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Ripresa: ci sarà non prima del 2014
Vincolo di parità di bilancio e sacrifici per i cittadini. La nuova legge di stabilità cerca di andare incontro alle esigenze delle famiglie più numerose e con figli a carico, dei giovani, dei lavoratori dipendenti e delle donne. Il Parlamento ha cancellato la riduzione di un punto delle aliquote Irpef sui primi due scaglioni di reddito (23 per cento da zero a 15 mila euro e 27 per cento da 15 mila a 28 mila euro). Eliminata anche l’introduzione della franchigia di 250 euro su detrazioni e deduzioni e il tetto di 3 mila euro alle spese detraibili. L’aumento di un punto dell’Iva a partire da luglio 2013 sarà limitato all’aliquota ordinaria del 21 per cento. Quella ridotta del 10 resta invece così come è. Per cercare di rendere più equa la manovra fiscale, governo e maggioranza hanno attinto alle risorse disponibili per aumentare le detrazioni sui carichi di famiglia sin dal 2013 e ridurre il cuneo fiscale sul lavoro dipendente attraverso un taglio dell’Irap dal 2014. Altri 800 milioni tra 2014 e 2015 vanno ad aumentare lo stanziamento per la detassazione del salario di produttività. A beneficio delle famiglie la Legge di stabilità prevede che le detrazioni per i figli a carico salgano dal prossimo anno a 950 euro dagli 800 attuali (1.220 da 900 se il bambino ha meno di tre anni). Il beneficio è ancora maggiore se il figlio è portatore di handicap. Altro capitolo centrale è l’Irap. Dal 2014 le deduzioni per lavoratore dipendente salgono a 7.500 da 4.600 euro, le deduzioni per i lavoratori di sesso femminile e di età inferiore ai 35 anni aumentano a 13.500 da 10.600. Nel caso di assunzioni nel Mezzogiorno, le deduzioni salgono a 15 mila e a 21 mila euro dai livelli attuali di 9.200 e 15.200. Aumentano anche le deduzioni dall’imponibile generale Irap. Si va da un minimo di 2 mila euro per chi ha un imponibile fino a 180.999,91 euro a un massimo di 8 mila euro con un imponibile non superiore a 180.759,91 euro. Viene istituto inoltre un fondo per escludere dal pagamento dell’Irap i piccoli imprenditori che non hanno lavoratori dipendenti e che impiegano beni strumentali di valore non superiore a una soglia da determinare. La dotazione annua del fondo è di 248 milioni nel 2014 e di 292 milioni dal 2015. Sul fronte produttività, la commissione Bilancio ha esteso al 2014 la detassazione della parte variabile del salario. Considerando le risorse già previste, la dotazione complessiva ammonta a 1,2 miliardi nel 2013, a 1 miliardo nel 2014 e a 200 milioni nel 2015 (per l’effetto di trascinamento). Oltre ai 554 milioni in otto anni per tutelare 10.130 nuovi esodati, i lavoratori che dopo la riforma previdenziale di fine 2011 rischiano di trovarsi senza lavoro né pensione, il testo uscito contiene un’altra novità di rilievo: 250 dei 300 milioni previsti per pagare le penali a fronte della mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto andranno a favore degli alluvionati. In campo finanziario, dal 2013 i servizi di custodia e amministrazione dei titoli e la gestione individuale di portafoglio sarà soggetta all'aliquota Iva ordinaria del 21 per cento (22 da luglio). Nessuna modifica per ora alla Tobin tax, l’imposta di bollo pari allo 0,05 per cento sulle transazioni che hanno ad oggetto azioni, strumenti finanziari partecipativi e derivati (esclusi titoli di Stato e obbligazioni societarie). Ma le azioni del governo bastano per risollevare l’economia italiana? E la ripresa arriverà nel 2013? L’abbiamo chiesto al professor Luigi Campiglio, ordinario di Politica economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Legge di stabilità: quali le prospettive per i cittadini? Ci sono ancora carenze da colmare? La carenza che oggi si avverte in misura maggiore nel Paese è l’assenza di impiego di risorse adeguate per il welfare. Abbiamo bisogno che questo settore funzioni meglio per molti motivi, ma soprattutto per uscire senza danni dalla crisi economica. In altri Paesi quando le condizioni del mercato sono negative, come è avvenuto nel 2009 e negli ultimi mesi, entra in azione il sostegno del welfare in modo automatico, e questo processo ha effetto nello stabilizzare i redditi con ricadute sulla spesa quando manca il lavoro, così da favorire la crescita, lo sviluppo e l’orizzonte di futuro. Certo, non sono riforme che si improvvisano, ma è importante che anche da noi si attivi un welfare anticiclico: quando le cose vanno male, cioè, è necessario che ci sia solidarietà cosicché tutti siano in grado di uscire senza troppi danni da crisi così lunghe. Crisi finanziaria: a che punto siamo? Esiste un sostegno importante da parte della Bce a favore delle imprese. Ma in tutta l’Europa del Sud l’economia sta affrontando una profonda crisi. La politica monetaria europea dovrebbe cercare di differenziare e qualificare il sostegno finanziario ed economico che viene dato ai diversi Paesi. In particolare bisognerebbe mettere tra le condizioni degli aiuti finanziari che una percentuale delle risorse messe a disposizione delle banche fosse indirizzata a dare nuovo credito alle imprese. Oggi, invece, l’attività di mediazione della Bce viene destinata solo alla ristrutturazione del debito, ma i problemi di debito riguardano anche le imprese e le famiglie. Anche l’Italia, che in passato era un Paese risparmiatore per eccellenza, sta attraversando profondi cambiamenti: le famiglie sono più propense a indebitarsi e non solo per acquistare la casa, anche nelle spese di tutti i giorni, mentre la capacità di risparmio è diminuita. Quali le conseguenze a suo parere nei prossimi mesi? Poiché, come dicevo all’inizio, manca un sistema di welfare adeguato per riequilibrare i conti, le famiglie continuano a ridurre i consumi e i risparmi. A questo punto l’obiezione principale sarebbe che ci sono vincoli di bilancio da rispettare in un lasso di tempo molto breve e per questo non vengono attivate misure in grado di aumentare la disponibilità di denaro dei cittadini. Ma gli altri Paesi hanno un debito molto inferiore al nostro, per cui una tempistica troppo stretta impone inevitabilmente maggiori sacrifici per le famiglie italiane. Oggi il nostro debito è arrivato al 120 per cento, ma ha avuto un balzo di sei punti negli ultimi anni a causa della crisi economica, che si è mostrata più lunga di quanto si pensasse. Anche il Fondo monetario internazionale ha sottolineato ultimamente che continuare in politiche di austerità fiscale in questo momento è rischioso e può determinare effetti indesiderati. Come intervenire allora? Ognuno deve fare del suo meglio per essere robusto: le politiche del governo vanno in questa direzione, ma l’Italia, a mio avviso, potrebbe fare di più. È poi necessario, però, che questo si inserisca in politiche europee che prevedano interventi tempestivi e che rispettino la particolare situazione dei singoli Paesi. Se per esempio gli aiuti alla Grecia fossero arrivati subito, oggi la situazione sarebbe molto diversa. Pensa che ci sarà la ripresa nel 2013? L’anno prossimo no. L’unica speranza è che ci sia un traino nel settore delle esportazioni e che finalmente nel 2013 possano arrivare azioni di rimbalzo (innovazione, sviluppo tecnologico, miglioramento nella ricerca) che possano far recuperare alle imprese quello che hanno perso. Così la ripresa potrà avvenire nel 2014. Cristina Conti
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