Papa Francesco conquista i giovani: datevi grandi ideali

«La giovinezza va messa in gioco per grandi ideali». E’ questa la sfida che papa Francesco ha presentato ai giovani che, con altre 80 mila persone, hanno affollato piazza San Pietro domenica scorsa a mezzogiorno, quarta di Pasqua, «Giornata delle vocazioni». Sfida raccolta.

Quasi una premessa di ciò che accadrà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio alla prossima Giornata mondiale della Gioventù. Sarà fantastico, lo è già, il feeling tra i giovani e il nuovo Papa. Qui ha aperto un dialogo, un intreccio di domande e risposte, la cui eco si è propagata lontano, come Giovanni Paolo II constatava durante il Giubileo del 2000 a Tor Vergata: «Fate sentire il grido a tutta Roma». Domanda Francesco: «Qualche volta avete sentito la voce del Signore che attraverso un desiderio, un’inquietudine, vi invitava a seguirlo più da vicino? L’avete sentito?». La risposta non ha forse sulle prime una grande forza. Papa Francesco incalza: «Non sento». E allora ecco un «sì» impetuoso, urlato con quanto più fiato i giovani hanno in corpo. «Ecco», esclama il Papa. Domanda ancora: «Avete avuto voglia di essere apostoli di Gesù?». Il «sì» questa volta è squillante come un concerto di trombe. Siete tanti, dice, E dà loro un mandato. «La giovinezza bisogna metterla in gioco per i grandi ideali. Pensate questo, voi? Siete d’accordo?». E è ancora un prolungato ed entusiasta «sì». Continua come rivolgendosi a ciascuno: «Domanda a Gesù che cosa vuole da te e sii coraggioso! Sii coraggiosa! Domandaglielo!». Conclude ringraziando e chiamandoli ancora una volta: «Grazie tante per il saluto, ma salutate anche Gesù. Gridate Gesù, forte». E il grido corre nell’aria.

La Madonna ha detto «sì», e «sì» avevano detto qualche ora prima dieci giovani, non solo italiani, da lui ordinati preti durante la messa in Basilica. Un mandato anche per loro. «Siete pastori, non funzionari. Siete mediatori, non intermediari. Abbiate sempre davanti agli occhi l'esempio del Buon Pastore che non è venuto per essere servito, ma per servire e per cercare di salvare ciò che era perduto». Spiega come nasce la vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata: «C’è sempre la preghiera forte e intensa di qualcuno: di una nonna, di un nonno, di una madre, di un padre, di una comunità». La vocazione è un mistero, «una relazione di reciproca appartenenza nella fiducia piena, nell’intima comunione», come quella che «ha con il Padre».

L’immagine è quella delle pecore che riconoscono la voce del pastore. «Bellissima parabola! Fin dal grembo di nostra madre impariamo a riconoscere la sua voce e quella del papà; dal tono di una voce percepiamo l’amore o il disprezzo, l’affetto o la freddezza. La voce di Gesù è unica. Se impariamo a distinguerla, Egli ci guida sulla via della vita, una via che oltrepassa anche l’abisso della morte». La sua voce «ci riscalda il cuore». Catechesi, richiamo alla fede, ma anche governo della Chiesa e attenzione alle vicende dei popoli. Mantiene sempre dritta la barra del timone della «Chiesa povera per i poveri».

E mentre esce il memoriale di Ettore Gotti Tedeschi sulla sua controversa gestione dello Ior, la banca vaticana, papa Francesco ribadisce che non si possono sforare i bilanci e non concede l’indennità di carica ai cinque cardinali che vigilano su quella banca. E’ un risparmio di 125 mila euro all’anno. Si tratta di indennità accessorie. Gli stipendi rimangono inalterati. Lo richiedono i tempi, considerato che l’ultimo bilancio dello Stato-Città del Vaticano ha registrato un deficit di 15 milioni. Anche la gratifica per fine-inizio pontificato ai più di 4 mila dipendenti viene congelata. Si tratta di qualcosa come 6 milioni di euro che saranno destinati a progetti per i poveri. E i poveri aumentano.

Da Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe denuncia che la Caritas non ce la fa più a sostenere le richieste di aiuto che vengono dai nuovi poveri. Mentre la Cei esorta i contribuenti italiani, con spot pubblicitari, a non negare l’8 per mille alla Chiesa cattolica, considerato a quali e quante opere benefiche li destina, papa Francesco mantiene la sua residenza alla Domus Santa Marta, dove celebra la messa la mattina, incontra cardinali, monsignori e addetti, e studia di accorpare alcuni dicasteri pontifici e comunque di non ampliare gli organici. Da Casa Santa Marta il Papa ha messo in guardia dagli «ideologi» che «falsificano il Vangelo». «Ogni interpretazione ideologica, da qualsiasi parte venga, da una parte o dall'altra, è una falsificazione del Vangelo. E questi ideologi, l'abbiamo visto nella storia della Chiesa, finiscono per essere intellettuali senza talento, eticisti senza bontà». Invece «la strada dell'amore, la strada del Vangelo è semplice: è quella strada che hanno capito i santi, che portano la Chiesa avanti».

Sguardo sul mondo, sulla drammatica situazione nel centro Africa. Papa Bergoglio si appella alla composizione delle ostilità e alla ricerca del dialogo. Riceve il presidente dell’Ecuador, Rafael Vicente Correa Delgado, e mette in risalto l’importanza e il ruolo centrale della giustizia sociale, il valore della solidarietà e della sussidiarietà, il rispetto in quei Paesi delle popolazioni indigene. E mercoledì incontrerà una delegazione delle nonne (le abuelas) di Plaza de Mayo da Buenos Aires, già mamme che hanno sopportato la tragedia dei desaparecidos, dei figli rapiti, venduti, ceduti, uccisi. Si salda così un rapporto, si sparge il balsamo su una pagina tragica mai dimenticata scritta col sangue innocente dalla dittatura argentina. E sguardo sull’Italia per compiacersi col Presidente Napolitano per la sua «grande disponibilità e spirito di sacrificio», la cui azione «illuminata e saggia» deve essere sostenuta «dalla responsabile collaborazione di tutti».

Domenica un’altra grande celebrazione della liturgia in piazza San Pietro. E’ la giornata dei cresimandi e delle confraternite. Sono tappe significative dell’Anno della fede che probabilmente toccherà un punto significativo nel prossimo ottobre con l’elevazione agli altari del beato Giovanni Paolo II. In questo contesto sta per diventare realtà il Centro internazionale famiglia di Nazareth, Centro di spiritualità familiare, di formazione alla vita genitoriale e familiare, di pastorale per gli operatori, di preparazione alla nuova evangelizzazione. Lo ha annunciato il presidente del Pontificio consiglio della famiglia, il vescovo Vincenzo Paglia. Sempre mons. Paglia ha annunciato che papa Francesco vuole una rapida conclusione della causa di beatificazione, aperta nel 1997, di mons. Oscar Arnulfo Romero. L'arcivescovo di San Salvador venne ucciso da un cecchino il 24 marzo 1980, mentre celebrava messa nella cappella di un ospedale della capitale salvadoregna, per il suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura del suo Paese.

Antonio Sassone



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