Lo splendore dell'Impero da Traiano a marco Aurelio

 

Nei secoli II e III dopo Cristo regnarono a Roma quattro grandi imperatori: Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio. Quasi tutti avevano origine da famiglie italiche radicate nel tempo in varie regioni dell’impero (la Spagna per Traiano e Adriano e la Gallia per Antonino Pio). Il loro regno si dispiegò tra il 98 e il 180 d.C, e la novità fu che in gran parte furono designati per adozione, scelti alla guida dello Stato non per diritto di nascita ma in virtù delle loro straordinarie qualità personali.

Alle loro figure, con molte testimonianze di arte, è dedicata «L’età dell’equilibrio», la fastosa mostra che si è da poco aperta ai Musei Capitolini di Roma. «Felicia tempora» vennero chiamati dagli storici successivi quegli anni. E la stessa figura di Marco Aurelio finirà per incarnare nei secoli seguenti la figura ideale del principe in cui splendono saggezza e nobiltà d’animo. Straordinarie campagne militari portarono l’impero alla sua massima espansione territoriale (la popolazione raggiunse i 55 milioni). In tal modo si era unita sotto un unico regno una massa eterogenea di popoli coi propri costumi e fedi religiose.

Equilibrio è il punto di bilanciamento di forze contrastanti: nei rapporti tra il potere imperiale, il senato e l’esercito. Furono anni di relativa pace e di prosperità nelle province ormai del tutto romanizzate. Naturalmente non mancarono sommosse e ribellioni e sanguinose repressioni, esemplare fra tutte la vicenda della Giudea annientata da Adriano dopo una rivolta. Dunque la pace, causa e frutto di equilibrio, anche se nelle piazze di Roma non mancarono immagini di conquista e di brutale sottomissione dei popoli vinti, vedi i Daci, eternati nella loro tragica sconfitta nei bassorilievi della Colonna Traiana. Si trattava di immagini destinate a rassicurare i cittadini romani e i loro alleati e convincerli che la pax dell’impero non correva rischi e, soprattutto, era un bene comune.

La mostra, impressionante per le numerose opere di statuaria esposte inizia con la stupenda statua celebrativa di Traiano con corazza (rinvenuta nella Villa Barberini di Castel Gandolfo). Una statua il doppio dell’altezza naturale, imponente nella sua espressione di potere benefico. Segue quella di Adriano togato che compie un sacrificio agli dèi, celebrando nel 137 d.C. i dieci anni di regno. L’espressione è severa, segno del potere che si presenta nel suo aspetto religioso e ieratico.

Vari sono i busti, impressionanti ritratti realistici di Traiano dallo sguardo energico e fiero, che fu celebrato a partire dal Medioevo per il suo «senso di giustizia, il coraggio e l’equità delle sue abitudini di vita», secondo lo storico Dione Cassio.

In gran numero l’antichità ci ha tramandato i ritratti imperiali, che erano esposti nei luoghi pubblici di Roma e delle province dell’impero, come propaganda, culto della personalità, ma anche per far conoscere ai sudditi le auguste sembianze dei monarchi e rendere tangibile la presenza del loro potere. Perciò in gran numero sono i ritratti imperiali della mostra, sia degli imperatori che delle loro potenti mogli, come l’imperatrice Plotina, che impose a Traiano morente la successione di Adriano, e della moglie di quest’ultimo Sabina, di grande bellezza, il capo cinto da un diadema lunato. Per non tacere di Faustina, moglie di Antonino Pio, dall’elaborata pettinatura, che giunse a cambiarla ad ogni gravidanza (e lo fece ben sette volte). I busti di Adriano ci danno un ritratto dallo sguardo intenso e un’armoniosa barba (avverrà anche per Marco Aurelio), moda alla greca ma anche segno di saggezza filosofica.

Il linguaggio artistico di queste due secoli di regno si presenta con opere d’arte di grande qualità. Come il sarcofago della fanciulla Gerontia, di età adrianea, ornato di straordinari bassorilievi con il mito di Selene ed Endimione. O quelli splendidi, coevi, con la «Battaglia tra Amazzoni e Greci» e «La battaglia tra Greci e Galati» (entrambi provenienti da Musei Capitolini). Non mancano le statue celebrative e di culto, tra le quali spicca quella adolescenziale di Antinoo, il favorito di Adriano, dalla pelle levigata a «effetto porcellana».

Inesauribile è il numero di opere provenienti dalle ville imperiali, o dalla cerchia patrizia degli imperatori. Valgano per tutte quelle che appartenevano alla lussuosa e inesauribile Villa Adriana. Tale villa, che risente del classicismo adrianeo, recupero dell’arte ateniese del V secolo a.C., costituisce una vera sintesi fra arte e natura.

Non era soltanto un insieme di complessi architettonici, ma una vera e propria città immersa nel verde, dove in uno straordinario eco di rimandi dialogavano fra loro ninfe e satiri, muse e baccanti, semidei ed esseri dionisiaci immersi fra piante, fontane, bacini lacustri e cascate. Queste ville erano i luoghi dove gli imperatori, la corte e le classi privilegiate si dedicavano all’otium, ossia al tempo libero inteso come studio, lettura, conversazione, spettacoli ed altri piaceri della vita lontano da affari e impegni pubblici.

Ecco allora le testimonianze visive in prima persona: il «Mosaico delle colombe», il celeberrimo riquadro è realizzato con tessere minutissime, due colombe si abbeverano a una grande tazza, un gioco di sfumature di colore e di chiaroscuri ci rivelano un tempo sospeso e una visione di filosofica armonia. Ma non solo mosaici. Ecco «Il fauno» (dall’Accademia di villa Adriana) in un indescrivibile marmo rosso la statua di un giovane, caprino ed ebbro che esprime tutta la sua folgorante e sfrenata natura animalesca. Ecco capolavori assoluti, i due centauri in marmo bigio frontalmente appaiati (una delle meraviglie contemplate dagli occhi stessi di Adriano), opera firmata da due scultori famosi nell’antichità, Aristìas e Papìas. Il vecchio centauro e il giovane.

Il primo indolenzito ed esausto, la carne resa macilenta da anni e fatiche, il secondo glorioso, trionfante nel momento turgido e vittorioso della giovinezza. Le esposizioni che hanno al loro centro il periodo storico dell’impero romano hanno sempre avuto per noi contemporanei un grande interesse. Là ci sono indubbiamente innegabili  radici dell’Europa e del mondo moderno.

Una mostra, questa dell’«Età dell’equilibrio» che costituisce il secondo appuntamento di  un piano espositivo incentrato sulla civiltà romana. L’ha preceduta «L’età della conquista» e la seguirà inquadrando crisi e decadenza dell’impero la mostra «L’età dell’angoscia». E sarà tutto un altro discorso.

La mostra «L’età dell’equilibrio. Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio»  è aperta fino al 5 maggio ai Musei Capitolini a Roma. Orario: martedì-domenica dalle 0 alle 20. Chiuso il lunedì. Ingresso: 12 euro, ridotto 10 euro.

Luca Desiato



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