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Cei: vivo allarme per la famiglia
«Un nuovo patto sociale» non è più rinviabile per i vescovi italiani che lo sollecitano a conclusione del loro Consiglio permanente per stroncare il «reticolo permanente di corruttele e scandali» della politica, che approfondisce il fossato tra gli «onesti» e i «furbi». Prevale la demagogia, denuncia la Cei nel documento finale, e «si fatica persino a formare le coscienza di quei credenti che si sono volti alla politica e che hanno bisogno di essere sostenuti anche nella vita spirituale, perché ispiri loro comportamenti coerenti». Crisi profonda, dunque, tanto che il Pontefice nell’Angelus domenicale fa propria «l’invettiva dell’apostolo Giacomo contro i ricchi disonesti che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi». La Chiesa, ai suoi massimi livelli, non tace sugli scandali che uomini di potere danno in questi giorni. Benedetto XVI bolla, sulla scorta del Vangelo e delle Epistole, «la vana bramosia dei beni materiali», esortando invece «ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità a tutti i livelli». Con altri santi distingue il ruolo della ricchezza. «Non può fare del male a un uomo buono perché egli la dona con misericordia, così come non può aiutare un uomo cattivo finché la conserva avidamente e la spreca nella dissipazione». Quale lezione per chi ha rubato e sperperato il denaro pubblico per i propri agi e profitti, in feste e bagordi. A tutti, comunque, il Papa chiede di «saper gioire per ogni gesto e iniziativa di bene, senza invidie e gelosie, e usare saggiamente dei beni terreni nella ricerca dei beni eterni». Alte esortazioni spirituali quelle del Papa, coinvolgimento diretto nelle vicende politiche e sociali della Chiesa italiana, perché è «drammatica la situazione in cui ormai tanta gente vive». Ecco il doloroso elenco stilato dalla Cei: precariato, disoccupazione, aziende in forti difficoltà, insolvenza da parte di enti locali. Uno sfacelo. E «il peso maggiore grava sulla famiglia, principale ammortizzatore sociale e condizione del possibile rilancio del Paese». Per questo «urgono politiche fiscali che la tutelino, riconoscendole, ad esempio, libertà educativa e, quindi, un maggiore sostegno alla scuola, compresa quella paritaria». La Chiesa, proprio perché è «vicina e solidale con le sue strutture, specie la Caritas, rimane sconcertata a fronte di forze politiche e culturali preoccupate, paradossalmente, di indebolire ulteriormente la famiglia». Il riferimento specifico «è al tentativo di regolamentazione giuridica delle cosiddette unioni di fatto, per le quali anche in Italia alcuni gruppi avanzano pressanti richieste di riconoscimento, in termini che si vorrebbero analoghi (se non identici) a quelli previsti per la famiglia fondata sul matrimonio; una tutela che, nelle intenzioni, verrebbe estesa anche alle unioni omosessuali». L’impegno della Chiesa invece è sempre più forte per «la tutela della famiglia naturale e a difesa della vita umana nella sua inderogabile dignità: un impegno, è stato evidenziato, profondamente “laico”, che va a beneficio dell’intera comunità civile». La Chiesa, insomma, intende favorire situazioni che portano a «un adeguato e sollecito superamento» delle difficoltà, come ha specificato il segretario generale della Cei, Mariano Crociata, in conferenza stampa. Sull’ipotesi di un Monti-bis, «non ci occupiamo di fare nomi», ha detto, ma «in un momento eccezionale come questo è richiesta una coesione accresciuta tra le forze che hanno a cuore il bene e il futuro del Paese». L’appello è alla «rifondazione dei partiti, non più con uomini preda di interessi di parte». Purtroppo, oggi c’è «una difficoltà generalizzata nel formare alla politica», perché «il tessuto sociale conosce zone critiche, di abbassamento grave del tenore etico». E se è difficile «andare controcorrente», l’impegno della Chiesa è di fare «fino in fondo» la propria parte attraverso un percorso di «rilancio» delle scuole di formazione alla politica, con la loro tradizione «almeno ventennale». Ma non solo di stretta attualità si è occupato il Consiglio Cei, ma di fede, di pratica religiosa, di cultura. Ha indicato la necessità di un nuovo umanesimo cristiano come fonte dell’umanesimo sociale dopo il fallimento del progetto della modernità, in quanto portatori, i cristiani, «di una parola decisiva sull’umano, e quindi sulla libertà, la responsabilità e le relazioni», e cioè «il paradigma antropologico che scaturisce dal Cristianesimo». Ha definito percorsi di formazione dei sacerdoti, in modo che si evitata ogni auto-referenzialità, ossia arbitrio, mentre invece occorre riappropriarsi della santità del clero, per immunizzarlo dai pericoli di “cadute”. Ha rinnovato anche molte cariche, con le nomine degli assistenti spirituali (Azione cattolica, Scouts, Università Cattolica nelle varie sedi, Coltivatori diretti, Centro sportivo italiano, ecc). Ha spinto lo sguardo fino al 2015 (Convegno ecclesiale nazionale a Firenze 9-13 dicembre). Ha ribadito l’impegno di sostenere tutta la stampa cattolica, dal quotidiano ai settimanali, nonché la Tv e Internet. C’è un grande fermento di attività, di apostolato, un segno di grande vitalità, che permea tutta la Chiesa sulla spinta inesausta del Papa che inaugura un ottobre ricco di eventi di grande portata. Benedetto XVI giovedì 4 ottobre è a Loreto per una intera giornata per il 50° anniversario dello storico pellegrinaggio in treno di papa Giovanni XXIII nel 1962, salutato da fedeli entusiasti ad ogni stazione. Il «Papa buono» vi si recò per affidare alla Vergine il Concilio ecumenico vaticano II. Il teologo papa Ratzinger affida alla Madonna i lavori dell’imminente Sinodo dei vescovi (7-28 ottobre) e l’apertura solenne dell’Anno della Fede (giovedì 11 ottobre), due eventi straordinari che al Concilio si rifanno come a pietra miliare. E come Roncalli chiamò al Concilio, oltre a cardinali e vescovi, anche esperti e osservatori, così Ratzinger ha allargato il consesso dei Padri sinodali e dei presidenti delle Conferenze episcopali con altre significative chiamate, fra cui quella del noto e affermato teologo Bruno Forte, vescovo di Chieti e allievo del cardinal Martini. E mentre durante la Messa sul sagrato proclamerà due dottori della Chiesa (una donna, santa Ildegarda, suora benedettina dell’anno Mille, teologa, esperta di medicina, mistica, colta e anticonformista, ha lasciato diversi scritti), la sera, a cinquant’anni dal Concilio, una spettacolare fiaccolata organizzata dall’Azione cattolica muoverà da Castel Sant’Angelo lungo via della Conciliazione fino a Piazza San Pietro, sotto le finestre del Papa, come allora, perché quel «Concilio», come ha voluto ricordare la Cei richiamando le parole di Paolo VI, «altro non essendo che un potente e amichevole invito all’umanità d’oggi a ritrovare, per via di fraterno amore, quel Dio al quale ritornare è rinascere, nel quale abitare è vivere». E mentre il Papa va e torna da Loreto, ad Assisi, il giorno dopo, giovedì 5 ottobre, sotto le volte della Basilica, si apre l’incontro per il dialogo tra credenti e non credenti «Dio questo sconosciuto», tema di stringente attualità. E chi dialoga? Niente di meno che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ospite d'onore del «Cortile dei Gentili», l’iniziativa del cardinale Gianfranco Ravasi. Non conosciamo i sentimenti religiosi di Napolitano, ma conosciamo la sua onestà, la sua limpidezza morale, la sua correttezza politica. Per due giorni si alternano personalità della cultura, dell’economia, della politica, dell’arte e dello spettacolo: il ministro Corrado Passera, il manager Franco Bernabè, la leader Cgil Susanna Camusso, i filosofi Giulio Giorello e Umberto Galimberti, il giurista Gustavo Zagrebelsky, lo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami, il regista Ermanno Olmi. Per Ravasi «è forse l'esperienza in assoluto più originale e più alta». Antonio Sassone
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