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Un'eredità di rigoreE’ possibile che, in una fase politica così indecifrabile, il lavoro delle due commissioni incaricate dal presidente Napolitano non lasci una traccia evidente. Cionondimeno, qualsiasi governo finisca per prendere le redini di questo Paese, il metodo della collaborazione tra esperienze professionali e storie politiche diverse e l’arte di raggiungere sintesi “alte” nell’ambito di vincoli ineludibili non potrà che essere utile. In questo senso la relazione finale del gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea mostra che, lavorando al di fuori del clamore della polemica politica, persone con profili, anche ideologici, profondamente divergenti, possono produrre proposte di sicuro interesse, sul piano del metodo e dei contenuti. Il gruppo di lavoro muove così dal presupposto che, in questa fase, qualunque politica economico-sociale per l’Italia deve rispondere a tre obiettivi imprescindibili: il mantenimento della coesione sociale, la tutela dei risparmiatori, il rispetto della Costituzione italiana e delle regole dell’Unione europea. Può sembrare ovvio, ma così non è se si considera la polemica politica corrente, caratterizzata da un profluvio di soluzioni “gridate” con il sapore dello slogan, che giungono a porre in dubbio la collocazione dell’economia italiana nell’ambito europeo. Nulla di tutto questo nella relazione dei “saggi”. Al contrario, vi si legge che, in materia di finanza pubblica, il rigore del governo tecnico dovrà essere mantenuto. Lo sforzo fatto negli ultimi anni per far sì che le spese diverse dagli interessi pagati sul debito pubblico tornino ad essere inferiori alle entrate (avanzo primario) e la prosecuzione nei prossimi anni di questo impegno rappresentano una rassicurazione per tutti. E’ il famoso “pilota automatico” evocato a suo tempo da Mario Draghi e che ha evitato che in queste settimane di grave incertezza i mercati punissero ancor più severamente l’Italia. Gli accordi europei, primo fa tutti il fiscal compact, dovranno essere rispettati, perché sono nell’interesse del Paese, qualunque sia il futuro governo. Mantenere l’impegno all’equilibrio di bilancio è reso più difficile da un quindicennio di bassa crescita. Infatti, è il Pil che in ultima analisi garantisce, anche agli occhi dei creditori, la sostenibilità del debito pubblico. Ciò nonostante, quell’impegno va mantenuto. Lo Stato si trova a dover collocare nei restanti mesi di quest’anno oltre 200 miliardi di euro di titoli sul mercato. Il favore dei potenziali acquirenti (e quindi la spesa per interessi) dipenderà dai comportamenti correnti di gestione del bilancio pubblico. Ma l’Unione europea non impone unicamente vincoli, offre anche opportunità. Alcune sono previste dai trattati istitutivi e dal diritto derivato, altre discendono dagli stessi vincoli. I fondi strutturali possono rappresentare una risorsa straordinaria per migliorare le infrastrutture e la qualità della vita. Rispettare quest’anno il limite del disavanzo pubblico e stabilizzarlo in maniera durevole sotto il limite del 3 per cento del Pil sono precondizioni per chiudere la procedura per deficit eccessivo a carico dell’Italia e questo, oltre ad avere effetti positivi sul collocamento dei titoli italiani e sui tassi d’interesse, apre margini per investimenti pubblici produttivi secondo le intese raggiunte nel Consiglio europeo di marzo 2013. Sulla base di questi presupposti ineludibili si articolano le concrete linee d’azione individuate dai “saggi”, distinte in due grandi categorie: misure urgenti per contrastare la recessione e avviare la ripresa, nell’immediato, e interventi strutturali in grado di rafforzare la competitività del sistema agendo sulle condizioni di base dello sviluppo. Con riferimento al breve termine, il lavoro e in particolare il lavoro dei giovani e delle donne, non poteva che essere al primo posto. Poiché la ripresa sarà caratterizzata da incertezze sulla sua intensità, vi è il rischio che le imprese siano molto prudenti nel procedere ad assunzioni a tempo indeterminato e per questo sarebbe utile modificare le regole restrittive nei confronti del lavoro a termine. Si propone inoltre un credito di imposta per i lavoratori a bassa retribuzione (in prevalenza giovani), secondo esperienze adottate da vari anni in Paesi avanzati. L’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro si ottiene garantendo una conciliabilità maggiore con gli impegni familiari. Il gruppo propone di istituzionalizzare e disciplinare con regole certe la possibilità di ricorrere al telelavoro, con vantaggi anche per le imprese in termini di riduzione dei costi fissi e dei casi di assenteismo. Proposte concrete vengono formulate anche per garantire una maggiore comunicazione tra scuola e lavoro e per rafforzare il ruolo della famiglia, puntando più sulla erogazione di servizi in collaborazione con il Terzo settore, che non sulle pure prestazioni monetarie. Sul fronte delle esportazioni, unica componente della domanda che nell’ultimo biennio ha sostenuto significativamente i livelli di attività, oltre ad auspicare una migliore strutturazione del polo di sostegno creato dall’aggregazione tra Sace, Simest e Cassa depositi e prestiti (Cdp) i “saggi” insistono sullo sfruttamento dell’occasione rappresentata da Expo 2015 proponendo l’istituzione di un organo di coordinamento delle attività di tutte le amministrazioni interessate. Sul fronte più propriamente strutturale, le linee di azione per le quali vengono formulate proposte concrete riguardano l’efficienza delle amministrazioni pubbliche, il miglioramento del sistema tributario, la legislazione e la certezza del diritto, l’istruzione e il capitale umano, la concorrenza, il sostegno a ricerca e innovazione e il riequilibrio territoriale. Particolarmente interessanti, in tali ambiti, appaiono l’accelerazione dell’adozione dei costi standard e dei sistemi di valutazione dell’operato delle amministrazioni, la conciliazione obbligatoria nella giustizia civile, l’innalzamento del tetto delle vertenze che possono essere gestite con l’istituto della mediazione tributaria, la completa pubblicità on-line dell’iter di approvazione degli atti normativi secondari e delle eventuali cause di blocco, con l’obbligo di rendere note le ragioni che impediscono l’adozione degli atti nei termini stabiliti, in modo da favorire il controllo diffuso e le sanzioni reputazionali secondo il principio del cosiddetto name and shame. A ciò s’aggiunge un programma speciale per la riduzione dell’abbandono scolastico, che dovrebbe valorizzare le esperienze di successo, evitando misure universalistiche e concentrandosi su interventi tempestivi e mirati nei confronti dei soggetti più vulnerabili. Le analisi disponibili indicano come il miglior strumento di contrasto all'abbandono sia il prolungamento della scuola al pomeriggio negli anni del primo ciclo, mentre oggigiorno il tempo pieno alle elementari è diffuso solo in alcune regioni ed è di fatto inesistente nelle scuole medie. Proposte analogamente concrete sono presentate sul fronte della prevenzione sanitaria attraverso l’utilizzo del sistema di istruzione, dell’apertura alla concorrenza di settori protetti, dell’introduzione di sistemi di valutazione delle spese pubbliche in ricerca e sviluppo, del potenziamento delle attività innovative all’interno delle imprese e della correzione delle inefficienze nella piccola impresa familiare. Tutto tranne che una perdita di tempo. Antonio Abate
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