![]() Accesso utente |
Il rispetto della sua Germania«Un addio grande, tragico, bello», questa la sintesi del quotidiano «Die Welt». «E alla fine ha dunque mostrato grandezza», commenta a sua volta il settimanale «Der Spiegel». La Germania ha ritrovato il suo Benedikt. Quando fu eletto, la «Bild Zeitung» uscì con un titolo geniale: «Wir sind Papst», «Tutti noi siamo Papa». Il fatto che a sessant’anni dalla fine del Terzo Reich, dopo gli orrori nazisti, fosse possibile che un tedesco diventasse Papa era il segno che infine il passato cominciava a passare. Per un popolo intero. Cattolici, protestanti, non credenti. Il presidente della Repubblica Joachim Gauck, ex pastore luterano (in questo “ex” si nota già la differenza tra la Chiesa di Lutero e Roma, qui non si è pastore per sempre) ha voluto elogiare la profondità del pensiero teologico di Benedetto XVI, pur sempre espresso con stile semplice comprensibile da tutti, «una personalità importante anche per chi non è cattolico». In Germania si è sempre sottolineata la vicinanza del Pontefice alla chiesa evangelica (i fedeli di Roma e di Lutero sono quasi pari), con cui ha cercato un riavvicinamento, sia pure sempre da posizioni di superiorità. Anche durante la visita ai luoghi del monaco ribelle, nel settembre del 2011, il Papa aveva ripetuto: «Ci sono troppe speranze, la Chiesa non agisce secondo una logica politica, i compromessi non sono contemplati». Ma avvicinandosi i 500 anni della rivolta di Martin Lutero (2017), aveva commentato che non era stato il monaco a volere la scissione, che il suo desiderio era una riforma dall’interno. Quando, appena eletto, disse «sono un servitore nella vigna del Signore», o lavoratore come altri traducono, non importa, in Germania vi vollero cogliere una sfumatura, una vicinanza con il loro monaco Martino. E la vedono anche nella storica decisione dell’addio. Il sacerdote non è un uomo al di sopra degli altri, ma una guida del gregge, e ogni uomo è a suo modo una guida, se ne è degno. E il pastore lascia il suo compito, se non è più in grado di svolgerlo. Anche la biografia di Gesù scritta dal Papa, hanno osservato i critici tedeschi, è espressione di una teologia cristiana, e non solo cattolica. «Respekt», così la Germania ha accolto la decisione di Benedetto XVI, il Papa tedesco. «Rispetto» è la prima parola usata da Angela Merkel, visibilmente commossa. «Dico grazie al Pontefice», ha aggiunto la Cancelliera, eppure lei atea dichiarata, benché figlia di un pastore protestante, non aveva mai esitato a entrare in conflitto con Benedetto, per la sua posizione considerata poco energica nei confronti degli abusi commessi dai preti, e contro la setta religiosa che nega l’Olocausto. E il Papa aveva rimproverato la Merkel per la sua politica troppo attenta ai bilanci e meno ai bisogni dell’uomo. Ma è stato sempre un confronto aperto, in un paese come la Germania dove la divisione tra Stato e Chiesa rimane netta, benché nella Cdu, il partito di Frau Angela, la “C” stia per cristiano. Negli ultimi tempi, tuttavia, la popolarità del “Papa tedesco” era in calo, ma anche il suo predecessore Giovanni Paolo II, il “Papa polacco”, non aveva goduto verso la fine del suo pontificato di grande simpatia. Anche per i fedeli, la rigidità di Roma nelle questioni morali è stata eccessiva, e a nuocere a papa Benedetto è stato infine lo scandalo degli abusi commessi dai religiosi. In gioventù, quando era professore a Münster, Ratzinger era l’idolo degli studenti, un progressista vicino a Giovanni XXIII, poi man mano, dopo il ´68, si spaventò per la possibile deriva della Chiesa e si irrigidì. Al contrario di Wotyla, non ha mai cercato la popolarità. Non si può cedere sui principi per conquistare le simpatie di tutti. Roberto Giardina
|