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Il gran rebus dei cattoliciQuello di un nuovo partito cattolico è un argomento che tiene banco da alcuni mesi. Ci sono voci a favore e contrarie. Tra le voci favorevoli spicca soprattutto quella del filosofo Dario Antiseri, che sul «Corriere della sera» è intervenuto più volte sull’argomento. Anche tra le associazioni cattoliche del lavoro che hanno dato vita al Forum di Todi lo scorso anno, e che si apprestano a rinnovare l’appuntamento il 21 e 22 ottobre, il dibattito è intenso. Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori, è favorevole alla formazione di un nuovo partito cattolico. «La creazione di un partito nuovo», sostiene, «è un passaggio obbligato». Lo abbiamo intervistato per saperne d più. Dottor Costalli, a cosa punta il Forum delle associazioni cattoliche del mondo del lavoro? E’ innanzitutto la sfida di alcune organizzazioni impegnate sui temi del lavoro, anche molto diverse fra loro, che, in nome della comune matrice cattolica, si stanno impegnando per costruire percorsi nuovi di aggregazione, disegnare contenuti e programmi da offrire al Paese per superare la crisi, che è non solo economica ma è prima di tutto di valori. Questo è ciò che lega il Movimento cristiano lavoratori, Confartigianato, Confcooperative, Compagnia delle Opere, Cisl, Acli e Coldiretti. Nel corso del convegno che il Movimento ha tenuto a Senigallia lo scorso settembre, lei ha detto che «è indispensabile ora più che mai costruire in Italia nuove alleanze e nuove rappresentanze politiche per superare la demagogia». Quindi lei propende per un nuovo partito cattolico? Sicuramente occorre una nuova assunzione di responsabilità da parte del mondo cattolico. In quest’ottica dobbiamo occuparci di politica, contribuendo alla ricostruzione del senso dello Stato e al miglioramento della qualità della vita pubblica, nel rispetto della laicità delle istituzioni, ma anche con la consapevolezza che l’ispirazione religiosa possa e debba arricchire la qualità della politica e delle istituzioni. La creazione di un partito nuovo è dunque un passaggio obbligato. Deve essere un contenitore con un programma chiaro, nel cui ambito i cattolici possano costruire insieme una solida linea di difesa dei propri valori e di ripensarli in termini modernamente programmatici, per riorientare positivamente la società italiana. Sebbene la responsabilità incomba prima di tutto sui cattolici, il processo culturale e politico dovrà essere avviato in collaborazione con quella parte del mondo laico che si riconosce in questi valori. Quali ostacoli si frappongono alla formazione di un nuovo soggetto politico? Il vero problema è la diaspora dei cattolici tra centro-destra e centro-sinistra? Non credo sia solo una questione di barricate. Il vero nodo sta nella scarsa capacità dimostrata dai politici cattolici nelle scelte decisive, la poca incisività sui grandi temi come la bioetica e la giustizia sociale. Non ci si può dividere sui valori non negoziabili, che dovrebbero essere invece il vero punto di riferimento per i cattolici impegnati in politica sia a destra che a sinistra. E’ evidente la difficoltà dei vecchi partiti di riformarsi. Una nuova area politica dovrebbe nascere dalla convergenza fra nuovi soggetti e quanti in Parlamento hanno ben lavorato. Ma l’arroccamento conservatore dei vecchi partiti ostacola il tutto. Quali caratteristiche dovrebbe avere? Occorre pensare ad un contenitore che permetta di difendere i valori di cui le dicevo prima e crei le condizioni per continuare e incrementare il processo riformatore iniziato da Monti. Ovviamente noi con gli altri protagonisti del Forum ci sentiamo coinvolti. Quali temi, secondo il Mcl, dovrebbero avere priorità nell’agenda politica del nuovo governo e qual è la vostra proposta? Tre sostanzialmente: innovare il Paese, modernizzare una pubblica amministrazione elefantiaca e superare lo strapotere delle lobbies e delle corporazioni. Per invertire la rotta di un Paese immobile, con un’economia che retrocede, dobbiamo aumentare la produttività e creare le condizioni per attirare gli investimenti stranieri. In questo modo potremo far crescere i redditi, rilanciare i consumi, dare ossigeno alle famiglie e creare opportunità di lavoro per i giovani. Servono riforme coraggiose e possibilmente condivise che, senza il contributo delle organizzazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro, sarà difficile fare. Penso innanzitutto alla riforma del lavoro e a quella fiscale, alla riforma della giustizia e della sanità. Da più parti si avverte la necessità di un nuovo soggetto politico di matrice cattolica. Poi, però, a sentire i leader dei vari movimenti, si ha l’impressione che ciascuno voglia mantenere le proprie rendite di posizione. E’ così difficile capire che senza unità non c’è forza, che il bipolarismo ha costretto i cattolici al silenzio e, ancor peggio, a dover sostenere scelte incoerenti con la Dottrina sociale della Chiesa? Ribadisco che occorre un nuovo senso di responsabilità del mondo cattolico. I cattolici sono una forza di coesione sociale e garantiscono una visione riformatrice orientata al bene comune. Ora il Paese ha bisogno di riforme, di meno lacerazioni e più solidarietà. Va tuttavia superata l’autoreferenzialità che condiziona ancora il mondo cattolico, tenendo presente che l’unità è un valore, come pure l’autonomia dai partiti politici. E’ già trascorso un anno dall’incontro di Todi e il 21 e 22 ottobre ne è previsto un altro. Sarà ancora un incontro interlocutorio oppure, viste le elezioni ormai imminenti, verrà fuori un progetto condiviso da proporre alle forze politiche? A Todi andiamo per lavorare a un programma che sarà imperniato sulla “buona politica” e su un “patto per la crescita”. Il Forum deve necessariamente fare un salto in avanti per poter interloquire efficacemente con le rappresentanze che parteciperanno, nei prossimi mesi, alla costruzione della Terza Repubblica. Se non dovesse nascere un nuovo soggetto politico cattolico, secondo lei con che forza potrebbe essere sostenuto il vostro progetto politico? Innanzitutto siamo attenti ai programmi, ai contenuti che devono costituire il vero discrimine per ogni scelta politica, dopo vengono i contenitori, specie in un panorama politico così fluido e in evoluzione. L’obiettivo è un’alleanza di governo che abbia due confini: il Ppe a destra e Bersani a sinistra. La questione morale è un problema fondamentale della vita politica. La corruzione, il peculato, l’uso indiscriminato di denaro pubblico per fini privati sono i temi del giorno. Come pensate di risolvere questi aspetti? La moralizzazione della politica è ormai un’esigenza assoluta e non procrastinabile. Per noi non ci sono dubbi: la vera risposta ai mali che affliggono la società, e in particolare la politica, sta nella Dottrina sociale della Chiesa e nel pensiero sociale e politico di Benedetto XVI. Compito dei cristiani impegnati deve essere quello di attuare, tenendo conto dei principi della Dottrina sociale della Chiesa e del pensiero del Pontefice, una concreta azione politica per superare le storture esistenti, per arginare lo strapotere finanziario senza regole, per tornare a una democrazia partecipata. Non abbiamo alternative di fronte alle difficoltà esistenti. I cattolici contano ancora qualcosa o sono soltanto una bandiera elettorale per attrarre voti? E’ il nodo della questione. I cattolici non possono essere le stampelle a progetti gestiti da altri, ma debbono farsi portatori di idee e programmi per guidare l’Italia fuori dalla crisi e determinare il ricambio della classe dirigente. Pasquale Pellegrini
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