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Arte e moralità
L’artista Aligi Sassu (1912-2000) attraversa con una significativa presenza tutta la storia dell’arte del Novecento, dal futurismo dei primi anni all’espressionismo della maturità, ma con una forte intonazione di realismo e di primitivismo dovuto ai contatti con il gruppo milanese di Corrente, che si muoveva intorno al critico Edoardo Persico (1900- 1936), il quale aveva importato in Italia l’estetica di Maritain, che negli anni Trenta del Novecento aveva coinvolto anche Gino Severini e Tullio Garbari, Carlo Carrà e Ardengo Soffici. L’influenza di Edoardo Persico è alla radice della formazione di Aligi Sassu tanto che alla sua morte annota in un appunto autobiografico: «E’ stato il profeta della mia giovinezza. Avevo 18 anni quando conobbi Persico, e fu subito, per me un maestro e una guida, aveva il dono raro di individuare con cristallina chiarezza l’animo dei giovani, e con passione e amore a spingerci a capire l’uomo e la realtà delle cose». Grazie alla collaborazione tra la Pinacoteca civica di Savona e il Circolo degli artisti di Albissola Marina, di cui l’artista è stato uno dei fondatori, due importanti mostre ricordano questo centenario, proponendo una significativa selezione di dipinti e di ceramiche le cui tematiche sono state sviluppate dall’artista nei diversi soggiorni in Liguria fra il 1939 e il 1962. Nella prima mostra, aperta a Palazzo Gavotti, sede della Pinacoteca fino a tutto settembre troviamo gli olii su tela, gli acquerelli e le sculture, nella seconda al Circolo degli artisti le ceramiche. Un catalogo, curato dalla Fondazione Helenita e Aligi Sassu di Milano, ricco di molte testimonianze, riporta tutte le opere. La mostra è organizzata per tematiche, i paesaggi, i porti, i caffè, i ciclisti, la Maison Tellier. Le tele di questa sezione illustrano la omonima novella di Maupassant, ma la descrizione dei corpi sfatti delle prostitute non è per Sassu occasione di compiacimenti morbosi come per Toulouse Lautrec o di giudizi severi come per Georges Rouault, ma di commiserazione. Lo dice l’artista stesso in una intervista del 1968: «Mio punto di vista è invece la constatazione di una condanna, d'una condizione umana degradante, dalla quale è possibile salvarci con l'umanità stessa delle creature. In fondo anche le religione è un dramma umano di solidarietà e di conforto». In un certo qual senso, fanno da contrappeso a queste figure, i ciclisti con la vivacità dei colori delle loro maglie e la robustezza dei loro muscoli. Anche per questo tema abbiamo il giudizio dell’artista che in una conversazione con Elena Pontiggia nel 1998 commenta «certi temi apparentemente neutri, per me avevano un significato morale. I ciclisti, per esempio, sono la metafora di uno sforzo ascetico, di un impegno che ha come fine la vittoria dell’atleta non sugli atri, ma su se stesso». Molto belli i paesaggi, che riprendono la tematica dei paesaggi liguri tra terra e mare con una ricca vegetazione che Claude Monet aveva affrontato nei suoi soggiorni a Bordighera, ma con una maggiore libertà espressiva, perché in Sassu i dettagli della rappresentazione si risolvono nell’insieme e il colore rosso della corteccia degli alberi accentua la calda solarità dell’immagine. Il rosso prevale anche nella rappresentazione dei porti nei quali l’artista marca più gli scafi rossi delle navi in ormeggio che il bianco delle vele. Rossi sono anche i suoi cavalli come nella grande ceramica «I miti del Mediterraneo» realizzata nel 1960 per il palazzo del Parlamento europeo di Bruxelles. Come erano rossi anche gli uomini di circa cinquecento opere tra olii, tempere e disegni degli anni Trenta, quando l’artista, figlio del fondatore del Partito socialista in Sardegna, voleva manifestare il suo antifascismo e contrapporsi alla retorica degli artisti che adulavano il regime, e per questo subì anche il carcere Una sezione della mostra espone i pannelli restaurati del ciclo «Cronache di Albissola», che l’artista ha creato nel 1948 per il ristorante Pescetto. Le opere, presentate per la prima volta dopo la loro dispersione nel 1967-1968 per la chiusura del locale, sono l’elemento caratterizzante dell’intera esposizione savonese e una straordinaria rappresentazione della comunità di pittori, ceramisti, letterati, critici, poeti, che frequentavano la cittadina ligure ed erano soliti incontrarsi in questo ristorante. In questi pannelli ci sono numerosi ritratti, ed in mostra si trova anche un autoritratto del 1944. Nella sede del Circolo degli Artisti di Albissola Marina sono esposte 35 ceramiche e sculture in terracotta e maiolica realizzate nelle fornaci di Albissola tra le quali sono da segnalare una «Deposizione» del 1958 dai vivacissimi colori nella quale il Cristo è sorretto, in piedi, da un san Giovanni con una tunica rossa e da Maria Maddalena con una tunica verde e una «Corrida», che per Sassu non vuole essere, come per Picasso una esaltazione della violenza, perché per lui le tauromachie significano «il duello dell’uomo contro la morte, del rosso contro il nero, della luce contro il buio». La «Deposizione» documenta l’interesse dell’artista per l’arte sacra e rimanda ad opere precedenti come quelle del 1932 e del 1945. La prima solare, stempera la drammaticità della scena con la presenza di un bambino, un personaggio insolito in questa rappresentazione, la cui testa è a livello di quella di Cristo, quasi a significare che il mistero va contemplato con gli occhi dell’infanzia. La seconda con una luce notturna, la scena individuata solo da una scala e dal legno verticale della Croce, i personaggi dal volto segnato dalla sofferenza rimandano alle figure di Goya. Un centenario quello di Aligi Sassu che dovrebbe essere ricordato non solo per i suoi soggiorni in Liguria e per il suo impegno creativo nella ceramica, ma come protagonista della storia dell’arte contemporanea. La mostra alla Pinacoteca civica-Palazzo Gavotti (piazza Chabrol 2) a Savona è aperta con il seguente orario: luned’-mercoledì ore 9.30-13; giovedì, venerdì, sabato 9.30-13 e 15.30-18.30; domenica 10-13. La mostra al Circolo degli Artisti (Pozzo Garitta 32) ad Albissola con orario 20-23. Per informazioni, tel. 019-8387391. Piero Viotto
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