Gesù l'Infante divino

Va a ruba e si candida a diventare best-seller come i precedenti «L’Infanzia di Gesù», terzo volume nella trilogia teologica divulgativa di Joseph Ratzinger Benedetto XVI, come spicca nelle copertina dell’elegante libro edito da Rizzoli, in collaborazione con la Libreria editrice vaticana. «Piccolo libro», lo definisce con modestia l’autore nella premessa vergata a Castel Gandolfo la scorsa estate e precisamente il 15 agosto, solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

Piccolo nella mole (147 pagine di testo, più le appendici con citazioni bibliche, l’indice dei nomi e quello analitico per altre 16 pagine, al prezzo di 17 euro, che andranno alla Fondazione Ratzinger), ma grande nei contenuti, nell’esposizione, nel ragionamento stringato ed esaustivo, nell’intreccio rigoroso tra il passato (la Bibbia, le fonti storiche, gli esegeti cristiani e no), il presente, ossia quello che riguarda tutti noi, il futuro dell’umanità. Un libro che è anche scritto molto bene (originariamente in tedesco, da cui è stato tradotto), che non è certo un racconto, né tanto meno una favola o un libricino di edificante pietà.

Tradotto in 20 lingue, tra cui il cinese, è diffuso in 32 Paesi; per la serietà della ricerca storica, per le interpretazioni bibliche, la speranza espressa dal Papa che, «nonostante i suoi limiti, possa aiutare molte persone nel loro cammino verso e con Gesù», appare più che concreta. Del resto questa è la certezza che hanno espresso gli autorevoli esponenti della cultura quando lo hanno presentato dieci giorni fa a Roma in anteprima mondiale: il cardinale Gianfranco Ravasi, teologo enciclopedico, la teologa brasiliana Maria Clara Bingemer, l’editore vaticano, Giuseppe Costa, e quello italiano, il giornalista e storico Paolo Mieli, con la regia di Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa vaticana, il quale ha rievocato la genesi dell’opera (i precedenti volumi sono stati pubblicati nel 2007 e nel 2011) e i propositi più lontani di Ratzinger di realizzare l’opera. 

«Tu, da dove vieni?» è la domanda che rivolse Pilato a Gesù e che ogni uomo continua a rivolgersi ancora oggi. Da qui prende le mosse il libro. Ed è proprio questa la domanda con la quale si apre il primo dei quattro capitoli, ognuno con più paragrafi, più un epilogo. Una domanda che inquietava Pilato, che non comprese e non poteva comprendere la risposta e che è la stessa che accompagna la storia dell’uomo di ogni generazione, la stessa che si fecero i sapienti d’oriente, i Magi filosofi e scrutatori di stelle, che tanta parte hanno nel rappresentare l’inquietudine del cuore umano in cerca di quella verità che sola conduce alla gioia profonda.

Joseph Ratzinger-Benedetto XVI esamina a fondo i Vangeli di Luca e Matteo, quelli che si occupano della nascita di Gesù, ma non trascura gli altri, specie Giovanni che apre con «in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio». Sulla loro scorta individua e descrive le radici teologiche del Dio fatto Uomo e incarnato nel seno della Vergine, un Bambino affidato a Giuseppe che deve dargli il nome e custodirlo, non essendo il padre, perché il padre è Dio. Ma nessuna leggenda può essere accampata sulla figura storica di Gesù, perché egli è veramente esistito, è nato a Betlemme, pur essendo stato chiamato «il Nazareno» (che indicherebbe la sua funzione sacerdotale e l’Unzione sacra), perché Giuseppe veniva da lì ed era della stirpe regale di Davide.

Gesù è nato circa sei anni prima della data che è poi stata fissata, perché in quella circostanza si è verificata una congiunzione astrale, quella che guidò a Magi, i saggi d’Oriente, che sapevano leggere nelle stelle. Fatto storico anche questo, così come è vera la mangiatoia in cui fu deposto il neonato e che simbolicamente raffigura il sepolcro. Così come sono veri i pastori che testimoniano della nascita. Il Papa fa anche riferimenti a Giulio Cesare, a Ottaviano, che fece costruire l’Ara pacis in segno di una nuova era, a Virgilio che parlava di pace.

Interrogandosi sul rapporto tra Gesù e Giovanni Battista, che erano cugini, Ratzinger esamina a fondo i due eventi. A Zaccaria, padre del Battista, fu comunicata l’attesa del bambino mentre era nel tempio. Non credette, essendo in età avanzata lui e la moglie Elisabetta, e rimase muto. Un evento pubblico, invece, l’annuncio a Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele, che avviene nel chiuso dell’abitazione di lei. Quindi noto a nessuno e neanche a Giuseppe che avrebbe voluto abbandonarla, fino a che l’Angelo lo avverte che «quel che è avvenuto in lei è opera dello Spirito santo». Poiché nessuno poteva sapere tutto ciò, appare logico che a raccontarlo a Luca sia stata proprio la Madonna. Quando poi nel pellegrinaggio a Gerusalemme, quando Gesù aveva 12 anni e si perse, Maria gli disse: «Io e tuo padre eravamo preoccupati e ti cercavamo». Giuseppe rispose: «Stavo nella casa del Padre mio».

Il padre, conclude Ratzinger, non è Giuseppe, ma Dio. Maria, che certamente sapeva e capiva tutto, «conservava queste cose in cuor suo». Sapeva chi era colui che aveva generato. Dunque il Vangelo interpretato e spiegato da Ratzinger è pieno di un fascino rigoroso e misterioso, un rimando continuo ai testi biblici, senza nessuna forzatura e nessuna sbavatura. E la figura storica di Gesù non può essere contestata, dai particolare alla nascita (grotta, Betlemme, pastori, Magi) fino alla morte, quando a Pilato conferma, «Sì, io sono Re, ma non di questo mondo» e «Non avresti autorità se non ti fosse data» e infine «Io sono la verità».

Per Federico Lombardi «è giunta a compimento un’impresa culturale e spirituale di grande respiro intensamente voluta e amata dal suo Autore. Ne parlò nel 2002. Aveva 75 anni, era prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede e contava di avere davanti a sé un tempo di ritorno allo studio. Disse: «Se mi fosse fatto questo dono, sarebbe il compimento del mio desiderio più grande». Nel 2006, presentando la prima parte della trilogia, confessava di esservi giunto «dopo un lungo cammino interiore». Ricordava la lettura giovanile di opere entusiasmanti su Gesù come quelle di Karl Adam o Romano Guardini, poi descriveva lo «strappo fra il “Gesù storico” e il “Cristo della fede”» che diventa sempre più ampio fino al risultato che domina l’impressione che «sappiamo ben poco di certo su Gesù e che solo in seguito la fede nella sua divinità abbia plasmato al sua immagine. Una simile situazione è drammatica per la fede perché rende incerto il suo autentico punto di riferimento: l’intima amicizia con Gesù, da cui tutto dipende, minaccia di annaspare nel vuoto».

Queste parole fortissime, conclude Lombardi, «ci dicono quanto l’opera del Papa corrisponda non solo alla passione di comunicare la sua personale ricerca del volto di Gesù, ma anche all’urgenza di rispondere a una necessità cruciale del popolo di Dio nel nostro tempo». A sua volta la teologia Bingemer ha definito il testo «di rara bellezza e di grande profondità, che unisce magnificamente il rigore intellettuale e l’incontestabile erudizione a uno stile raffinato e pieno di spiritualità. E’ una meditazione teologica. Nessuno potrà leggerlo senza entrare nel ritmo di preghiera che lo attraversa dall’inizio alla fine e che invita a contemplare il Mistero di Gesù di Nazaret, figlio di Maria e figlio di Dio, salvatore e redentore del mondo». L’intenzione dell’autore è quella di condurre il lettore «verso un’attualizzazione del messaggio di salvezza che i Vangeli indicano.

Antonio SASSONE



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