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Quella "scelta civica" rimescola tutte le carteL’entrata a pieno titolo del professor Monti nell’agone politico sta fortemente influenzando la fase pre-elettorale e pone interrogativi sul dopo elezioni, tanto nel caso di un suo successo quanto in quello della mancata riuscita della sua scelta, indubbiamente coraggiosa. In ultima analisi, i caratteri fondamentali della sua agenda si possono sintetizzare nell’aver individuato le necessità urgenti per completare il risanamento e, soprattutto, fare ripartire la crescita. Necessità oggettive sulle quali dovrebbe formarsi una convergenza cosiddetta trasversale, tale da superare la vecchia contrapposizione tra destra e sinistra, con l’intento di operare in vista di un progresso disancorato da protezione di antistorici privilegi o da assiomi ideologici, professati con passione e con nobili scopi, ma sostanzialmente fuori dal tempo. L’obiettivo appare corretto e affascinante, tale da invitare ad una revisione profonda del funzionamento della nostra democrazia; al tempo stesso, sebbene possibile, è certamente destinato ad incontrare non poche difficoltà, già chiaramente emerse nel maturare del dibattito. Tra queste, spicca la sottolineatura del carattere tecnico economico dei punti sui quali detta convergenza dovrebbe-potrebbe verificarsi, mentre sembrerebbero restare in ombra altre tematiche, di natura etico-morale, definite «non negoziabili» da una parte del potenziale elettorato. Nei giorni recenti il punto è stato toccato dall’illustre professore Vladimiro Zagrebelsky attraverso il confronto del pensiero espresso nell’agenda Monti con quello dell’agenda Bersani. Nell’una e nell’altra, a nostro modo di vedere, gli argomenti sono toccati in modo sfumato e non in maniera radicalmente diversa; secondo il parere del citato docente, in quella Bersani vi sarebbe qualche maggiore indicazione di metodo per affrontarli. Nei giorni successivi ha ripreso la problematica il professor Gian Enrico Rusconi, con invito pressante ad affrontarla. La questione è assai delicata e può generare vistosi problemi, tenuto conto che non pochi degli esponenti, già professati sostenitori del programma enunciato da Mario Monti, su questi argomenti hanno assunto in passato posizioni diverse tra di loro e anche in contraddizione; posizioni che nella futura Camera dei deputati, dove non vi sarà lista unica con Monti, ma la presenza di liste ispirate a diversi partiti, potrebbero non trovare l’opportuna unità. La questione è certo problematica per il mondo cattolico (il mondo del sottoscritto), da sempre sensibile alle scelte che coinvolgono la famiglia, la vita nascente e il fine vita. Il tono soffuso con il quale essa è affrontata nelle due agende, e in quella Monti in particolare, può avere il significato di graduare le tematiche non certo per importanza, ma per urgenza. La disoccupazione crescente, l’eccesso di imposizione fiscale, la mancata crescita della produzione e del benessere richiedono rimedi da porre in essere senza ritardo, attuabili con consenso ottenibile con relativa celerità. Ciò non toglie che, nella sperabile estensione quinquennale della legislatura, accanto ai difficili temi della revisione costituzionale e del cambiamento della legge elettorale, quelli eticamente sensibili debbano essere affrontati, anche perché, su di essi, altri importanti Paesi europei hanno dato le loro risposte. Nella prospettiva non certo eccessivamente dilazionabile del dover decidere in merito, non si può certo negare ai cattolici il diritto di esprimere e proporre la loro concezione di una società ottimale mettendola in gioco democraticamente. Proporre, non imporre: come d’altra parte gli stessi cattolici hanno dimostrato subendo l’omicidio legalmente consentito sotto forma di migliaia di aborti ogni anno. E’ inutile negare che su punti come questi il governo futuro dovrà misurarsi, ben sapendo che su di essi non potrà verosimilmente contare su accordi assoluti preventivi. La via del dialogo e probabilmente la scelta del male minore potrà, entro certi limiti, consentire di trovare possibilità d’intesa, ma esse dovranno essere cercate con onestà, nel reciproco rispetto e con i necessari tempi di maturazione. Forzare oggi per pretendere soluzioni iscrivibili nelle agende di qualsiasi parte può avere lo sgradito sapore della ricerca e della promozione di motivi di divisione in intese appena emerse e non ancora consolidate, ma nelle quali è corretto riporre speranze per una nuova fase della politica italiana, fuori degli stereotipi ormai consegnati alla storia. Giovanni Zanetti
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