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Un Pastore nato (e molto altro)
Si racconta che prima di nominarlo arcivescovo di Milano, Giovanni Paolo II fosse rimasto impressionato da un suo libro e avesse detto al cardinale Sebastiano Baggio, prefetto della Congregazione dei vescovi: «Vi ho trovato l’animo di un pastore nato, l’uomo adatto alla diocesi di Milano». Carlo Maria Martini, gesuita a 24 carati, biblista di fama mondiale, innamorato della Parola e della Terra di Gesù, arcivescovo di Milano per quasi 23 anni, uomo del dialogo dentro e fuori la Chiesa e con il mondo, gigante della Chiesa, si è spento a 85 anni all’«Aloisianum» di Gallarate (Varese) venerdì 31 agosto. Formazione. Nasce a Torino in via Cibrario 19 il 15 febbraio 1927 da famiglia medio-alto borghese con villa a Orbassano e una fornace a Beinasco. Il padre ingegnere edile; la madre, molto religiosa, casalinga. Hanno tre figli: Francesco del 1924, Carlo nel 1927 e Maria Stefania «Maris» del 1934, tuttora vivente. Studia nell’elementare pubblica e, dalla quinta, dai gesuiti dell’Istituto «Sociale», allora in via Arcivescovado 9. Causa guerra, studenti e padri devono sfollare a Gozzano sul lago d’Orta perché l’istituto è bombardato dagli inglesi nel 1942. Alto, biondo, bello, riservato, intelligentissimo, sgobbone. Un compagno di scuola: «Leggeva una pagina e la sapeva a memoria». Nasce la sua vocazione religiosa solida e senza smarrimenti. Salta un anno e da privatista, in una città devastata dalla guerra, consegue un’eccellente maturità classica al «D’Azeglio», il liceo di Giulio Einaudi, Cesare Pavese e Norberto Bobbio, nel 1944. A 17 anni, il 25 settembre, entra nel noviziato dei Gesuiti a Cuneo. Racconterà: «Una bomba scoppiò vicino alla nostra casa: passammo l’inverno al freddo, senza finestre né riscaldamento». Era l’ultimo anno di guerra. Ha la passione per la montagna e per il teatro: interpreta Thomas Becket, l’inglese martire di «Assassinio nella Cattedrale» di Thomas Eliot. Docente. «Il mio amore per la Sacra Scrittura cominciò molto presto. A 10-11 anni meditavo il Vangelo, ma allora non era facile trovare una Bibbia. La scovai dopo molte ricerche in una libreria di Torino». Studia filosofia a Gallarate e teologia a Chieri, dove nella chiesa di Sant’Antonio, il 13 luglio 1952, l’arcivescovo di Torino cardinale Maurilio Fossati lo ordina prete a 25 anni. Studia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, fucina, insieme alla Lateranense, di docenti, vescovi, cardinali, papi. Nel 1958 si laurea in Teologia fondamentale con la tesi «Il problema storico della risurrezione negli studi recenti». Ritorna a Chieri come professore. Il 2 febbraio 1962 emette la professione definitiva. Sono gli anni di Giovanni XXIII e di Paolo VI. Il Vaticano 11 (1962-‘65) spalanca le finestre e innesta la marcia del rinnovamento. Tra le riforme più importanti, la restituzione al popolo di Dio della liturgia e della Bibbia. Il giovane gesuita è entusiasta del Concilio. Studia al Pontificio Istituto Biblico, con puntate a Gerusalemme, e impara le lingue antiche: nel 1966 si laurea summa cum laude con la tesi «Il problema della recensionalità del Codice B alla luce del papiro Bodmer XIV». Subito la cattedra di critica testuale e di esegesi: un docente con i fiocchi. Sterminata e di ampio respiro la produzione scientifica con pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali e su «La Civiltà Cattolica»; tiene esercizi spirituali, conferenze, convegni in Italia e all’estero. È nel comitato ecumenico che cura l’edizione greca del Nuovo Testamento ed è l’unico cattolico tra i cinque curatori della nuova edizione del «Novum Testamentum grece et latine» di August Merk, che costituisce la base delle versioni della Bibbia in tutte le lingue. Nel 1969 è rettore del Biblico. Visita barboni e diseredati a Trastevere con la Comunità di Sant’Egidio. Nel 1972 l’arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla gli affida una relazione al convegno dei biblisti nella città polacca. Paolo VI nella Quaresima del 1978 lo invita a predicare gli esercizi in Vaticano e il 18 luglio lo nomina rettore della Gregoriana, una delle ultime decisione di Montini. Il 16 ottobre è Papa Wojtyla. Pastore. A Milano si dimette, per limiti d’età, il cardinale Giovanni Colombo. Il 16 dicembre 1979 Wojtyla visita la Gregoriana e il rettore Martini nel benvenuto legge un Salmo in ebraico. Tredici giorni dopo la nomina a pastore di Milano e il 6 gennaio 1980 lo consacra in San Pietro con altri vescovi. La sorpresa è enorme: è la prima volta che un torinese, e gesuita, sale sulla cattedra dei Santi Ambrogio e Carlo. Il 10 febbraio, poco prima dei 53 anni, entra in diocesi. Non ha esperienza di governo episcopale, ma impara in fretta. È la buia stagione del terrorismo che colpisce Milano e altre città. Il 2 febbraio 1983 è cardinale. Pone al centro dell’episcopato, come della la sua vita, la Parola di Dio. Iniziative di grande respiro, di forte impatto e illuminanti lettere pastorali: il grande convegno «Farsi prossimo» e le «Scuole di formazione all’impegno sociale e politico»; il 47° Sinodo diocesano e la visita pastorale alla diocesi e ai missionari ambrosiani sparsi nel mondo; la «Scuola della Parola di Dio» per leggere il testo biblico usato nella liturgia e applicarlo alla vita, iniziativa poi universalmente adottata; la «Cattedra dei non credenti», sulle domande di fede delle persone in ricerca, iniziativa che anticipa l’«Anno della fede» e il «Cortile dei Gentili». Faro-guida per moltissimi vescovi, gioca un ruolo determinante nella Conferenza episcopale sotto le presidenze di Anastasio Alberto Ballestrero (1979-1986): i due sono i formidabili registi del Convegno ecclesiale di Loreto «Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini»; accoglie Papa Wojtyla a Milano nel 1983 per il XX Congresso eucaristico nazionale e nel 1984. Nel 1986-1993 è presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee); partecipa a numerosi Sinodi mondiali, è relatore in quello del 1983 su riconciliazione e penitenza, in quello del 1999 per l’Europa esprime il «sogno» di un Concilio e di una conduzione collegiale della Chiesa. Fautore del dialogo con le Chiese cristiane, l’ebraismo e l’islamismo. Sofferente. A 75 anni, l’11 luglio 2002 si dimette e si ritira a pregare e studiare a Gerusalemme. Nel 2005 partecipa ai funerali di Wojtyla e al Conclave che elegge Benedetto XVI: lo incontra l’ultima volta il 2 giugno 2012 a Milano. Nel 2008 rientra in Italia per curare il morbo di Parkinson. Nella sofferenza rende una splendida testimonianza cristiana. Lucido sino alla fine, rifiuta l’accanimento terapeutico. A 85 anni e mezzo e 60 anni di sacerdozio, va incontro al Signore. Pier Giuseppe Accornero
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