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Io primo italiano a "passeggiare" nel vuotoPer la prima volta, una bandierina italiana è destinata ad uscire nel vuoto dello spazio cosmico. A portarla con sé, cucita sul suo scafandro spaziale, sarà il prossimo italiano che parteciperà ad una missione spaziale, che sarà il primo a compiere una “passeggiata spaziale”, fuori dalla stazione spaziale. Luca Parmitano, maggiore e pilota dell’Aeronautica militare italiana, astronauta italiano dell’Esa europea dal 2009, è pronto per il grande balzo tra le stelle dopo due anni e mezzo di addestramento: la sua navicella Sojuz TmA-09M, partirà il prossimo 28 maggio (ma alla base spaziale di Baijkonur, saranno le prime ore del 29), per raggiungere la Stazione spaziale internazionale, dove vi resterà per sei mesi, rientrando sulla Terra a fine novembre. Sarà lui dunque il primo spacewalker italiano, e tra i primi europei a “passeggiare” nel vuoto uscendo dalla Stazione spaziale. Lo abbiamo incontrato nel corso di una sua recente visita in Italia (e dopo due lunghe telefonate durante le vacanze di Natale), prima di iniziare la fase finale dell’addestramento alle fasi di lancio e di rientro della Sojuz; Parmitano è venuto in Italia per raccontare la sua preparazione e anticipare la sua grande impresa spaziale, ormai imminente. Una missione di lunga durata in orbita, frutto della cooperazione tra l’Agenzia spaziale italiana e la Nasa, nell’ambito della fornitura, da parte dell’Italia, dei tre moduli logistici di rifornimento destinati alla stazione spaziale. La missione di Luca è stata battezzata «Volare», in seguito ad un concorso indetto dall’Asi per studenti italiani. Ma più che “nel blu dipinto di blu” Luca vedrà, dal visore del casco, un cielo nerissimo e, come ricorda la stessa canzone di Modugno, sicuramente «trapunto di stelle»... Quindi Luca, sarai il primo italiano a volteggiare nel vuoto cosmico. Se può davvero dire che il tuo entusiasmo è... alle stelle? Sì, certo, anche se già la missione, nel suo complesso, è straordinaria. Certo, la “passeggiata spaziale” è un po’ il sogno di ogni astronauta. Uscire al di fuori del modulo spaziale, e andare a compiere operazioni esterne, nel vuoto, deve essere straordinario. Dovrò effettuare due “attività esterne”, da compiere in estate, la prima delle quali ad inizio luglio. Sono pronto, perché è da tempo che a Houston mi sto addestrando a compiere passeggiate spaziali con lo scafandro Emu, quello che gli astronauti americani utilizzano per le passeggiate spaziali, sia al centro Esa a Colonia, sia immergendomi nella grande piscina, lunga 71 metri, larga 40 e profonda 13 metri, del Centro spaziale della Nasa. Manca ormai poco al lancio. Immagino che ti appresti a realizzare un grande sogno? Sicuramente. Già diventando pilota collaudatore ne avevo realizzato uno, molto importante. Fin da bambino infatti sognavo di pilotare aeroplani. E così ho fatto di tutto per entrare, dopo gli studi, in Accademia aeronautica, a Pozzuoli. Ma quello di fare l’astronauta era un altro grande desiderio, che in qualche modo veniva di conseguenza a quello di pilota collaudatore. Quindi tu rappresenti un po’ la figura dell’astronauta pilota degli inizi. Un top gun che poi va in orbita? L’esperienza c’è, date le molte ore di volo accumulate. Ma i tempi sono cambiati ed anche il ruolo degli astronauti. Io infatti, pur essendo un pilota, andrò nello spazio come ingegnere di bordo. Come altri astronauti europei con background da piloti infatti, si va sulla Stazione spaziale per tempi così lunghi per effettuare esperimenti scientifici, per lavorare nello spazio e poi per trasmettere da lassù l’emozione e raccontare tutto ciò che realizziamo. A bordo della Sojuz svolgerò anche il ruolo di copilota in supporto al comandante. Siete pronti anche al lancio, che avverrà con la navicella Sojuz... Potremmo dire che i posti sulla nostra Sojuz sono già prenotati: io mi siederò a sinistra, sul sedile di uno dei due ingegneri di bordo. Al centro ci sarà il comandante, il russo Fyodor Yurchikin, che ha il ruolo di primo pilota, e a destra l'americana della Nasa, anch’essa ingegnere di bordo, Karen Nyberg. A bordo della Sojuz, alla partenza e al rientro, avrò il ruolo di copilota e grazie all'addestramento ricevuto potrei, se necessario, prendere i comandi del veicolo spaziale, soprattutto per le operazioni in orbita di attracco alla Stazione e per il rientro a Terra. Su quali esperimenti scientifici dovrai lavorare lassù? Svolgeremo diversi test di fisiologia e procederemo con gli studi già avviati su come reagisce in generale il nostro fisico alle lunghe permanenze spaziali. In particolare io sarò impegnato in uno studio che, se avrà successo, potrà permettere in futuro di studiare la spina dorsale non più solo attraverso la risonanza magnetica, che necessita di macchinari costosi, complessi e di grandi dimensioni, bensì con un piccolo e versatile strumento ad ultrasuoni tramite una normale ecografia. In orbita lo si può sperimentare con continuità, perché lassù la colonna vertebrale subisce delle alterazioni. Cosa porterai nella tua valigetta personale? Abbiamo un bag per portare un chilo e mezzo di oggetti personali. Porterò soprattutto la mia musica e i miei libri. In particolare brani di musica jazz, classica e fusion. Il rock? Lo ascolto quando faccio attività sportiva, e siccome dovremo fare molta ginnastica per combattere gli effetti dell’assenza di peso sul nostro fisico, credo che lo ascolterò di sicuro anche lassù... E una cosa che vorresti fare quando sarai in orbita? Mi piacerebbe trasmettere la passione e l’interesse per la scienza e per lo spazio, come già altri colleghi hanno fatto di recente. Da italiano faccio un po’ di autocritica e dico che dobbiamo intensificare l’interesse la cultura per lo spazio ma anche per la scienza in generale. Non vedo ancora ripagate in pieno, a livello di interesse generale, le nostre straordinarie esperienze nello spazio. Ovviamente il nostro ruolo, come astronauti è talmente particolare e privilegiato, per trasmettere questo entusiasmo, che dobbiamo approfittarne… E poi non vedo l’ora di ammirare da lassù l’Italia, e la mia Sicilia. Ne ho visto alcune immagini riprese in altre missioni da altri amici e colleghi astronauti: un vero spettacolo! Antonio Lo Campo
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