Papà separato, dormo in auto

Stefano, 50 anni, libero professionista. «Avevo un buon lavoro che garantiva a me e alla mia famiglia una vita dignitosa. Poi la separazione e la caduta lenta, ma inesorabile verso il baratro. Un terzo dello stipendio in meno, l’affitto della nuova casa, le spese per gli anziani genitori e gli affari che cominciano a diminuire… Oggi, e mi vergogno a dirlo, non dormo mai una settimana di seguito nello stesso posto. All’inizio in albergo, poi a casa di amici, infine dai miei genitori. Ho anche toccato il fondo e trovato riparo in macchina. La verità, è difficile ammetterlo, è che appartengo alla nuova categoria di poveri: quella dei padri separati. Ho bisogno di aiuto».

Davide (il nome è di fantasia). «Da tempo sono precipitato in uno stato di disagio. Ho un figlio a carico e mi sono appena separato. Ho dovuto abbandonare il tetto coniugale, ma con un reddito scarso non riesco ad affittare un appartamento. Sono perciò tornato a vivere dai miei genitori. Solo che non ho un posto per stare con mio figlio: dove vivo ci sono il nonno, la nonna e noi… quasi mai riusciamo a stare insieme. Vorrei giocare con lui, preparargli due spaghetti, ma non è possibile. L’unico modo per stare un po’ insieme, da soli, è andare al parco, tempo permettendo, oppure d’inverno al bar o in pizzeria. Ma che tristezza…».

Stefano e Davide, due padri separati, uniti dalla difficoltà di vivere con serenità l’essere genitori, aprono il cuore e decidono di raccontare le loro storie. Storie bruciate da una separazione che fa ancora male. Storie travolte dalle mille difficoltà di ogni giorno: alimenti da pagare, spese, affitti. E, su tutto, la crisi. Il primo si è rivolto a una delle tante associazioni che aiutano i papà separati in Italia; il secondo ha cercato aiuto e conforto agli sportelli della Caritas di Torino. Sono 4 milioni secondo gli ultimi dati i padri separati in Italia e di questi 800 mila vivono al limite della soglia di povertà. L’80 per cento dei casi si è visto ridurre al minimo stipendi dignitosi, erosi da spese sempre crescenti. Anche a Torino sono tanti i casi segnalati alla Caritas di uomini, che seppur lavorando, non riescono più a pagare un appartamento per sé e per accogliere i figli, sentendosi ancora genitori. Ci sono casi estremi, ma non così rari, come quelli di Stefano e Davide, di papà che pur lavorando dormono in auto. Il passo da una prima difficoltà economica alla disperazione e poi alla depressione è breve.

Per questo la Caritas diocesana di Torino, che da anni accoglie in due case-famiglia mamme sole con bambini piccoli, ha deciso di aprire uno «spazio abitativo temporaneo» per padri separati. Si chiamerà «Casa di nonno Mario». L’appartamento è al centro del progetto «Àncòra», scritto così, con due accenti, presentato la settimana scorsa. Il senso lo spiega Pierluigi Dovis, direttore della Caritas: «Un àncora per essere ancora papà». L’idea è di offrire un segnale di vicinanza ai padri separati che hanno la custodia genitoriale congiunta e che non dispongono di un luogo idoneo, sereno e accogliente, per trascorrere del tempo coi propri figli.

«I papà separati, prenotando per qualche ora o per una notte, potranno vivere insieme ai propri figli come quando avevano una casa tutta loro, preparare insieme un piatto di spaghetti, vedere insieme la televisione, scendere insieme a passeggiare nel parco. La parola chiave in questo progetto è “padri e figli insieme”», ha detto Dovis. «L’appartamento entrerà in funzione tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre e sarà intitolato al diacono permanente Mario de Vito, scomparso pochi mesi fa. Sul campanello ci sarà dunque scritto “Casa di nonno Mario”: i bimbi sapranno così di andare a casa di un nonno che amava tanto i più piccini».

Al progetto della Caritas partecipano la cooperativa De Vittorio, che metterà a disposizione un alloggio in un palazzo di corso Mortara sulla Spina 3, la grande area industriale dismessa e in via di riqualificazione; la cooperativa Synergica che raccoglierà le prenotazioni dai singoli papà, dai servizi sociali, dalle parrocchie, dal Tribunale per i minori, dagli stessi avvocati che seguono cause di separazione, e gestirà la pulizia e i cambi; la cooperativa sociale Lavoro e solidarietà che ha scelto di scommettere sul progetto sostenendone l’avvio con 15 mila euro. La speranza è che «Àncòra» possa trovare altri partner e crescere.

«Si tratta del primo progetto di questo tipo in Italia», ha spiegato Dovis. «Le Caritas finora hanno risposto al problema individuando soluzioni residenziali per piccoli gruppi di padri, sul tipo di quelle aperte a Torino per mamme sole che in otto anni hanno accolto oltre 500 casi. La Caritas diocesana, rispondendo all’appello lanciato dal Papa all’Incontro mondiale delle famiglia di Milano, con la “Casa di nonno Mario” ha pensato a una soluzione diversa, innovativa e speriamo vincente: una casa progettata solo per loro, papà e bambino, per assaporare nei semplici gesti quotidiani la gioia di essere ancora una famiglia».

L’appartamento, ha spiegato Emanuele Ferragatta presidente di Synergica (cooperativa di giovani che promuove servizi di mediazione sociale finalizzati all’inserimento abitativo) si potrà prenotare anche on line. Il servizio avrà un «costo simbolico» per coprire le spese. Per ulteriori informazioni e prenotazioni: tel. 011.2072276, 011.2073730, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 18; e-mail progetto: casanonnomario@yahoo.it.

Cristina MAURO



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