dai malati in carrozzella, ha raccolto la borsa scivolata a una donna, ha abbracciato e baciato i più gravi. A vedere la felicità di questi ultimi, la loro risposta, come si aggrappano al Papa, c’è da concludere che malattia e disabilità sono un mistero. Al Regina Caeli saluta l’Associazione «Meter», che dedica la Giornata ai bambini vittime della violenza. «Il mio pensiero», dice Francesco, «va a quanti hanno sofferto e soffrono a causa di abusi. Vorrei assicurare loro che sono presenti nella mia preghiera, ma vorrei anche dire con forza che tutti dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata». Nessuno sconto dunque ai pedofili e alla pedofilia, in ogni ambiente. Il Primo maggio, festa del lavoro messa dalla Chiesa sotto la protezione di san Giuseppe artigiano, esalta il lavoro come «parte del piano di amore di Dio», «è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione». Non tace Francesco sulle «difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa: quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale». Invita tutti, «alla solidarietà». Incoraggia i responsabili della cosa pubblica «a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione. Significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto non perdere la speranza». Ma attenzione, ammonisce il Santo Padre, al «lavoro che schiavizza»: «Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e donne di buona volontà una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il “lavoro schiavo”». I ragazzi in ogni caso devono «affrontare le sfide», non pensare che la vita è «un'autostrada senza ostacoli». I ragazzi e le ragazze che non affrontano le sfide sono «senza spina dorsale». Tutti dobbiamo imparare a prendere «decisioni definitive», senza adagiarci nella provvisorietà, «come se desiderassimo rimanere adolescenti». La mamma, per far star bene i figli, non li asseconda nella «pigrizia» o nella «vita comoda». E’ importante «vivere con responsabilità», «tendere sempre più in alto». Il Papa dice tutto questo prendendo possesso della quarta grande basilica papale, quella di Santa Maria Maggiore, dedicata alla Madonna «Salus populi romani» (per Roma e per la salute di tutto il mondo) dove recita il rosario, invita a farlo in famiglia e fa esplodere la folla nel grido: «Viva Maria, viva la Madonna». Sempre sui giovani avverte che «prendere le decisioni definitive con libertà, non significa fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo: libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. No, quella non è libertà. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita, scelte definitive, in questo momento in cui regna, per così dire, la filosofia del provvisorio. E’ tanto difficile impegnarsi nella vita definitivamente. Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà… come se desiderassimo rimanere adolescenti». Non diminuisce l’interesse di papa Francesco per le vicende del mondo e per il riordino della Curia romana. Studia i documenti che gli ha consegnato Benedetto XVI e con quale ha vissuto altri momenti di commozione quando il Papa emerito è sceso dall’elicottero dentro le sacre mura e hanno scambiato un altro abbraccio, prima di entrare nel convento e pregare insieme. Certo, non interferirà il vecchio Pontefice, ma si vedranno e c’è qualcuno che dice che papa Bergoglio voglia riprendere l’abbozzo dell’enciclica sulla fede che Ratzinger aveva preparato per completarla. Sulla riforma della Curia ci sono attese, timori e, secondo «L’Osservatore Romano», anche «speculazioni». Il giornale vaticano ne parla con l’arcivescovo Angelo Becciu, della Segreteria di Stato. A proposito di «bilanciamento di poteri, moderatori, coordinatori, "superministeri dell’economia", rivoluzioni», Becciu trova «un po’ strano che i consigli piovono quando il Papa non ha ancora parlato». «In questo momento», aggiunge, «è assolutamente prematuro avanzare qualsiasi ipotesi circa il futuro assetto della Curia. Papa Francesco sta ascoltando tutti, ma in primo luogo vorrà ascoltare chi ha scelto come consiglieri. Successivamente si imposterà un progetto di riforma della Pastor bonus, che ovviamente dovrà percorrere un suo iter». Sullo Ior e sull’ipotesi di una sua soppressione, il prelato afferma: «Il Papa è rimasto sorpreso nel vedersi attribuite frasi che non ha mai pronunciato e che travisano il suo pensiero». A livello politico, rilevante l’incontro con il presidente israeliano Simon Peres per affrontare la situazione politica e sociale del Medio Oriente, «dove», nota il comunicato ufficiale, «perdurano non poche realtà conflittuali». L’auspicio è quello di «una pronta ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi affinché, con decisioni coraggiose e disponibilità da ambedue le parti, nonché con il sostegno della comunità internazionale, si possa raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due popoli e così contribuire risolutamente alla pace e alla stabilità della Regione». Importante la «questione della Città di Gerusalemme», preoccupante «il conflitto che affligge la Siria», che richiede «una soluzione politica, che privilegi la logica della riconciliazione e del dialogo». Antonio Sassone
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